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mercoledì 1 dicembre 2010
ROMA - La metro (B1) ancora non c'è ma i treni costano 150 milioni
Assestamento di bilancio, le cifre, le polemiche: «manovrina» da oltre 120 milioni di euro
ROMA - Debiti per comprare i treni della metropolitana, e spese correnti per le «attività istituzionali», per l’aula Giulio Cesare, per il Teatro dell’Opera, per il piano nomadi. Ma anche qualche spicciolo per adeguare il logo di Roma Capitale, per il progetto Millennium, per gli uffici comunali. C’è un po’ di tutto, dentro l’assestamento di bilancio che — a soli tre mesi dall’approvazione della manovra annuale — si appresta a varare il Campidoglio e che dovrebbe essere votato dal consiglio comunale tra stanotte e domani all’alba.
Una «manovrina», che si compone di due parti: 29 milioni di spesa corrente, 193 di investimenti. Ed è proprio questa voce, e l’utilizzo di quei fondi, che fa discutere. Perché il Comune, e quindi i cittadini romani, si indebiteranno non per vedere realizzate grandi opere infrastrutturali o interventi di ampia portata, ma per la necessità di acquistare i treni della linea B-1, che ancora non c’è: 150 milioni se ne andranno solo per questo, il capitolo di spesa più grande. Sempre negli investimenti, previsti 13,4 milioni per il sottopasso Malafede via Ardeatina, 2 milioni per la riqualificazione delle pendici del Pincio, 6,3 per la manutenzione urbana. Nella parte corrente, le spese più significative sono per finanziare il Teatro dell’Opera (altri 5 milioni) e sul sociale: 600 mila euro per la Casa S. Bernardo, 4,7 milioni per l’assistenza alloggiativa nomadi, 1,5 milioni per la manutenzione degli immobili di via Salaria, un milione per la comunità.
Ma è tra le spigolature che spuntano le curiosità. Per l’elaborazione del «Progetto Millennium» servono 500 mila euro, per una perizia sul conferimento del centro carni 100 mila, per l’aula Giulio Cesare si devono tirare fuori mezzo milione più 400 mila per i beni strumentali dell’assemblea capitolina, per gli straordinari della Polizia municipale servono 974 mila euro. Alcune voci sono poco chiare, come i 3,6 milioni per spese istituzionali: «Pensiamo — dice Alfredo Ferrari, Pd — che facciano riferimento al gabinetto del sindaco, ma abbiamo chiesto ripetutamente la specifica». L’opposizione ha presentato circa 4 mila emendamenti, con quelli della maggioranza si superano i 5 mila. Il Pd ha una richiesta: «Anziché spendere 150 milioni per dieci treni della metro, si potrebbero distribuire meglio quelle risorse. E poi c’è il problema delle minori entrate: 18 milioni in meno, principalmente tra Ici e suolo pubblico».
Non è solo l’assestamento il nodo da risolvere. Nei cassetti dell’amministrazione, infatti, ci sono circa 130 milioni della legge su Roma Capitale che sono fermi, bloccati da anni. Soldi che erano destinati alle opere pubbliche, e che il governo — se lo volesse — potrebbe anche riprendersi e destinare ad altre emergenze. Interventi più o meno grandi, da piazza Augusto Imperatore (17 milioni) agli ex Mercati generali (4,5 milioni); dallo svincolo degli Oceani al Torrino (10,9) al lungotevere Pietra Papa, fino a tutta una serie di opere di viabilità, più o meno grande. «Quei fondi — dice Mirko Coratti, Pd — vanno sbloccati al più presto, perché consentirebbero alla città, in questo momento ferma, di ripartire». Una piccola tranche potrebbe essere «liberata» dalla giunta già mercoledì, quando si dovrebbe approvare lo stanziamento per piazza Augusto Imperatore.
Ernesto Menicucci
Corriere della Sera
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