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venerdì 29 ottobre 2010
MILANO - Urbanistica, la battaglia di autunno una pioggia di "osservazioni" sul Ptg
IL FUTURO DI MILANO
Il Comune mobilita 100 architetti e avvocati per rispondere ai rilievi che verranno dai cittadini
Il piano prevede 6 milioni di metri quadrati di cemento. Il Pd: "Così concepito non passerà"
di ALESSIA GALLIONE
Si giocherà tutta nel rush finale la battaglia dell’urbanistica d’autunno. Il secondo round del Pgt si è aperto il 15 settembre e si concluderà il 15 novembre: due mesi a disposizione della città per presentare le richieste di modifica alle regole per la Milano dei prossimi vent’anni. Una macchina, quella delle osservazioni, che sta ancora scaldando i motori. Per ora negli uffici dell’amministrazione ne sono arrivate 46, niente rispetto alle migliaia che lo stesso Comune si attende. Una valanga di carta che potrebbe essere consegnata tutta insieme, negli ultimi giorni, tra code e ingorghi amministrativi che rischiano di rendere ancora più difficile la corsa del Piano di governo del territorio verso il voto finale (entro il 14 febbraio del 2011).
Ma la giunta vuole procedere a tappe forzate e rispondere a quelle migliaia di richieste in un mese. Tanto che a Palazzo Marino si sono preparati con una task force di cento esperti tra architetti e avvocati. Pronti a chiamarne altri cento (tra i dipendenti del settore andati a scuola di Pgt) in caso di emergenza. Perché, spiega l’assessore allo Sviluppo del territorio, Carlo Masseroli, «Milano ha bisogno del Piano e l’amministrazione si è attrezzata perché il percorso sia terminato in tempi brevi».
A presentare le osservazioni saranno singoli cittadini, comitati, associazioni di categoria, professionisti. E la mobilitazione è partita. ChiamaMilano, l’associazione di Milly Moratti, ha allestito nelle sede di largo Corsia dei Servi anche un “laboratorio delle osservazioni” con una squadra di esperti: «È un servizio che mettiamo a disposizione di tutti — spiega il consigliere comunale di Milano Civica — C’è grande fermento, tanta gente viene a esporre il proprio punto di vista. Purtroppo la nostra amministrazione segue un percorso inverso a quello del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che realizzerà un piano partendo dalle osservazioni dei cittadini». Anche Masseroli, che ogni venerdì riceve i cittadini all’Urban Center, conferma l’interesse: «L’agenda degli incontri è sempre piena, pensiamo di prolungare questo appuntamento oltre il 15 novembre».
Adesso il Comune dovrà valutare, accogliendola o rigettandola, ogni osservazione. Un’operazione che Masseroli vuole chiudere in un mese. Poi le modifiche torneranno in aula per l’approvazione finale del documento. Il centrosinistra chiederà che vengano discusse una ad una, la maggioranza spingerà per accelerare. «Credo che il tempo dell’ostruzionismo debba lasciare spazio a quello della responsabilità», dice Masseroli. Ma il Pd, con il capogruppo Pierfrancesco Majorino, avverte: «Se la maggioranza sarà disponibile a modifiche radicali avremo un atteggiamento dialettico. Altrimenti saremo costretti all’ostruzionismo. Anche perché questo Pgt è da riscrivere, e lo faremo noi dopo le elezioni».
Da La Repubblica
ROMA - Cassonetti pieni e strade sporche ecco la città della spazzatura
fotodiroma.wordpress.com
Cassonetti sempre pieni, marciapiedi diventati discariche a cielo aperto, flop della differenziata. Le promesse di Alemanno: "A fine 2008 avremo un sensibile miglioramento riguardo alla pulizia". Proteste di cittadini e associazioni: "L'Ama deve garantire standard adeguati"
di LAURA MARI
Sporca. È l'aggettivo che con più facilità indica la Capitale per quanti, sia di notte che di giorno, passeggiano nelle strade del centro o della periferia. Senza distinzioni tra quartieri residenziali e non, l'immagine è sempre la stessa: cassonetti della spazzatura indifferenziata colmi di rifiuti non raccolti da giorni, sacchi abbandonati nei vicoli e persino vecchi elettrodomestici accatastati accanto ai secchi dei quartieri più periferici. Ogni zona, insomma, ha il suo angolo del degrado che in realtà spesso assomiglia ad una vera e propria zona franca del decoro e della pulizia.
