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giovedì 5 maggio 2011

TORINO - Mole "oscurata", Comune contro Soprintendenza



L'assessore Viano: stufi delle loro retromarce




andrea rossi da La Stampa


Dopo un mese di polemica contro il «mostro» che oscura la Mole - così residenti e ambientalisti hanno ribattezzato il palazzo moderno che sorgerà tra via Ferrari e via Riberi - l’assessore all’Urbanistica Mario Viano, uno che non le manda a dire, ha perso la pazienza. E ha deciso di passare al contrattacco. «Siamo un po’ stufi di trovarci alle prese con una Soprintendenza che prima detta le linee, prescrive, e poi si smarca. Ci dicano che cosa vogliono fare».

Sbollita la rabbia ha preso carta e penna e scritto una lettera, giusto per sgomberare il campo da alcuni equivoci. Primo: «Nessun abominio: semplicemente si è deciso di sostituire un’edificazione obsoleta in un lotto urbano, secondo le regole di costruzione della città storica».  Secondo: gli uffici dell’Urbanistica hanno agito in piena sintonia con il piano regolatore del 1995 e con tutti quelli che l’hanno preceduto, dall’inizio del Novecento. «La variante non modifica in alcun modo le “regole” che riguardano le altezze massime e gli allineamenti delle costruzioni». Insomma, stessa altezza e stesso ingombro dei palazzi circostanti.

Con la terza annotazione Viano si toglie il primo sassolino dalle scarpe: è stata la Soprintendenza a chiedere la modifica del progetto che oggi scatena proteste e raccolte firme. «Hanno chiesto di salvaguardare il cono visuale sulla Mole da via Sant’Ottavio. Una visuale, va detto, non storicamente costituita, ma semplicemente riscontrata nei fatti, e tuttavia ritenuta degna di salvaguardia». Dopo non poche mediazioni con i progettisti dello studio «Negozio Blu» si è raggiunto l’accordo, con la benedizione dalla Soprintendenza: il nuovo edificio non avrebbe oscurato la vista sulla Mole da via Sant’Ottavio; in compenso l’ala che non interferiva con il monumento avrebbe potuto essere sopraelevata.

Nella trattativa il Comune non toccò palla. Non era nemmeno parte in causa. Decisero tutto Soprintendenza e progettisti. Ecco perché il tira e molla degli ultimi giorni a Palazzo di Città ha sollevato un bel po’ d’irritazione. E la possibile marcia indietro della Soprintendenza - motivata dalla rivolta contro l’edificio - ha creato non poco fastidio. «Se la Soprintendenza deciderà di tornare al progetto “ordinario” noi siamo disponibili», ripete Viano. Purché - è il ragionamento del Comune - la si smetta di addossare le responsabilità a chi ha messo a punto la variante. O di gridare al sacrilegio.

Nella sua lettera l’assessore passa al contrattacco: «Tutti i piani regolatori del Novecento hanno trattato gli isolati adiacenti la Mole in termini ordinari, secondo le regole che hanno costruito la città storica: altezza stabilita in rapporto alla larghezza delle vie, e costruzione in cortina continua sul fronte strada. La Mole è stata realizzata su un isolato urbano “ordinario”, non su una piazza o su una spianata, e come parte del tessuto urbano è sempre stata “vissuta”».

Insomma, per Palazzo Civico qualcuno ha voluto montare una tempesta in un bicchier d’acqua. E altri - la Soprintendenza - che pure avevano avallato, anzi indotto, la soluzione oggi contestata, ora sembrano fare marcia indietro lasciando il Comune con il cerino in mano. A Palazzo di Città non ci stanno, rivendicano di aver agito secondo le regole, sbandierano i piani regolatori. «Il fatto che l’angolo in questione non sia stato costruito in passato secondo le regole previste dal piano regolatore, è un puro “accidente della storia”», chiosa Viano. «Nulla ha a che fare con la preservazione di visuali altro».

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