IL PROGETTO, PRIMO «SÌ» IN COMUNE PER LA COSTRUZIONE DI UN EDIFICIO ALTO SETTE PIANI IN VIA RIBERI
Ci sarà solo una fessura per vedere il monumento in tutta la sua altezza
La buona notizia è che resterà una fessura, seppur minuscola, per fotografare la Mole da testa a piedi. Per il resto, il grande caseggiato che sorgerà in via Riberi 6 angolo via Gaudenzio Ferrari 12 ha l’aria di un’astronave calata in uno spazio già saturo di cemento. In un fazzoletto di terra di neanche 800 metri quadri, sta per essere costruito un doppio palazzo di sette piani, proprio in faccia all’edificio storico dell’Antonelli. Un «bestione», come l’hanno definito i cittadini del quartiere, che promette di togliere il fiato e soffocare definitivamente la vista del monumento simbolo della città.
Il Comune ha già detto un primo sì in commissione; la discussione in Consiglio è rimandata a dopo le elezioni. Intanto, la preoccupazione tra i residenti cresce. Con l’esigenza di far cassa, infatti, in una delle ultime cartolarizzazioni, Palazzo Civico ha messo in vendita lo stabile ora esistente di sua proprietà, realizzando oltre 2 milioni di euro con un’asta pubblica. Obiettivo: riconvertire l’area a edilizia privata. L’unica condizione: «L’edificio dovrà integrarsi con il tessuto urbano esistente», ha sentenziato, in accordo con la Soprintendenza, che ha richiesto di inserire nella variante urbanistica l’obbligo di lasciare uno scorcio per poter fotografare la Mole per intero da via Sant’Ottavio. Uno spazio di pochi metri verrà garantito tra il nuovo palazzo e quello a fianco.
Parere positivo anche dalla Circoscrizione: «Sarà un edificio piacevole - commenta il presidente Massimo Guerrini -, con corte interna e tre piani di garage interrati. Il Comune ci guadagna, prendendo anche alti oneri di urbanizzazione». Sul profilo amministrativo, finora, tutto sembra filare nella direzione del sì al progetto. Di tutt’altro avviso i residenti. Preoccupati di veder sparire dai loro balconi, insieme al sole, anche il monumento caro ai torinesi. «Sono indignato - dice Edoardo Moriondo, residente -, il palazzo mi chiuderà il cielo per sempre». E Mauro Barrera, abitante in via Gaudenzio Ferrari: «È assurdo riempire ancora l’unico angolo da cui i turisti si fermano ad ammirare la Mole».
Per protesta, i cittadini stanno costituendo un comitato, pensando di intentare causa al Comune. Al coro dei «no» si unisce il professore Nicola Tranfaglia, che nel quartiere è proprietario di uno studiolo. Tra estetica ed economia, lui sceglie la prima: «I fondi per ripianare i debiti del Comune si trovino altrove. Non si può speculare a spese della Mole, che resta ancora il monumento centrale e più conosciuto al mondo della nostra città».
Da La Stampa
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