Sul Tevere, un arco d’acciaio fra le arti
Riservato a pedoni e mezzi pubblici, il nuovo
collegamento sarà inaugurato il 21 aprile 2011
Nell'antica Roma la carica istituzionale più importante era Pontefice Massimo. Si voleva sottolineare così il ruolo di chi aveva l'incarico di «fare ponti» oltre che sul sacro Tevere nell'intero mondo conosciuto. Simbolo di pace e prosperità, il ponte è l'immagine che ricorre nelle banconote dell'Unione Europea ed ora la Capitale aggiunge, per il prossimo compleanno del 21 aprile, un altro ponte alla sua millenaria collezione (47 in tutto) quasi a voler ribadire, in tempacci di crisi come questi, la volontà di sperare nel futuro. Collegamento per pedoni e mezzi pubblici tra lungotevere Flaminio e lungotevere Cadorna, il Ponte della Musica è ormai quasi pronto all'uso.
E' prossima la colata di cemento che fisserà alle sponde gli archi d'acciaio di sostegno, al momento ancora appesi a torri provvisorie. Da gennaio si passerà alle rifiniture ed ai collaudi.
Ce n'ha messo di tempo per «nascere» il ponte che collegherà le moderne architetture di Piano (Auditorium), della Hadid (Maxxi), di Nervi (Palazzetto dello Sport) e di Libera (Villaggio olimpico) al razionalismo di Del Debbio e Moretti (Casa delle Armi) in area Foro Italico. Fu previsto fin dal Piano regolatore del 1916 e sempre confermato tranne che dal Prg del 1962. Il sindaco Rutelli ne ripropose la realizzazione aprendo un concorso internazionale (1999). Veltroni l'ha mandato avanti ed Alemanno, che ha avviato il cantiere (IX-08), lo inaugurerà. Forse entro il 2011 sarà pronto anche il ponte pedonale della Scienza, al Gazometro.
L'opera ha impegnato poco meno di otto milioni. E' in acciaio, ad una arcata. Il progetto è inglese, dello studio Buro Happold (ingegnere Davood Liaghat, architetto Kit Powell Williams), quello del Millennium Dome di Londra, cui è stato associato lo studio romano Lotti & Associati. In qualche misura ricorda uno dei tanti bellissimi ponti di Santiago Calatrava. Il ponte della Musica è nei pressi dell'antichissimo ponte Milvio (III secolo a.C.) e del ponte Pietro Nenni (o «del metrò», lungo 121 metri), progetto di Luigi Moretti (1980). L'immagine del ponte, i cui lavori sono stati appaltati nel 2001, ricorda dall'alto una foglia dal lungo ovale.
La lunghezza è di 190 metri, i due archi (conci saldati a tubo di m.1,4 di diametro, spessore 4 centimetri) hanno una luce di 160 metri: provengono da un'acciaieria di Treviso. Larga 14 metri alle opposte sponde, l'opera si ingrandisce al centro raggiungendo i 22metri. L'impalcato (pavimento) è alto solo un metro e mezzo il che fa di questo ponte, subito a valle del sottile Duca d'Aosta di Vincenzo Fasòlo, una struttura molto leggera. Marco Corsini, assessore all'Urbanistica, potrebbe essere definito «l'uomo del Ponte» : ha seguito, come assessore ai Lavori Pubblici, la realizzazione del quarto ponte di Venezia, la magnifica struttura di Calatrava, ed ora sta portando a compimento la «doppietta» romana. «A Roma ci dovrebbero essere più ponti: in fondo quello della Musica si colloca in uno spazio di un km e mezzo tra il Duca d'Aosta e il Risorgimento. Si congiungono così due aree culturalmente importanti e vengono facilitati i rapporti tra due quartieri, Flaminio e Delle Vittorie, poco amalgamati. Inoltre ai due piedi del ponte sorgeranno due "piazze" pedonali che faranno rivivere il rapporto con il fiume».
Corsini, che guida la visita in anteprima del Corriere alla nuova struttura sporgendosi pericolosamente dalle impalcature, non teme polemiche sulla realizzazione di un progetto di linguaggio contemporaneo presso il centro storico né critiche per il ricorso ad un architetto straniero. «Si tratta di vecchie questioni di retroguardia. Ogni epoca deve lasciare la sua genuina impronta architettonica, per carità: niente posticci. Quanto al resto, anche stavolta Roma mostra di essere una città di cultura che non bada alla nazionalità del talento». L'assessore garantisce che il sindaco Alemanno condivide in pieno. Lui, che faceva battaglie, per così dire, «di retroguardia» (Ara Pacis da abbattere, prima gli architetti italiani), ora col ponte della Musica è passato all'avanguardia. Ed è diventato pure «pontefice». Meglio di così.
Giuseppe Pullara Dal Corriere della Sera
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