ARCHEOLOGIA E TAGLI AL BILANCIO
Per la Domus Aurea un altro anno di lavori
Mura e acquedotti a rischio infiltrazioni, ma i fondi non bastano neppure per gli interventi di sicurezza in corso
ROMA - Dopo il disastro di Pompei, l’incubo crolli preoccupa la Capitale. A Roma è ancora vivo il ricordo del crollo alla Domus Aurea, nel marzo scorso, che fortunatamente riguardò le «sostruzioni traianee», gallerie abbastanza lontane dal cuore del monunento. E il problema dei cedimenti si è materializzato anche al Palatino - in un muro cinquecentesco degli Orti Farnesiani che si sbriciolò per infiltrazioni d’acqua - e nelle Mura Aureliane, colpite ripetutamente in più punti: in maniera più grave nell'autunno 2001. Finora però a Roma è stato risparmiato uno scempio come quello di Pompei.
INTERVENTI PER 3,5 MILIONI - Oggi, tuttavia, gli esperti tornano a interrogarsi sul futuro dei monumenti capitolini: in particolare su quello della Domus Aurea. A che punto siamo con gli interventi? E come sta il resto del patrimonio archeologico? Alla Domus Aurea sono in corso due interventi speciali, uno guidato dall’ingegnere Luciano Marchetti e l’altro dalla sovrintendenza archeologica con l’archeologa Fedora Filippi.
Dei due, il più esteso e rilevante – grazie a un finanziamento di 3,5 milioni e a una legge speciale - è il primo, quello coordinato da Marchetti: riguarda l’area che era visitabile dal pubblico e chiusa ormai da tre anni. «In questo cantiere – spiega Luciano Marchetti – ci occupiamo della messa in sicurezza delle murature e della realizzazione del drenaggio delle acque in superficie. L’intervento è in corso, per concluderlo occorrerà ancora un anno e mezzo».
RIAPERTURA LONTANA - Ma per la riapertura della Domus Aurea bisognerà aspettare ancora: «C’è da realizzare la musealizzazione definitiva del sito», spiega Marchetti. Eppure la Domus Aurea è solo uno dei punti dolenti dell’archeologia romana. Con un patrimonio esteso come quello dell’antica Roma il problema dei rischi è purtroppo molto esteso.
Il commissario straordinario all’area archeologica di Roma, Roberto Cecchi, cita subito un dato che dovrebbe rinfrancare: in un anno e mezzo di commissariamento sono stati avviati, sotto la sua guida, 70 cantieri. «Sono i cantieri sulle emergenze via via sottolineate dai funzionari della Sovrintendenza – spiega il commissario Cecchi -. Ma l’occhio dei funzionari, per quanto importante, non è sufficiente. Ecco allora che abbiamo promosso un lavoro di ispezione generalizzato».
TIMORE DI CEDIMENTI - «La possibilità che i crolli registrati a Roma possano ripetersi - sottolinea Cecchi - ci ha spinto a promuovere questo screening. Al momento non abbiamo ancora una visione generale. Per averla dovremo aspettare ancora un anno. La visione parziale ci dice comunque che le risorse per la manutenzione ordinaria sono drammaticamente poche. La sovrintendenza speciale di Roma ha qualche risorsa, certo, ma non risorse sufficienti al bisogno».
Cecchi cita uno dei suoi cantieri, avviato da poco, sulle arcate dell’acquedotto Claudio: «Un intervento finanziato con un milione e mezzo di euro, solo per un pezzetto. Il problema dei grandi acquedotti romani resta un problema aperto...». In conclusione: ancora un anno per la radiografia del patrimonio archeologico dell’Urbe. Ma già una secca constatazione: siamo a secco per i finanziamenti.
Paolo Brogi
Dal Corriere della Sera
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