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martedì 18 maggio 2010

TORINO - L'Oval c'è, ma serve un progetto


Mano tesa del Lingotto al Salone
"L'Oval c'è, ma serve un progetto"
Picchioni punta a una grande Piazza Italia nel padiglione. L'ampliamento consigliato anche dai numeri, cifre da primato pur ridimensionate rispetto a quelle dei giorni scorsi

L'oval è lì, è nostro". Nel giorno del bilancio, del record annunciato e battuto con 315.013 visitatori ma anche del minuto di silenzio per i morti dell'Afghanistan, il direttore del Lingotto Fiere Andrea Varnier scioglie le brine e annuncia che con il progetto del Padiglione Italia l'ipotesi Oval con passerella di collegamento allestita potrebbe concretizzarsi. Una dichiarazione che fa brillare gli occhi a Rolando Picchioni, che vede avvicinarsi il sogno di una grande piazza dedicata all'Italia "nella quale dovrebbe avere un ruolo attivo il comitato Italia150". Un progetto, un'idea lanciata per primo da Gian Giacomo Migone sulle pagine di Repubblica, che per puntare alla massima ambizione riporterebbe indietro le lancette del tempo al 1961, anno dell'Expo torinese a Palazzo Esposizioni.

Il 28 maggio Picchioni e Varnier si incontreranno per cominciare ad affrontare la questione, ma il direttore del Lingotto aggiunge subito che la materia è complessa, che il piano potrebbe realizzarsi a condizione che con la Fondazione del Libro si possa costruire una programmazione equilibrata, che offra garanzie per riempire i 20mila metri quadrati di spazio dell'Oval. "Gli editori e i visitatori sono per tradizione conservatori, anche il minimo cambiamento potrebbe disorientarli e produrre risultati negativi". Massima cautela dunque, suggerisce Varnier "il rischio sarebbe quello di svuotare il Lingotto per riempire l'Oval e questo proprio non possiamo permettercelo. Anche perché nel frattempo potrebbe partire il cantiere per la costruzione del quarto padiglione previsto per il 2013 "e certo non sarebbe affatto gradevole far transitare i visitatori dal Lingotto all'Oval passando in mezzo ad un cantiere". Il neo assessore regionale Coppola per il momento sembra ottimista ma sta a guardare: "Tutte le buone idee sono bene accolte ma devono essere affrontate con attenzione".

Dubbi tanti dunque, ma i numeri di quest'anno alla fine devono aver conquistato anche il prudente Varnier. Cifre da record, anche se contenute rispetto a quelle circolate nei giorni scorsi. Il bilancio, ma nel pomeriggio manca ancora il calcolo dei biglietti venduti ai visitatori dell'ultima ora, si chiude con un segno positivo del 2,34 per cento in più, 7.350 biglietti in più dello scorso anno. Resta invece molto significativo l'aumento delle vendite, una percentuale che oscilla attorno al 20 per cento con picchi del 40. Cifre che, per il direttore editoriale del Salone Ernesto Ferrero, significano un segnale importante e in controtendenza con la crisi e le flessioni registrate in altri appuntamenti internazionali importanti come Parigi. Un riconoscimento al pubblico del Salone "che - dice Ferrero - partecipa con passione civile agli incontri, a dimostrazione che c'è un Paese che ha voglia di farcela". Un tavolo istituzionale con i vertici della Fondazione del libro Picchioni e Ferrero e - in assenza del sindaco Chiamparino e di Roberto Cota (Antonio Saitta ha scelto di restare fra il pubblico) - dei tre assessori alla Cultura.

Un'occasione per l'assessore provinciale Ugo Perone di lanciare la sua proposta di un Salone che si rinnova durante l'anno, con appuntamenti di approfondimento che consentano a scrittori, editori e giornalisti di tornare a reincontrarsi e a Fiorenzo Alfieri di annunciare che questo, comunque vadano le elezioni del marzo 2011, sarà il suo ultimo salone. Un momento di leggerezza quando Picchioni ricorda a Coppola la frecciatina della mattinata durante la premiazione a Lingua Madre: "Ha partecipato così tanto in questi giorni che, anche se aveva qualche debito formativo nei confronti del libro, lo ha di sicuro colmato". Una battuta non molto riuscita, ci ha scherzato su Coppola, "così i giovani scrittori di Lingua Madre alla loro prima esperienza non si saranno certo sentiti incentivati a continuare".

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