Il Quarto Stato per attraversare il 900
Il quadro di Pellizza da Volpedo icona del nuovo museo che s'inagura a Milano. Un secolo di arte
Se Museo del 900 dev’essere, allora bisogna effettivamente partire da una data, da quel 1901, anno in cui Pellizza da Volpedo terminò un celebre dipinto, Il Quarto Stato, che sancisce per sempre la fine di un’epoca e ne dà inizio a un'altra, con quei lavoratori che avanzavano in sciopero verso il “sol dell’avvenir”. Sarà proprio quest’icona della pittura (tutta giocata nei toni dell’ocra e del bruciato, come se i personaggi stessero emergendo dalla terra, sulla quale camminano) ma anche di un periodo storico, ad essere il simbolo artistico di questo nuovo Museo del 900 a Milano, terminato in 1100 giorni, e che dal 6 dicembre accoglierà il pubblico (fino a fine febbraio la visita è gratuita).
SECONDO I LUMIERE - Il dipinto de Il Quarto Stato ha cambiato per sempre sede: dalla Galleria di Arte Moderna a Villa Reale è stato collocato ora in questo museo con una movimentazione che ha richiesto una giornata intera di lavoro (foto mostrano le complicate fasi di “trasloco”). Ma qui sarà però “sotto vetro” (prima non lo era) in una nicchia nera e che si affaccia sulla rampa ad anello ovale che conduce ai piani superiori. Una sosta obbligata, di “culto” pubblico, e certo creerà un po’ di ressa davanti all’immagine (visibile anche dall’esterno dell’edificio).
VISIONI - Ma, prima e dopo questa visione emblematica del 900, ce ne sono altre due: venendo dalla metropolitana (c’è un ingresso che porta direttamente al museo) s’incontra la fontana di de Chirico ( I Bagni misteriosi) alla quale è stata restituita una dignità (era in disarmo nei giardini davanti alla Triennale ed è stata finalmente restaurata). E per vedere com’era la Milano di allora, ecco un filmato prodotto dai fratelli Lumière, girato nel giardino dell’ hotel Diana in estate, con i milanesi accaldati che si tuffavano in piscina.
DALLE OSSA DELL'ARENGARIO - Ricavato dalle “ossa” dell’ex Arengario, questo museo (progettato da Portaluppi, Magistretti, Muzio e Griffini e ora ritrasformato da Italo Rota con Fabio Fornasari) è un edificio che da 65 anni è alla ricerca di un’identità adulta, che ha finalmente trovato (negli anni Venti doveva essere museo della nascita del Fascismo, poi negli anni Ottanta fu anche Palazzo del Turismo). 8500 metri quadrati di spazi, di cui 4500 espositivi, un ristorante, 28 milioni di euro spesi. Dal 6 dicembre, il museo accoglierà il pubblico, con una ricca collezione di 350 opere dei nomi più celebri del panorama italiano e celebrati anche all’estero (Morandi, Melotti, Fontana, Marini, Sironi, Campigli, De Pisis e Licini il cui Angelo ribelle è in “dialogo” con la Madonnina attraverso un lucernaio) arrivando anche a considerare i maestri del nostro tempo più contemporaneo.
CON GLI OCCHI AL DUOMO - Come Colombo, Manzoni, Anselmo, Pistoletto, Merz, Penone e Paladino che qui interverrà con un’installazione: cento scarpette d’argento che “correranno” su un pilastro, dal basamento fino in alto. Lucio Fontana è sicuramente la star di questo nuovo museo, passando sul sagrato del Duomo basterà alzare gli occhi al cielo per incrociare il suo arabesco al neon.
Francesca Pini
Dal Corriere della Sera