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giovedì 28 aprile 2011

MILANO - Presentato il Museo d'Arte Contemporanea di Milano








Museo d'Arte Contemporanea di Milano. Il progetto è di Daniel Libeskind

Presentato il nuovo polo espositivo che verrà inaugurato nel 2013 e sorgerà a CityLife. Il concept è del celebre architetto statunitense


Dopo il Museo del Design aperto nel 2007 e quello del Novecento inaugurato nel dicembre 2010, Milano avrà anche il Museo d'Arte Contemporanea.
Il nuovo polo espositivo sorgerà a CityLife - l'area di riqualificazione dell'ex quartiere Fiera - e sarà pronto nel 2013. Il progetto architettonico porta la celebre firma di Daniel Libeskind, che per l'occasione ha ideato un concept che si ispira a una concezione vinciana dello spazio.

Un progetto studiato assieme alle autorità istituzionali cittadine - con una decina di incontri per stabilire la linea da seguire - e che potrà essere eguagliato al Guggenheim di New York per importanza. Uno spazio concepito per accogliere i cittadini milanesi ed essere un punto di riferimento per la vita culturale della città.

«Milano è il cuore dell'arte contemporanea - ha raccontato Libeskind nel corso della presentazione avvenuta oggi, 28 aprile - è una città che amo molto, non avviene spesso che ci sia un processo così vivo e interessante per la concezione di un progetto. Ringrazio le istituzioni per il sostegno con la pianificazione, gli ingegneri e tutto il personale che ha lavorato al concept».

Ed è sicuramente un atto d'amore nei confronti della metropoli meneghina quello dell'architetto. Ha ideato uno spazio polifunzionale, con bookshop, ristorante e cavedio, un ampio spazio all'ingresso dalla forma circolare. Il museo si estenderà su una superficie di più di 7.600 metri quadrati, avrà quattro gallerie per un totale di 5.000 metri quadrati, un giardino dove verranno collocate le sculture e una serie di terrazze dove sarà possibile esporre all'aperto le opere d'arte.

milano.mentelocale.it


Dal TG3


MILANO - Croci: «Milano come Amsterdam, Navigli isola pedonale tutto l'anno»



l'ex assessore comunale all'ambiente si candida a sostegno della lista Moratti

Presentato il progetto basato su uno studio del Comune del 2009. Critico Boeri: «Così si crea un luna park»


MILANO - La zona del Nyhavn l’antico porto di Copenhagen, i canali di Amsterdam chiusi al traffico e animati da bar e negozi, o Canary Wharf a Londra. Guarda a questi modelli il progetto per la pedonalizzazione permanente dei Navigli illustrato dall’ex assessore comunale all’ambiente Edoardo Croci, in corsa alle prossime elezioni comunali con la lista «Progetto Milano Migliore» a sostegno di Letizia Moratti. Un progetto che - come ricordato da Croci in un incontro al quale erano presenti anche il vicepresidente vicario dell’associazione degli esercenti Epam Alfredo Zini, il titolare del locale «Le Scimmie» Sergio Israel e Bruno Corbari, anche lui proprietario di un locale di via Sforza - si basa su uno studio effettuato dal Comune agli inizi del 2009 e per il quale allora vennero stanziati 6 milioni di euro, mai spesi. «La pedonalizzazione dell’area - ha spiegato l’ex assessore, oltre a vantaggi in termini di vivibilità garantirebbe anche maggiori affari, con un incremento del 20 per cento del valore immobiliare e del 30 per cento per il commercio». «Uno dei referendum su cui i milanesi voteranno il 12 e 13 giugno riguarda il ripristino della Darsena e la riapertura del sistema dei Navigli», ricorda Croci.

I PARCHEGGI - Secondo Croci, solo per «mancanza di coraggio» verso il cambiamento e «timidezza» nel portare avanti il confronto con i residenti non si è mai arrivati alla realizzazione del progetto, che vede tra gli interventi principali la riqualificazione delle sponde dei navigli e del manto stradale, il potenziamento del verde e dell’illuminazione e lo sviluppo delle piste ciclabili. Per la perfetta riuscita dell’intervento sarebbe inoltre necessario potenziare il trasporto pubblico nella zona, per evitare problemi di parcheggio soprattutto per chi viene da fuori. Per i residenti invece, secondo Croci, il problema del posto auto non si porrebbe. «Dallo studio - ha detto - emerge che l’area ha la capacità per soddisfare l’esigenza di sosta dei residenti, e per i non residenti ci sono già comunque parcheggi nelle vicinanze poco utilizzati, come quello di Porta Genova».

MOVIDA E SICUREZZA - «Si tratta di un’opportunità per attrarre turismo e valorizzare l’area», ha commentato Zini, parlando di «vantaggi stimabili in mezzo miliardo all’anno per lo shopping e l’intrattenimento». Per Israel si tratta di «un progetto che sta a cuore a tutti i cittadini da anni» e che dovrebbe andare di pari passo con «l’aumento di proposte musicali e culturali, perché altrimenti le aree pedonali rischiano di essere cattedrali nel deserto». Ha sottolineato invece il valore «anti-degrado» dell’operazione Corbari: «Aiuterebbe a prevenire la delinquenza nella zona», ha detto. Aspetto questo su cui si è voluto soffermare lo stesso Croci: «La sicurezza non è il coprifuoco - ha osservato - ma la possibilità di divertimento sano, chiedendo agli esercenti il rispetto di un codice serio di comportamento».

LE VIE - Le strade interessate dalla pedonalizzazione sarebbero: Alzaia Naviglio Grande (da via Gorizia a via Valenza), Via Corsico, via Casale, Ripa di Porta Ticinese (da via Gorizia a via Paoli e da via Valenza a via Bersanti), Alzaia Naviglio Pavese (da via Gorizia a via Darwin), via Magolfa (da Alzaia Naviglio Pavese a via Pichi). Verrebbe inoltre istituita una ZTL notturna nell'area via Paoli - Ripa Porta Ticinese-via Fumagalli), Ripa di Porta Ticinese (da via Fumagalli a via Valenza) e nell'area via Magolfa-via Fusetti-via Argelati. In una fase successiva la pedonalizzazione potrebbe essere estesa a via Ascanio Sforza. Gli accessi sarebbero controllati da pilomat e telecamere e consentiti solo ai residenti oltre ai mezzi di emergenza e portatori di handicap. Tra gli ulteriori interventi di valorizzazione dell'area: il potenziamento del trasporto pubblico notturno, la riqualificazione della Darsena come porto di Milano e la navigazione di linea lungo le aste.

BOERI: NO LUNA PARK - «Non sono d'accordo con l'ex assessore Croci: se interamente pedonalizzati, i Navigli di Milano rischiano di diventare un pezzo artificiale di città, un parco a tema per il divertimento serale e notturno senza più vita quotidiana», è la critica del capolista del Pd al Comune di Milano Stefano Boeri. «La soluzione per i Navigli non sono la totale pedonalizzazione e il divertimentificio selvaggio, ma incentivi e microcredito per il rilancio del piccolo artigianato e delle imprese giovanili ai piani terra - sottolinea Boeri -. I Navigli sono un pezzo di Milano, non un luna park».

Da il Corriere della Sera

mercoledì 27 aprile 2011

MILANO - Open Office - Ufficio di Piano EXPO 2015

FOGGIA - Bike sharing, è finita la lunga attesa

Il Bikesharing di Roma




MOBILITA' SOSTENIBILE IN PROVINCIA
Bike sharing, è finita la lunga attesa
Previste 12 ciclostazioni per 3 città
Cento bici a Foggia, 48 a Manfredonia e 60 a Vieste
Appalto aggiudicato alla ditta barese «Eco-logical»


FOGGIA - Le biclette del servizio di bike sharing, dopo quattro anni di attesa, arriveranno presto nelle strade di Foggia. È stata infatti aggiudicata dall’amministrazione provinciale alla «<Eco-logica srl» di Bari la gara per l’installazione e la fornitura delle postazioni e delle biclette per il servizio di bike sharing, che garantisce ai cittadini di poter usare delle bici pubbliche per spostarsi in città pagando un ticket per il noleggio. La società «Eco-logica srl», l’unica ad aver partecipato alla gara bandita alcuni mesi fa da Palazzo Dogana, dovrà anche garantire la manutenzione delle infrastrutture e delle bicilette per i prossimi due anni. L’appalto di 320mila euro riguardava anche la gestione del servizio a Manfredonia e Vieste. A Foggia sono state destinate 100 biciclette, 48 a Manfredonia e 60 nell’altra cittadina garganica.

