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domenica 26 ottobre 2008
MILANO - EXPO SOCIETA' DA 14 MILIARDI
Milano parte: società da 14 miliardi
Berlusconi firma il decreto dopo oltre duecento giorni di polemiche Glisenti probabile ad. Lite sulle quote tra Provincia e Comune
Uno dei progetti Expo: il Museo di Leonardo (Iome)
MILANO — Ci sono voluti duecentocinque giorni, una marea di polemiche, un decreto stracciato alle spalle, un richiamo ufficiale da parte del Bureau International des Exposition, ma alla fine l'Expo 2015 parte. L'altra sera il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, prima di partire per la Cina, ha apposto la sua firma in calce al decreto che disegna la governance di Expo. «Sono felice per la fine della lunga attesa»» è stato il commento a caldo del sindaco di Milano, Letizia Moratti. Meno di sette anni per arrivare pronti al mega-appuntamento del 2015. Investimenti per 14 e rotti miliardi di euro. Un volano economico di 40 miliardi, 29 milioni di visitatori. È chiaro che di fronte a uno scenario del genere la lotta sulla governance della società che gestirà l'evento è stata feroce.
Alla fine, il decreto preparato da Roberto Calderoli, approvato da Giulio Tremonti, limato da Gianni Letta e firmato da Silvio Berlusconi, ha accontentato tutti. Non ci sarà un amministratore unico come voleva all'inizio la Moratti ma un cda a 5. Tre posti, rispettivamente per il Comune, la Regione Lombardia e la Provincia di Milano, gli altri due destinati al ministero dell'Economia. Che determinerà le quote societarie. Al Tesoro la maggioranza relativa con il 40-50 per cento. Segue il Comune con il 20. Regione, Provincia e Camera di commercio con il 10. Anche se ieri c'è stato l'ennesimo battibecco tra Provincia e Comune sulla ripartizione dei fondi.
La Moratti sarà commissario. Roberto Formigoni presiederà il tavolo per le infrastrutture. Sparisce il Comitato di indirizzo e di programmazione stracolmo di ministri e nasce la Commissione di coordinamento, sempre ampia ma più flessibile. Il puzzle dei nomi è stato particolarmente complicato, con una guerra preventiva da parte di Roma nei confronti del braccio destro della Moratti, Paolo Glisenti. Adesso si parla di una rosa. Il totonomine dà Glisenti ad. Per il Tesoro circolano due nomi: Diana Bracco, numero uno di Assolombarda alla presidenza e Angelo Provasoli, rettore uscente della Bocconi. La rosa si complica e si allarga se si deve trovare un posto anche alla Lega e ad An: Leonardo Carioni, Benito Benedini e Marco Spadacini.
Per la Regione un binomio: o Alberto Sciumè vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di A2A, o Paolo Alli, direttore del Pirellone. Per la Provincia ancora nessun nome. Ma per un giorno le polemiche sono messe da parte. «Finalmente si parte! — attacca il ministro Calderoli —. La firma significa un altro passo concreto verso la realizzazione di questo evento». «Sono soddisfatto — attacca il governatore Formigoni —. Noi, d'altra parte, in Lombardia da tempo stiamo lavorando con grande concretezza e piena sintonia. Ora il decreto ci permetterà di far funzionare la macchina operativa a pieno regime ». Anche Filippo Penati, presidente democratico della Provincia di Milano, in passato molto duro, è più conciliante: «Finalmente la vicenda si è conclusa. Ora siamo rientrati nella normalità e si è conclusa una vicenda di incertezza».
Maurizio Giannattasio
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