Il progetto licenziato un anno fa dalla giunta di centrodestra guidata da Antonio Pepe, dopo numerose rivisitazioni, prevede la realizzazione a Foggia e negli altri due centri di un sistema di bike sharing con lettore a pile, quello tradizionale che obbligherà chiunque utilizzerà le bicilette pubbliche a riportare la bicicletta nella ciclostazione dove l’ha prelevata al momento del noleggio. Foggia avrà 12 ciclostazioni con pensiline e 20 rastrelliere. Le postazioni individuate nel protocollo d’intesa sttoscritto nell’ottobre 2010 tra Provincia e Comune di Foggia sono: i parcheggi Ginnetto, Zuretti, Russo, il parcheggio della stazione, la sede della Provincia in via Telesforo, la sede centrale dell’Ateneo, le sedi decentrate di Comune e università in via Gramsci, gli Ospedali Riuniti, l’Ente fiera, il Comando dei vigili urbani in viale Manfredi, e le sedi decentrate al rione Candelaro e a viale Kennedy. Inoltre le rastrelliere fisse già presenti in città saranno integrate con ulteriori 20 ciascuna da 10 posti. La società Eco-logica srl ha ora 100 giorni di tempo per dare corso all’appalto e garantire il servizio nei tre Comuni della Capitanata.

È invece ancora da definire la gestione del servizio. L’assessorato provinciale all’Ambiente auspica una collaborazione con le tre amministrazioni comunali. Dovrebbero essere infatti Foggia, Manfredonia e Vieste ad occuparsi direttamente del servizio. Ciò vuol dire creare uno sportello dove recarsi muniti di documento di riconoscimento per poter poi ottenere i ticket o effettuare gli abbonamenti per utilizzare le biclette. La gestione comporterà anche la vigilanza sulle ciclostazioni. La società che ha vinto la gara è la stessa che garantirà questo stesso servizio a Cerignola. L’amministrazione di centrodestra guidata da Antonio Giannatempo nei mesi scorsi ha affidato alla «Eco-logica srl» il progetto per il sistema di gestione del bike sharing con un investimento di 86mila euro, presente nel piano triennale delle opere pubbliche 2011-2013. I finanziamenti sono stati attinti da risorse nazionali del ministero dell’Ambiente nell’ambito della mobilità sostenibile e delle fonti rinnovabili.

Antonella Caruso

GENOVA - Riapre il Museo della Cattedrale Guida ai tesori di San Lorenzo


L'apertura straordinaria di lunedì 25 aprile è l'occasione di tornare a visitare uno dei musei più famosi del mondo, che raccoglie i "documenti - monumenti" della storia religiosa della città

Di Pier Paolo Rinaldi
A partire dalla metà degli anni Cionquanta, quando fu inaugurato, il Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo progettato da Franco Albini e ordinato da Caterina Marcenaro non è più uscito dalla storia dell'architettura.

Il museo è uno scrigno sotterraneo di grande fascino, che il rivestimento di pietra di Promontorio e i diversi livelli fanno sembrare più grande di quanto non sia in realtà. Una soluzione moderna, nata in parte dai timori politici della committenza - il cardinal Siri non voleva che avesse un accesso dalla strada - come dalle sue necessità liturgiche - molti degli oggetti esposti sono ancora in uso, come i ricchi paliotti che adornano gli altari in questi giorni e che, dunque, mancano dall'esposizione.

l Catino di Smeraldo OrientaleUna guida curiosa e alternativa al museo e alla cattedrale che lo ospita potrebbe essere quella che possiamo scaricare da Google Books, che ci propone il "Catalogo delle Reliquie insigni che si custodiscono, e venerano nella Metropolitana di San Lorenzo in Genova", uno spiraglio sulla visione del mondo di chi ci ha preceduto. E che ci spinge a chiederci che fine avranno fatto, tutte quelle reliquie, nei secoli che ci separano dalla pubblicazione nel 1724 del Catino di Smeraldo Orientale / gemma consagrata da N. S. Gesù Cristo / nell'Ultima Cena degli Azimi, e custodita con religiosa pietà dalla / Ser.ma Repub.ca di Genova, / come glorioso trofeo / riportato nella conquista di Terra Santa.

In occasione della riapertura, per lunedì 25 sono state organizzate da Arti e Mestieri due visite guidate – alle 15 e alle 18 – in contemporanea con quelle del vicino Museo Diocesano.

Museo del tesoro della Cattedrale di San Lorenzo, piazza San Lorenzo, orari: lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato 9-12/15-18; biglietti: intero € 6 (compresa la visita del Museo Diocesano), ridotto € 4,50 (solo Museo del Tesoro), gratuito bambini 0-5 anni.
Genova, 24 aprile 2011

Da www.viveregenova.comune.genova.it

MILANO - Pronta la nuova Stecca, ma resta chiusa




Le associazioni: la vecchia sede demolita, ora il Comune rispetti gli accordi


Pronta la nuova Stecca, ma resta chiusa


All'Isola mancano i permessi per entrare nel polo di artigiani e artisti dove «lavorano» 14 gruppi


MILANO - Sono relegati nella Scarpiera, e il nome non mente. È una capanna di assi, ondulati e lamiere da orto. Sede precaria e provvisoria. Da quattro anni. La nuova Stecca degli artigiani è stata costruita di fronte alla vecchia, in via De Castillia, vicino alla stazione Garibaldi. Ormai è finita. Ma le associazioni dell'Isola, gli artisti e i volontari non hanno ancora ottenuto dal Comune il permesso d'entrare: «Abbiamo spedito quattro lettere in sei mesi. Risposte: zero». Nell'accordo firmato nel 2007 si legge: «Le associazioni si trasferiranno nell'Incubatore delle arti dal 2009 al 2012». Siamo in ritardo di due anni, mancano 12 mesi alla scadenza. Ma i traslochi non sono mai iniziati: «Abbiamo chiesto più volte di essere convocati per verificare la validità dell'intesa - racconta Paolo Artoni, attivista del circolo di Legambiente -. Il nostro timore è che Palazzo Marino venga meno ai patti».

Le ruspe attaccarono la Stecca vecchia il 25 aprile 2007. La ex Tecnomasio Brown Boveri, fabbrica di motori per locomotive, doveva cadere e far spazio al nascente piano di riqualificazione Garibaldi-Repubblica. L'edificio storico venne demolito. La polvere, con i giorni, coprì le polemiche. Le associazioni «sfrattate» si riunirono nell'Associazione delle associazioni della Stecca degli artigiani (Ada) e trovarono un accordo con l'operatore Hines e Palazzo Marino. In sintesi: «Avrete una nuova casa in comodato d'uso gratuito all'interno del quartiere». L'Incubatore delle arti è stato progettato dall'architetto Stefano Boeri davanti al ristorante Ratanà, tra i grattacieli dell'Isola. Eccolo. Due piani di laboratori, spazi flessibili, un'ampia parete di vetro. Una casa trasparente, almeno nelle intenzioni.

Ci sono centinaia di volontari e cittadini che aspettano le chiavi. L'Associazione agricoltura biologica e il Coro di Micene, Critical Garden e la ciclo officina +BC, il Gruppo d'acquisto solidale e i Fabbricanti di gioie, gli Architetti senza frontiere, la scuola del fumetto. Spiegano da Palazzo Marino: «I ritardi? Bisogna completare la bonifica dei terreni, allacciare l'edificio alla fognatura ed eseguire i collaudi». Replicano dall'Ada: «Le scadenze del contratto sono state abbondantemente superate, non ci bastano le rassicurazioni, vogliamo certezze». Negli ultimi due anni il Comune ha proposto ad artigiani e volontari un secondo trasferimento «temporaneo» in un edificio di via Pepe, sempre all'Isola, ma la trattativa s'è arenata su una serie di dubbi. Chi paga il doppio trasloco? E perché volete spostarci? Quando sarà aperta la Stecca? «Difenderemo il nostro spazio fino all'ultimo», avvisano da Legambiente. Anche dai fantasmi.

Uno, in particolare, aleggia sull'Incubatore: «I tecnici del Comune hanno fatto visitare la struttura alla comunità di San Patrignano ed altre realtà del terzo settore - attaccano dall'Ada -. Non ci stiamo. La Stecca è nostra». La Stecca è arredata, linda. Vuota. Il cartello delle 14 associazioni di quartiere ha già presentato il business plan all'immobiliare Hines e al Comune: «Il progetto sociale "copre" 35 mila euro di spese l'anno, per cinque anni». Il gestore dell'Incubatore deve essere «validato» da Palazzo Marino.


Armando Stella Da il Corriere della Sera

mercoledì 20 aprile 2011

ROMA - Slitta di un mese l'inaugurazione del Ponte della Musica sul Tevere



L'assessore Corsini annuncia il rinvio, ma precisa:
«Non è vero che il cantiere è in ritardo». 
Niente festa per il Natale di Roma, taglio del nastro il 21 maggio 

L'avevano annunciata in pompa magna, come un «regalo» per il 2764° Natale di Roma, invece la prevista inaugurazione del Ponte della Musica slitta dal 21 aprile al 21 maggio prossimo. Tra le polemiche.
In molti, passando accanto al cantiere tra lungotevere Flaminio e lungotevere Cadorna nei giorni scorsi, avevano notato l'imbarazzante stato di avanzamento dei lavori: troppo indietro per consentire un'apertura anche provvisoria (giusto il tempo di tagliare il nastro e far passare un viaggio inaugurale) dell'opera ingegneristica. Così a margine della conferenza stampa sul programma celebrativo del 2764 simo Natale dell'Urbe, l'assessore capitolino all'Urbanistica Marco Corsini ha dovuto gettare la spugna.

«E' SOLO PER DARGLI VISIBILITA'» - Corisni ha annunciato lo slittamento insistendo però che «il rinvio non nasconde un ritardo nei lavori, ma nasce dalla voglia di dare l'opportuna importanza all'evento», di dargli più visibilità. Eppure tra gli eventi in programma per il 21 aprile il taglio del nastro sul Tevere - per un collegamento per pedoni e mezzi pubblici - sarebbe stato senza dubbio l'appuntamento più spettacolare.
Invece, secondo Corsini «gli impegni erano così concentrati, che avremmo riservato a quell'evento uno spazio inadeguato. Mentre l'apertura di un ponte a Roma (ndr. il 47simo) è un fatto storico: l'ultimo risale a decenni fa». Così, con il sindaco, l'assessore ha deciso di rimandare l'apertura formale del ponte, «che già adesso è agibile al traffico pedonale», al 21 maggio. «Ma i lavori sono stati ultimati in tempo», sottolinea ancora una volta Corsini.

PRESTO IL VIADOTTO DELLA SCIENZA - Lungo 190 metri, con due archi dalla luce di 160 metri, il Ponte della Musica è un'opera avviata dalle precedenti amministrazioni (con Rutelli e Veltroni) e costata 8 milioni di euro. La sua apertura sarà seguita, annuncia Corsini, «entro la fine dell'anno» da quella del Ponte della Scienza.
Lo scorso novembre, Corriere.it aveva pubblicato - in una gallery fotografica che vi riproponiamo qui - le prime immagini del ponte in avanzata fase di costruzione. Il ponte collegherà le moderne architetture di Piano (Auditorium), della Hadid (Maxxi), di Nervi (Palazzetto dello Sport) e di Libera (Villaggio olimpico) al razionalismo di Del Debbio e Moretti (Casa delle Armi) in area Foro Italico.
Previsto fin dal Piano regolatore del 1916, nato da un concorso internazionale del 1999, ha visto la posa della prima pietra con l'attuale amministrazione Alemanno.

Redazione online Da il Corriere della Sera

MILANO - Terreni Expo, via libera dal Bie Sala: ora il contratto per le aree



VERSO IL 2015. IL 30 APRILE FESTA DI BANDIERE PER L'ESPOSIZIONE

Il Comitato ha «promosso» l'accordo sulla newCo. Il sindaco: eventi sul modello del Salone del Mobile

MILANO - Il Bureau International des Expositions si fida di Milano: i commissari hanno valutato positivamente la relazione fatta ieri al Comitato esecutivo dall'amministratore delegato Giuseppe Sala. Si tratta di «un positivo passo avanti», ha commentato Sala precisando che «abbiamo consegnato l'accordo siglato sabato scorso dai soci per la nascita di una newCo che acquisterà i terreni e una lettera del commissario Moratti». Il Bie «ha preso atto e ci ha chiesto di produrre i documenti in inglese e di presentare i contratti di disponibilità delle aree». Atti, questi, che secondo Sala «saranno stipulati entro fine maggio».

Il sindaco Moratti dà resoconto della missione a Parigi nella sede del Museo Archeologico, che giusto ieri ha inaugurato la sede ampliata in corso Magenta: «Questo è uno dei tanti spazi culturali che rendono Milano città turistica e attrattiva e qui è ospitato un percorso espositivo sul significato simbolico del cibo nel mondo antico e sul concetto del nutrire il corpo e la mente». Tema vicino a quello di Expo, insomma: «Puntiamo a organizzare - conferma la Moratti - un palinsesto di eventi che facciano vivere la città in una sorta di fuori Expo, sul modello già sperimento con il Salone del mobile, con la Bit, e con la moda».

Si guarda avanti, insomma. Sala annuncia che giusto oggi è arrivata la diciannovesima adesione all'Expo del 2015 da parte dell'Uzbekistan: «Il Bie ha valutato molto positivamente il fatto che in soli tre mesi abbiamo già una ventina di risposte dei Paesi interpellati». E la società sta preparando, per i prossimi 29 e 30 aprile, un Expo day che si ripeterà ogni anno e che sarà caratterizzato da una serie di eventi, tra cui una serie di film sul tema del cibo scelti dal critico del Corriere Paolo Mereghetti e proiettati all'Anteo. Il 30 si installeranno lungo via Dante, dalla sede di Expo in via Rovello, tante bandiere quanti sono i Paesi che man mano avranno aderito: una processione di bandiere appositamente realizzate da creativi che andranno fino al Castello Sforzesco. E poi ci sarà la Carta di Milano, che verrà presentata sabato insieme al professor Umberto Veronesi e che darà le linee guida sull'alimentazione e sugli stili di vita. Infine, partirà in quei giorni il voto popolare fra i due marchi per Expo realizzati da giovani designer e selezionati a una giuria presieduta da Giorgio Armani.

Elisabetta Soglio Da Il Corriere della Sera

MILANO - L'Archeologico raddoppia e Paladino dona un'opera






Allestimento elegante, gratuito fino a giugno

Il Museo di corso Magenta si «allarga» con una nuova palazzina di 4 piani cui si accede anche da via Nirone


Il bello è che, molto presto, farsi una cultura sarà come andare a correre. È stato calcolato, per esempio, passo dopo passo, quanto si impiegherà a spostarsi da un sito archeologico (sono ben 14 a Milano) a quello più vicino. Se si vuole andare da San Lorenzo, in Ticinese, al sacello di Sant'Aquilino, basteranno 5 minuti: sono meno di 300 metri. C'è chi già l'ha fatto, «per spot», come i due fidanzatini alla scoperta della Milano imperiale protagonisti del film Milano Mediolanum, a cura del Centro sperimentale di cinematografia. E sapete dove finiscono i due archeologi in erba? Al Nuovo museo archeologico, ampliato di 1.700 metri quadrati e inaugurato ieri alla presenza dell'assessore alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory, della direttrice Donatella Caporusso, del direttore dei musei milanesi, Claudio Salsi, e dell'architetto progettista del raddoppiamento museale, Andrea Bruno.


Benvenuti nella palazzina nuova di quattro piani, in via Nirone 7, dedicata alle tre sezioni storiche. Un piano rialzato per le mostre temporanee (Nutrire il corpo e lo spirito, o il significato simbolico del cibo nel mondo antico, fino al 31 dicembre: chiaro riferimento al tema di Expo 2015); al primo, l'arte Alto-medievale; quindi i 400 mq di arte greca; infine lo stesso spazio dedicato agli etruschi. Il colpo d'occhio è il giardino, dove sono conservati i resti della domus romana del I secolo d. C, attraversato da una passerella. «Dall'alto è il posto giusto per fermarsi a riflettere, sul tempo e sulla storia: sono questi i percorsi mentali di un museo», ricorda Finazzer mentre introduce i visitatori alla torre poligonale romana. «Guardate, qui per terra c'è un'opera d'arte, il Dormiente di Mimmo Paladino (dono dell'artista al nuovo museo, ndr), quasi un monito a essere culturalmente sempre vigili».

E ricettivi, perché dai tre milioni spesi per i lavori del nuovo museo («ma non sono nulla paragonati al valore dei reperti, intorno ai 30 milioni», ricorda l'assessore) si aspettano risposte positive dai visitatori e dalle donazioni dei collezionisti privati. Come quella di Luigi Koelliker, il quale, nei giorni scorsi, ha regalato i suoi due ritratti virili in marmo di epoca romana, (I sec.), collocati nel piano interrato - dove è ben visibile il grande plastico della Milano romana - dedicato al percorso «Abitare a Mediolanum».

Paleocristiano e aree archeologiche sono le due direttrici del museo «finalmente integrato dalle sei basiliche storiche, arricchite da totem bilingue con tutti i riferimenti storici e artistici», ricorda Caporusso, felice di vedere ricompattato nel progetto l'ex monastero maggiore di San Maurizio, con lo stupendo coro ligneo. Infine, «l'ultimo arrivato», così si è definito il progettista degli spazi museali, Andrea Bruno: «Per le teche in cui sono conservati i reperti, ho preferito sobrietà e qualità tecnologica». Difficile dargli torto se uno dei simboli del Museo, la Coppa Trivulzio, si cela sotto una vetrina Goppion; sì, gli stessi della teca che custodisce la Gioconda al Louvre.

Peppe Aquaro da il Corriere della Sera

ROMA - Appia Antica, svelati i tesori gotici di San Nicola


Torna visibile dopo un anno di restauri l'interno della chiesa del Castrum Caetani
di LAURA LARCAN


L'Appia Antica svela un altro tesoro. L'unico esempio a Roma di architettura gotica cistercense. È la chiesa di San Nicola, con l'elegante campanile "a vela" che spicca al III miglio della Regina Viarum. Originale per la sua facciata asimmetrica, il monumento sorge di fronte al sepolcro di Cecilia Metella, svelando il cuore religioso di quel Castello Caetani che agli albori del XIV secolo Bonifacio VIII, il papa Caetani del primo giubileo, e il nipote cardinale Francesco, fecero edificare come baluardo della città.

Lasciato per secoli nell'oblio, è al centro da poco meno di un anno di un intervento di restauro avviato dalla Soprintendenza speciale ai beni archeologici con l'obiettivo di aprirlo al pubblico e di inserirlo entro un anno nel percorso di visita. Intanto i lavori iniziati con 70mila euro hanno registrato un primo traguardo: "Abbiamo riaperto la porta d'ingresso della chiesa, murata a fine 800", annuncia Rita Paris, responsabile dell'Appia Antica. Il colpo d'occhio regala una suggestione romantica: l'edificio non ha tetto, ma il restauro della struttura muraria ne restituisce l'idea complessiva, con la grande abside sullo sfondo, gli archi traversi che un tempo sostenevano la copertura in legno e le finestre ogivali impreziosite da cornici di marmo bianco.

Il problema maggiore è la mancanza di copertura: "Il primo intervento è stato di somma urgenza - dice la direttrice dei lavori Maria Grazia Filetici - Le intemperie hanno messo a serio rischio i delicati apparati decorativi". Per ultimare il recupero servono 700mila euro. "La perizia è pronta, stiamo aspettando il finanziamento - dice Paris - L'obiettivo è completare la messa in sicurezza del monumento, e musealizzarlo con pannelli didattici, oltre a studiare un'eventuale copertura". Potrà così iniziare la vita del monumento all'interno del Castrum Caetani, ancora in parte sacrificato dalle proprietà private: "L'intero perimetro originario del castello dovrebbe essere recuperato - osserva Paris - Così si offrirebbe al pubblico la percezione del recinto, l'unica testimonianza di Castrum a Roma". E il futuro di San Nicola potrebbe essere all'insegna della musica: cuore di un Festival dell'Appia Antica, con un progetto cui la Soprintendenza sta lavorando.

Da La Repubblica

martedì 19 aprile 2011

BOLOGNA - L'auditorium di Piano per Bologna: un mega-Stradivari da 1.800 posti





L'archistar: «Servono 3-4 anni per costruirlo». Roversi Monaco: «Tutta la città deve partecipare». Abbado: «Bologna potrà diventare vera capitale della musica»



Sembrerà un'astronave. O meglio, visto che il materiale principe sarà il legno, una gigantesca arca. Per la musica. Quindi: un grande Stradivari. Queste le immagini usate dall'archistar Renzo Piano per descrivere il progetto per un nuovo auditorium a Bologna realizzato su input del maestro Claudio Abbado e su commissione della Fondazione Cassa di Risparmio. Dove? Dovrebbe sorgere al centro del comparto della Manifattura delle arti, dietro il Mambo di via don Minzoni, in particolare nel luogo dove un tempo sorgeva l’antico porto commerciale di Bologna sul canale del Cavaticcio.

Piano ha immaginato una struttura in grado di ospitare 1.800 persone e con un’acustica perfetta, studiata dal giapponese Yasu Toyota, «il più grande acustico vivente».

Il luogo destinato ad accogliere l’auditorium, realizzabile se la città saprà rispondere alla sfida, è il Campus delle Arti, che attorno al giardino dell’ex Manifattura ospita Cineteca, Dams, Mambo, il centro sociale Costa e il centro culturale La Salara. Per far posto alla sala concerti, futura casa dell’Orchestra Mozart di Abbado, sarà abbattuto l’ex cinema Embassy di proprietà del Demanio e recuperata la settecentesca palazzina Magnani, collegata all’auditorium da un percorso interrato e un percorso aereo e destinata ad ospitare le attività legate alla presenza degli artisti (camerini e sale prova).

Il resto su il Corriere di Bologna



giovedì 14 aprile 2011

BOLOGNA - Bologna vista dalla Torre Unipol

Così cambia lo skyline della città
Con i suoi 126 metri avrà il record d'altezza








Svetta solitaria in cielo la nuova torre più alta di Bologna. Sono tutti lì, già adesso, uno sopra l’altro, i 126 metri del grattacielo di via Larga, prima costruzione della città visibile da chi proviene dal mare. Cade così dopo 892 anni il primato dell’Asinelli e dei suoi 97,50 metri.


Il grattacielo verrà terminato il prossimo settembre dopo 2 anni e 9 mesi di lavoro: a quel punto sulla sommità verrà apposto il marchio definitivo di «Torre Unipol». Attualmente si stanno ultimando gli ultimi tre piani, progettati come un unico volume con tanto di camminamento sopraelevato lungo il perimetro della torre, che verranno dedicati a spazi museali, incontri culturali ad invito e con una terrazza panoramica che il Corriere di Bologna ha potuto ammirare in anteprima (video sul sito nella sezione blog «Dammi il Tiro»): una visione naturalmente spettacolare, con lo skyline della città medievale ad ovest, le onde collinari a sud e a nord lo sconfinato hinterland dove gli edifici più alti, dal quartiere fieristico al grattacielo Ina degli anni ’60, risultano piccoli piccoli.


È una torre del futuro quella progettata e costruita da Open Project su incarico di Unifim, la finanziaria di Unipol, proprietaria del lotto che comprende anche un albergo Unaway (35 metri di altezza, 140 camere) e una «piastra» servizi, la cui tematica principale sarà la ristorazione e il fitness, completamente coperta con una particolare «vela» realizzata con un materiale gonfiato che consente differenti modalità di filtraggio della luce e una ventilazione particolare. Un grande prato, anch’esso coperto dalla «vela», farà da tetto alla piastra che, insieme all’albergo, deve ancora essere costruita (al momento si stanno realizzando le fondazioni) e verrà conclusa nella primavera 2012. Torre del futuro dicevamo, in quanto sarà interamente a emissioni zero (con consumi molto al di sotto di quelli stimati dal Comune) poiché utilizzerà energia elettrica fornita dalla grande parete fotovoltaica esposta a sud est.

Non a caso il grattacielo ha ricevuto la certificazione Leed col massimo del punteggio, «Gold». Certificazione mondiale, misurata da un’agenzia americana che analizza una serie di voci che vanno dal sito ai materiali utilizzati, l’impatto ambientale e i servizi, per finire con i consumi e il benessere degli utenti. Fra le particolarità della torre va segnalato che ogni piano, la cui superficie è di 700 mq, è stato progettato in maniera indipendente con conseguente vantaggio sui consumi e la gestione dello spazio. Massimo della flessibilità, dunque. Le pareti della torre più assolate sono «protette» da un’intercapedine di 80 cm all’interno della quale si raffredda l’aria calda in estate e si incamera il calore in inverno. La manutenzione delle grandi vetrate avverrà grazie a una particolare resina che eviterà che la sporcizia rimanga sulla superficie trasparente. I cinque ascensori di servizio funzioneranno poi a chiamata diretta, ovvero indicando al momento della richiesta il piano che si vuole raggiungere, con evidente risparmio di tempo e di energia.





I 27 piani della torre, tolti i primi 4 e gli ultimi 3 (nonché i tre sotterranei, fino a 16 metri sotto il livello del terreno) che ospiteranno una grande sala congressi, un parcheggio da 550 posti, e altri spazi come gli spogliatoi per i ciclisti), verranno interamente occupati da uffici della Unipol e di società ad essa collegate. Non ci saranno quindi residenze né vendite a terzi. Imponente l’investimento finanziario: 120 milioni di euro solo per la costruzione degli immobili. A questi vanno aggiunti gli esborsi per l’acquisto del terreno (avvenuto nel 1990!), i costi della bonifica dell’area (due anni di lavoro) e gli oneri di urbanizzazione che consistono nella realizzazione di due rotonde, di un’uscita della tangenziale con tanto di pannelli antirumore, dell’interramento di un tratto della Suburbana (che avrà la sua stazioncina di pertinenza), la realizzazione di un grande giardino in via del Terrapieno. Infine, ciliegina sulla torta, una volta conclusa l’opera, tutta la parete nord ovest del grattacielo sarà illuminata ogni sera con luci di colore sempre diverso. Uno spettacolo anche dal basso, anche da lontano.

Fernando Pellerano

MILANO - Dan Peterson e Diego Meneghin danno la prima picconata per il nuovo Palalido





Tornerà a essere il tempio della pallacanestro milanese
Via ai lavori di ristrutturazione: il «PalaAJ» ospiterà 5.500 persone. Pronto tra 200 giorni




Dopo la presentazione del progetto del nuovo PalaAJ, avvenuta lo scorso ottobre, hanno preso il via i lavori di ristrutturazione del Palalido, fortemente voluti da Giorgio Armani. A dare la prima, simbolica, picconata è stato il presidente della Fip Dino Meneghin, accompagnato da Benjamin Eze, Stefano Mancinelli, Ibrahim Jaaber, capitan Mason Rocca e coach Dan Peterson. I lavori di ristrutturazione, secondo Milanosport, dovrebbero durare circa 200 giorni. Per anni il «tempio» del basket milanese oltrechè sede di numerosi eventi sportivi e musicali di livello internazionale, il «nuovo» Palalido, avrà una superficie di 4.950 mq, un parterre di 5.420 spettatori nella configurazione di massima capienza e un campo di gioco che potrà variare da 26,50 x 40mt a 20,50 x 40mt. Questa variabilità è dovuta alla realizzazione di due tribune amovibili (una per ogni lato) che consentiranno di ampliare il parterre durante le partite di livello internazionale. Nel piano seminterrato, a livello del campo di gioco, ci saranno infine nuovi spogliatoi agonistici e una zona riservata ad altri servizi come le palestre e l'infermeria. Il progetto, inoltre, prevede una copertura con struttura reticolare spaziale in acciaio, che sarà idealmente sospesa nello spazio grazie all'effetto delle fasce trasparenti.

Dal Corriere della Sera

martedì 12 aprile 2011

BERGAMO - Un diamante per la Dea: ecco il nuovo stadio made in Percassi



Un diamante per la Dea. L’imprenditore bergamasco Antonio Percassi, presidente dell’Atalanta, ha presentato al sindaco di Bergamo il progetto di un nuovo stadio che, nell’intenzione dei progettisti, dovrebbe sorgere a Grumello del Piano.

Si tratta di un autentico gioiello d’architettura, in grado di accogliere 25mila spettatori. Molto inglese nella struttura, non avrà alcuna pista d’atletica. Prevede due anelli di gradinate e una copertura semitrasparente. Il progetto è stato elaborato dalla società specializzata nel design degli impianti sportivi Populous. L’azienda ha realizzato per esempio lo stadio di Cleveland e Houston, quello di Monterey, e per restare in Europa, quello dell’Everton, quello di Birmingham, lo stadio olimpico di Lione, Tolosa e il nuovo stadio di Wembley.

Il costo totale per realizzarlo, insieme alla cosiddetta cittadella dello sport, dovrebbe oltrepassare i 50 milioni di euro. La domanda è sempre la stessa: come si rientra nei costi?

Bergamo Sera

TORINO - Un palazzo "nasconderà" la Mole








IL PROGETTO, PRIMO «SÌ» IN COMUNE PER LA COSTRUZIONE DI UN EDIFICIO ALTO SETTE PIANI IN VIA RIBERI

Ci sarà solo una fessura per vedere il monumento in tutta la sua altezza



LETIZIA TORTELLO

La buona notizia è che resterà una fessura, seppur minuscola, per fotografare la Mole da testa a piedi. Per il resto, il grande caseggiato che sorgerà in via Riberi 6 angolo via Gaudenzio Ferrari 12 ha l’aria di un’astronave calata in uno spazio già saturo di cemento. In un fazzoletto di terra di neanche 800 metri quadri, sta per essere costruito un doppio palazzo di sette piani, proprio in faccia all’edificio storico dell’Antonelli. Un «bestione», come l’hanno definito i cittadini del quartiere, che promette di togliere il fiato e soffocare definitivamente la vista del monumento simbolo della città.

Il Comune ha già detto un primo sì in commissione; la discussione in Consiglio è rimandata a dopo le elezioni. Intanto, la preoccupazione tra i residenti cresce. Con l’esigenza di far cassa, infatti, in una delle ultime cartolarizzazioni, Palazzo Civico ha messo in vendita lo stabile ora esistente di sua proprietà, realizzando oltre 2 milioni di euro con un’asta pubblica. Obiettivo: riconvertire l’area a edilizia privata. L’unica condizione: «L’edificio dovrà integrarsi con il tessuto urbano esistente», ha sentenziato, in accordo con la Soprintendenza, che ha richiesto di inserire nella variante urbanistica l’obbligo di lasciare uno scorcio per poter fotografare la Mole per intero da via Sant’Ottavio. Uno spazio di pochi metri verrà garantito tra il nuovo palazzo e quello a fianco.

Parere positivo anche dalla Circoscrizione: «Sarà un edificio piacevole - commenta il presidente Massimo Guerrini -, con corte interna e tre piani di garage interrati. Il Comune ci guadagna, prendendo anche alti oneri di urbanizzazione». Sul profilo amministrativo, finora, tutto sembra filare nella direzione del sì al progetto. Di tutt’altro avviso i residenti. Preoccupati di veder sparire dai loro balconi, insieme al sole, anche il monumento caro ai torinesi. «Sono indignato - dice Edoardo Moriondo, residente -, il palazzo mi chiuderà il cielo per sempre». E Mauro Barrera, abitante in via Gaudenzio Ferrari: «È assurdo riempire ancora l’unico angolo da cui i turisti si fermano ad ammirare la Mole».

Per protesta, i cittadini stanno costituendo un comitato, pensando di intentare causa al Comune. Al coro dei «no» si unisce il professore Nicola Tranfaglia, che nel quartiere è proprietario di uno studiolo. Tra estetica ed economia, lui sceglie la prima: «I fondi per ripianare i debiti del Comune si trovino altrove. Non si può speculare a spese della Mole, che resta ancora il monumento centrale e più conosciuto al mondo della nostra città».

Da La Stampa

BOLOGNA - Giochi di specchi in Piazza Verdi



Al via lunedì, i lavori di rifacimento di piazza Verdi comporteranno la chiusura di via Zamboni, per necessità di cantiere. Tuttavia, lo stop al traffico non si limiterà alla durata dei lavori, ma sarà permanente: coinciderà infatti con l'inizio della pedonalizzazione della strada, già prevista dalla giunta Cofferati e condivisa dal commissario Anna Maria Cancellieri. L'area interessata dal rifacimento sarà delimitata da una palizzata, sulle cui fattezze fu indetto un concorso di idee fra giovani artisti ("Iceberg", il suo nome). Il concorso s'è concluso con la vittoria d'un progetto molto originale, quello di Miroarchitetti: questo prevede di rivestire l'intera staccionata di una patina riflettente che riproduca come uno specchio la vita quotidiana in piazza Verdi. C'è anche un gioco di significati sul verbo "riflettere", inteso sia come mera riproduzione speculare, sia come ragionamento su questo angolo di città così bello e così contestato. "Finalmente una vera pedonalizzazione dopo molto tempo", commenta l'ex responsabile di Ambiente e mobilità del quartiere San Vitale, ora candidato in Consiglio comunale, Andrea Colombo. "Il progetto di piazza Verdi è partito da lontano ed è stato l'occasione per far dialogare le varie anime che abitano quella porzione di città, vale a dire gli studenti, i residenti, l'università, gli esercenti... Si è trattato di un laboratorio di urbanistica partecipata". I lavori in zona cominceranno, come detto, lunedì, nella porzione più grande della piazza, quella di fronte al teatro Comunale. L'interruzione di via Zamboni sarà quindi d'obbligo. In estate, le ruspe si sposteranno nell'area all'incrocio con via Petroni e questo chiuderà momentaneamente il traffico anche all'intersezione con Largo Respighi. Sarà questo il momento più delicato per la mobilità nella zona, e non a caso è stata scelta l'estate, periodo in cui il traffico è più scarso. L'ultimo stadio dei lavori porterà il cantiere davanti al "Piccolo bar" e avrà un impatto molto meno gravoso sulla circolazione. La conclusione di questa complessa operazione di riassetto è prevista in ottobre. Alla fine si ricaverà una piazza con un nuovo volto, quello dato dai cittadini e dai fruitori dello spazio in cui convivono divertimento, cultura, musica e arte di VALERIO VARESI



Da La Repubblica

PALERMO - Fuori dal camper. No alle auto a Mondello: favorevoli e contrari



Isola pedonale: la sognano e la chiedono i residenti di Mondello a Palermo. «Abbiamo pensato - spiega Francesco Strafalaci - a una piazza priva di auto a partire da via Teti. Con la chiusura della strada a monte della piazza e il doppio senso nel tratto vicino al mare percorribile solo dai residenti o da chi è diretto a Capo Gallo. Già ci sono parecchi consensi sia tra gli abitanti che tra i commercianti». A raccogliere pareri e impressioni è arrivata la redazione mobile del Giornale di Sicilia. Foto di Igor Petyx.

«C’è un dialogo aperto da un mese - spiega l'assessore all'Urbanistica Mario Milone - e lunedì ci sarà un incontro nel quale si analizzerà la proposta. Molti comunque si sono detti contrari. Ricordo che ci sono delle ordinanze emesse dall'amministrazione nel 2008 e nel 2009 che hanno istituito l’isola pedonale in viale Regina Elena (a Valdesi) dal circolo Albaria al club Lauria e un’area vietata alle auto nelle vie limitrofe alla piazza. Provvedimenti che saranno validi anche per quest'anno». E ancora, Stefano Santoro assessore al Turismo: «Sono d’accordo con una pedonalizzazione che vada dal Charleston a tutta la piazza. Mondello non può più sopportare per un’altra stagione l’incredibile e inutile traffico che non fa altro che sporcare, inquinare e macchiare l’immagine di una splendida borgata marinara. Si deve agire in fretta, siamo già in ritardo».

venerdì 8 aprile 2011

MILANO - SALONE DEL MOBILE 2011 Boschi, installazioni e negozi: i piaceri del Fuori Salone


Un'installazione che riproduce la nebbia e i canti degli uccelli, sgabelli in volo, e un giardino all'Isola

Bosco cittadino «Cuorebosco» è una stupefacente installazione multimediale che ricrea nella piazza milanese la nebbia e il canto degli uccelli.
PIAZZA SAN FEDELE, ORE 20-23.

Magico rame «Copper view» segna il debutto del rame nel mondo del design con le sue seducenti colorazioni dal rosso al verde.
VIA PONTACCIO 19, ORE 10-21.

Spazio al verde «Distretto Isola design ». Inaugurazione del 1˚ giardino di erbe spontanee, foto, ristoranti con menu bio e negozi con «vetrine giardino».
VIA PEPE E DINTORNI.

Dal Giappone «Architecture as a piece of nature» è la prima mostra che unisce cinema e architettura, presentando l’eccellenza della nuova generazione giapponese.
SPAZIO FMG, VIA BERGOGNONE 27, ORE 10-20

Temporary shop «Designjunction» unisce le nuove leve del design britannico, con marchi di arredamento, luci e accessori che espongono nell’ex fabbrica Riva Calzoni. C’è anche un temporary pop-up shop.
ZEGNA, VIA SAVONA 56A.

Sgabelli in volo «Zieta Bazair » è la prima installazione site- specific di Oscar Zieta in Italia: gli sgabelli Plopp volano nello spazio.
CARDI, C. DI PORTA NUOVA 38.

Piaceri floreali La Rinascente presenta SuperFlower, progetto di Vincenzo Dascanio che vede il fiore come un piacere da concedersi ogni giorno.
PIAZZA DUOMO, ORE 9-21.

Occhio al Belgio «Belgium is design» presenta per la prima volta tutte le Regioni del Belgio unite in una dichiarazione appassionata di amore per il design.
LOGGIATO PINACOTECA DI BRERA

Esordio da griffe Hermès per la prima volta al Salone con una collezione di interior design: mobili, tessuti da arredo, carte da parati, tappeti.
LA PELOTA, VIA PALERMO 10.

Ritratti «Design-re» mette in mostra i ritratti di 25 designer fotografati da 25 studenti dell’IIF: il designer è re e per l'occasione è messo a nudo.
ISTITUTO ITALIANO DI FOTOGRAFIA, VIA E. CAVIGLIA 3, ORE 14-21.30.

Dal Corriere della Sera

MILANO - Cinisello Balsamo- Pronti a costruire nuove case Così salveremo il Grugnotorto




La bozza del Pgt in approvazione a Cinisello contiene un aumento dei volumi edificabili sull'area dell'oasi. E' scontro tra i partiti della maggioranza per decidere quanto cemento concedere ai privati


Per salvare il parco del Grugnotorto si dovranno costruire nuove case. La notizia non è nuova, ma ora a certificarla è la bozza del nuovo Piano di Governo del Territorio di Cinisello Balsamo che addirittura prevede nuove volumetrie residenziali proprio all’interno del polmone verde, tra via Alberti e i caseggiati di Sant’Eusebio.

Ma non è questa la brutta notizia. Il peggio è che in vista della discussione del nuovo Pgt, nei partiti di centrosinistra che governano la città si è aperta una vera guerra sulle quantità di nuovo cemento da edificare per «ricompensare» Coop Lombardia, la società Fondi Rustici e poche altre società che detengono circa un milione di metri quadrati di aree.

Questi elementi sono emersi in modo chiaro martedì sera nel convegno «Il parco che c’è», promosso dall’amministrazione comunale per fare il punto sulle realizzazioni già avviate e per fissare gli obiettivi futuri, soprattutto in materia urbanistica e di acquisizione delle aree private. Il pubblico era quello della grandi occasioni. Tra uno sparuto gruppo di curiosi, c’erano tanti ambientalisti, pochi (anzi pochissimi consiglieri comunali), ma tutti i segretari e i dirigenti dei principali partiti.

E in effetti, quello dell’acquisizione delle aree è il principale problema di questo parco che, pur contando sulla carta su una superficie complessiva di 8 milioni di metri quadrati (2 milioni in più rispetto al fratello maggiore Parco Nord), è ancora in buona parte in mano a proprietari privati. Le zone realmente fruibili ai cittadini, soprattutto a Cinisello, sono ancora poche, e la loro acquisizione impone enormi sacrifici da parte delle amministrazioni comunali.

«Il parallelo tra Parco Nord e Parco del Grugnotorto è quasi automatico, anche se oggi non è più possibile farlo — ha spiegato Daniela Gasparini —. Se per il Parco Nord c’era stata una forte spinta dei Comuni che avevano fatto un maxi mutuo per fare proprie le aree private, oggi dobbiamo trovare soluzioni alternative. Penso ad esempio all’introduzione di una tassa di scopo, che potrebbe vedere partecipi tutti i cittadini che risiedono nei comuni del Parco. La scelta che noi faremo sicuramente è quella di trasformare il valore dei terreni del parco in volumi edificabili da cedere ai proprietari».

Lo strumento si chiama «compensazione», come ha spiegato nel corso dell’assemblea pubblica l’architetto Maria Grazia Folli, che sta redigendo il nuovo Pgt. «Le aree del parco potranno essere ammesse alla compensazione, come previsto della legge regionale 12. La norma ci consente di identificare il valore delle aree da acquisire a patrimonio pubblico e di offrire volumetrie all’interno o all’esterno delle aree, per compensare questi valori. Ai proprietari sarà offerta la possibilità di edificare nel margine est del parco, accanto a via Alberti e in altre zone identificate nella città». Tra queste compare anche parte dell’ex Ovocultura di via Matteotti.

di Rosario Palazzolo Da il Giorno

ROMA - l nuovo Palazzo dei Congressi di Massimiliano Fuksas: una storia tutta italiana.




‘In Cina si costruisce un aeroporto in due anni, a Roma per un museo o un auditorium ce ne vogliono più di dieci. Shenzen sta finendo, mentre sul Palazzo dei Congressi dell’Eur siamo appena al 32 per cento dell’importo lavori. C’è qualcosa che non va’. L’architetto di fama internazionale Massimiliano Fuksas proprio non ci sta e, dalle pagine del settimanale L’Espresso dove lui stesso cura la rubrica d’architettura che fu di Bruno Zevi, intervistato da Alessandra Mammì, lancia il suo ‘j’accuse’ alla Capitale; Qui, dice, si punta ad aggiustare, rimediare, senza pianificare niente. L’architetto non è noto per avere un carattere facile (è stato ampiamente riportato dalle cronache, all’incirca un anno fa, il suo presunto scontro in un ristorante romano con l’allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso), eppure questa volta sembra non avere tutti i torti. Ma, per capirci qualcosa, conviene cominciare dall’inizio.

Corre l’anno duemila quando lo Studio Fuksas si aggiudica un concorso internazionale, indetto da Comune di Roma e Eur spa, per la realizzazione del nuovo Centro Congressi da ventisettemila metri cubi da far sorgere nell’area compresa tra via Cristoforo Colombo, viale Asia, viale Shakespeare e viale Europa. Il progetto consiste in una suggestiva ‘nuvola’ di fibra di vetro e silicone (l’auditorium da 1.800 posti), una ‘non-forma’ sospesa all’interno di una teca di acciaio e vetro, trasparente, alta 32 metri e larga 75. A livello inferiore, la sala congressi vera e propria da 7.000 posti. Si prevedono, inoltre, a completamento del complesso, spazi per la ristorazione, un hotel e parcheggi sotterranei ed esterni. Simbolicamente lo si può leggere come un tentativo di far convivere razionalismo romano – la teca - e genialità barocca – la nuvola - , ma è, soprattutto, un progetto dei grandi numeri e delle grandi attenzioni, con enormi fondamenta, che richiede una precisione millimetrica in fase esecutiva. Una delle più grosse opere pubbliche degli ultimi anni.

Si tratta di un’operazione in grado di cambiare il volto dello storico quartiere voluto da Marcello Piacentini, che pure annovera già il vecchio Palazzo dei Congressi, capolavoro di Adalberto Libera. In realtà il Comune pensa in grande, vale a dire colmare la lacuna del turismo congressuale e attirare nella Capitale anche quest’importante fetta di mercato. Non è un caso che l’operazione si collochi all’interno di un rifacimento del look generale dell’Eur, che al progetto di Fuksas dovrebbe vedere affiancarsi anche un complesso di abitazioni e uffici firmato Renzo Piano, la demolizione delle due torri degli anni Sessanta (opera di Cesare Ligini), e una riqualificazione del famoso Palazzo della Civiltà.

Siamo, intanto, già al 2003 quando la Centro Congressi Italia – consorzio privato di proprietà del parlamentare e imprenditore barese Carmine De Gennaro – vince l’appalto per la costruzione dell’opera di Fuksas in project financing, cioè da realizzarsi con la partecipazione del Comune di Roma che attinge la sua quota dai finanziamenti per Roma Capitale. Sembra dunque che tutto sia destinato a procedere per il meglio e, si spera, in tempi brevi ma ecco l’amara sorpresa: la società di De Gennaro non si decide a dare il via ai lavori e, dopo due anni di rimpalli e scambi di accuse reciproche tra la Centro Congressi Italia e lo stesso Comune di Roma, getta la spugna. Nel frattempo, oltre ai tempi, sono cresciuti anche i costi, dai 130 milioni di euro calcolati nel duemila a ben 225 milioni. Fuksas comincia a spazientirsi e tuona, a ragione, contro la mancanza in Italia di una seria classe imprenditoriale.

E’ il 2007 quando la Società Italiana per Condotte d’Acqua vince la nuova gara d’appalto e subentra all’impresa di De Gennaro. Il cantiere apre ufficialmente a dicembre di quell’anno. I lavori dovrebbero durare sulla carta tre anni, in realtà, ne sono già passati quattro. Recentemente interpellato, Massimiliano Fuksas spera nella fine dei lavori per il 2012, importo totale 277 milioni di euro. Chissà se oggi rifarebbe il concorso sapendo quali lungaggini burocratiche e politiche lo attenderebbero. Ben tre sindaci hanno fatto in tempo ad avvicendarsi: Rutelli, il primo a credere nell’idea del centro congressi, Veltroni ed, infine, Alemanno.

Nel frattempo Roma è forse diventata una città più vivibile, con efficienti infrastrutture e un adeguato sistema di trasporti? Dispiace constatare che la città soffre di un evidente degrado e lo stesso Fuksas, tornando all’intervista de L’Espresso, parla di fatale indolenza ed auspica che si ricominci a parlare seriamente di infrastrutture ed urbanistica: ‘Roma, da un certo punto di vista, ha recentemente acquisito architetture culturali importanti come il MaXXI di Zaha Hadid, il Macro di Odile Decq, l'Auditorium di Renzo Piano. Ma, come ho detto, non ha un aeroporto degno di una metropoli di quattro milioni di abitanti (di cui solo 170 mila abitano il centro storico, nda). Il sistema dell'alta velocità, che dovrebbe connettere tutta l'Italia - Est con Ovest, Sud con Nord - si interrompe qui. Non ci sono mezzi pubblici veloci che colleghino le suddette architetture. Insomma: se si vuole un palazzo dei Congressi all'Eur bisogna subito pensare a come portarci i congressisti, che presumibilmente arrivano in aereo o in treno’.

C’è bisogno, dunque, non solo dei grandi musei, ma anche di una rete della metropolitana ben distribuita, di un aeroporto ben funzionante, di una pianificazione intelligente nello sfruttamento degli spazi pubblici. La buona architettura è anche quella capace di rispondere alle esigenze dell’uomo, nella consapevolezza che la città ideale non esiste ma può essere resa un posto più vivibile. Per concludere con le parole dell’architetto: ‘L’architettura del futuro verrà connotata in base a come saranno gli uomini del futuro. È un errore pensarla ancora come ad una disciplina autonoma. [..] Non avere una visione del futuro implica il perdere di vista la missione più importante dell’essere umano, ossia quella di fabbricare una società per gli altri’.

Da Arskey

giovedì 7 aprile 2011

MATERA - “I Sassi e Parco delle chiese rupestri”



Salvatore Adduce firma la bozza del Piano di gestione del sito Unesco “I Sassi e Parco delle chiese rupestri


Presentata bozza del Piano di gestione del sito Unesco
Matera E’ pronta una prima bozza del piano di gestione del sito Unesco “I Sassi ed il Parco delle Chiese rupestri di Matera” realizzato dall’Ufficio Sassi. Il documento è stato illustrato nel corso di una conferenza di servizi, svoltasi stamane in Sala Giunta, al termine della quale è stato sottoscritto un protocollo d’intesa con il quale i soggetti responsabili della gestione del sito si impegnano a lavorare per il completamento della proposta presentata dal Comune di Matera.

Il resto....

martedì 5 aprile 2011

MILANO - Parcheggi, 20 anni di ritardi in Città Studi






Documenti falsi, imprese fallite, danni alle case: lo scandalo dei cantieri sempre aperti

Due inchieste della Procura (domani arriverà la decisione su un rinvio a giudizio). Una causa civile milionaria (i palazzi intorno al «buco» sono da anni solcati dalle crepe). E poi «scambi» di lavori tra varie aziende per crisi finanziarie, fallimenti, ricorsi. Succede tutto lì, tra largo Rio de Janeiro e via Bazzini, dietro piazza Piola. Appena un chilometro quadrato, la zona di Milano più ristretta e allo stesso tempo più tartassata dalla costruzione di cinque parcheggi sotterranei. Qui ci sono oltre mille cittadini che hanno già versato anticipi per acquistare un box. E ora protestano. Come protestano gli altri cittadini, quelli che quei cantieri «distruttivi» sotto alcune tra le più belle piazze della zona non li volevano. A guardarli nell'insieme, i cantieri, il risultato è questo: tre progetti hanno accumulato un totale di oltre vent'anni di ritardi; due (quelli su cui indaga la Procura) non si può neppure stimare se e quando si faranno. Una relazione interna del Comune traccia oggi una dettagliata fotografia del «disastro parcheggi» in Città Studi.


La relazione. Il documento è datato 21 marzo 2011 e proviene direttamente dalla Direzione specialistica parcheggi di Palazzo Marino. Lo ha richiesto il Consiglio di Zona 3, che l'ha ricevuta a ridosso dello scioglimento. L'obiettivo era di convocare un consiglio straordinario aperto ai cittadini, che di fatto non si farà più. «Da questa risposta - spiega Matteo Certani, consigliere di Futuro e libertà - si evince chiaramente la situazione critica che hanno vissuto e che stanno vivendo molti quartieri. Sembra che occorrerà aspettare, purtroppo, ancora molto tempo e i disagi sono destinati a gravare su tutti i cittadini, sia quelli a favore dei box, sia quelli contrari».

I danni e i ritardi. I lavori in via Ampère sono fermi da oltre cinque anni, un'impresa esecutrice è fallita, ma il disastro lo ha provocato all'inizio: i «tiranti» del cantiere hanno agganciato e fratturato i muri del condominio al numero 9, sono partite denunce e richieste di risarcimento danni. La giunta, il 4 febbraio, ha approvato una variante al progetto - quattro piani anziché cinque, meno box ma più cari - e tuttavia resta ancora impossibile indicare una data di consegna: il Comune sta aspettando dal concessionario «i necessari documenti» per la firma della convenzione. Altrove, negli autosilo di via Bazzini e piazza Novelli, la data di «fine lavori» c'è, ma aggiornata sui guasti del passato: primavera 2012 e primo semestre 2013. Con cinque anni di ritardo.

Le indagini. Sono due «procedimenti penali» a bloccare dal novembre 2008 i cantieri di piazza Bernini e largo Rio de Janeiro. Dietro alle autorizzazioni, secondo la Procura, ci sarebbero «strani» passaggi burocratici e anomalie nell'iter di approvazione: in entrambi i casi il concessionario dei box ha presentato in Comune un nuovo progetto definitivo. È un passo, ma non basta. Il Comune e le imprese devono ancora «risolvere le problematiche» sul vincolo culturale che tutela le piazze prima di consentire la riapertura dei cantieri. Quanto ci vorrà a finire i box, oggi, è inutile chiederlo: «Solo dopo il rilascio della nuova autorizzazione paesaggistica» sarà possibile «definire una tempistica per la ripresa e il completamento dei lavori». Tribunale permettendo.
Gianni Santucci
Armando Stella

Dal Corriere della Sera

lunedì 4 aprile 2011

ROMA - Restauro del Colosseo, Alemanno: «Accordo di massima trasparenza»


Dopo l'articolo sul "il Fatto Quotidiano": «La Tod's ha diritto esclusivo per l' uso commerciale del monumento».

Tutto è stato fatto nella massima trasparenza e gestito dai massimi vertici dei Beni culturali». Il sindaco di Roma Gianni Alemanno interviene in riferimento all'accordo stipulato con l'imprenditore Della Valle per il restauro del Colosseo. E continua: «Ci abbiamo messo quasi un anno a perfezionare la procedura che ha permesso al gruppo di Della Valle di concedere questa sponsorizzazione di 25 milioni». Alemanno si fa sentire dopo il servizio pubblicato da ilFatto Quotidiano nel quale è riportato che in base all'accordo stipulato da Della Valle per il restauro del Colosseo, tra l'altro «la Tod's avrà per 15 anni il diritto esclusivo sull'utilizzazione commerciale dell'immagine del Colosseo». Dall'articolo de il Fatto emerge anche che la Uil ha presentato un esposto alla Procura di Roma e alla Procura della Corte dei Conti, citando una richiesta presentata dalla Volkswagen di usare il Colosseo per il lancio di un nuovo modello e sospesa a causa dell'accordo con la Tod's.

Il resto sul Corriere della Sera