In via Antonio Serra, quartiere Fleming, i rifiuti depositati nei cassonetti neri arrivano spesso a creare un cumulo di sporcizia che coprono persino la targa di marmo con il nome della strada. Evidentemente, il numero dei cassonetti non è sufficiente per la quantità di rifiuti gettati da residenti e attività commerciali e il passaggio dei camion dell'Ama dovrebbe forse essere più frequente. Analoga situazione in via Carlo Alberto, quartiere Esquilino, dove venerdì scorso dopo le ore 23 c'erano più di dieci scatoloni di cartone gettati accanto ai cassonetti e ricoperti da altrettanti sacchi di rifiuti abbandonati in mezzo alla strada. Scene di ordinario degrado notturno che si ripetono anche in via Bertoloni, quartiere Parioli, ma anche in pieno centro: in via Quattro Fontane e a pochi metri da piazza del Parlamento, ad esempio, i turisti di notte passeggiano tra sacchi dei rifiuti non raccolti.
Ma anche in pieno giorno la situazione è vergognosa. In via Caterina Usai, nel quartiere periferico di Ponte di Nona, c'è una vera e propria discarica a cielo aperto: accanto ai cassonetti verdi, infatti, sono stati abbandonati (e mai raccolti) divani e frigoriferi. In via Tiburtina, invece, i sacchi dei rifiuti costeggiano la carreggiata, così come in via dell'Acqua Vergine (zona CollatinaLa Rustica). Scatoloni ammucchiati tra i cassonetti e i marciapiedi, invece, sono la regola in via Val Chisone (quartiere Montesacro), dove i secchi della raccolta differenziata non vengono svuotati quotidianamente.
Da La Repubblica
FIRENZE - Un "corridoio" segreto da Annigoni alle Murate
Da Wikipedia (le Murate)
Palazzo Vecchio approva il progetto di un percorso pedonale tra via dell'Agnolo e piazza Ghiberti.
Lavori da febbraio, quasi 250 mila euro. Via libera anche al rifacimento di via San Bonaventura.
Un corridoio nascosto, che consentirà di unire via dell'Agnolo e le Murate a largo Annigoni attraverso la facoltà di Architettura. Passando da un cancello e da un terreno vuoto incastrato tra l'aula bunker e i laboratori di Architettura e sbucando nei pressi dell'entrata del parcheggio sotterraneo. E' il progetto appena approvato da Palazzo Vecchio.
La nuova sistemazione deriva dalla decisione del Comune di non procedere con il trasferimento del mercatino di piazza dei Ciompi. Il cuore dell’intervento è la realizzazione di un percorso pedonale che collega largo Annigoni con via dell’Agnolo, intervento già previsto nell’ambito del progetto unitario relativo alla piazza (oggetto di un concorso internazionale di architettura) e che assume adesso un maggior valore in relazione alla nuova sistemazione dell’area. Il percorso si svilupperà all’interno del terreno della Facoltà di Architettura, messo a disposizione dall’Università sulla base di una convenzione, e collegherà due luoghi oggetto di importanti interventi di riqualificazione urbana, ovvero il complesso delle Murate e largo Annigoni. Inoltre con questo intervento il cittadini che si recheranno alle Murate potranno utilizzare il parcheggio Sant’Ambrogio posto sotto Largo Annigoni. Senza dimenticate che su via dell’Agnolo si affaccia anche l’ex monastero di Santa Verdiana, oggi sede della Facoltà di Architettura. Il percorso pedonale rappresenta il primo lotto dell’intervento per uno stanziamento di 264.000 euro.
Ieri la giunta comunale, su proposta dell’assessore alla mobilità e manutenzioni Massimo Mattei, ha approvato anche altre delibere in materia di lavori sulle strade. Come via San Bonaventura: l’intervento prevede il risanamento della carreggiata e del marciapiede. Quest’ultimo sarà anche allargato e verrà realizzato ex novo nel tratto di fronte all’ex convento di San Bonaventura. Il tutto per un investimento di 330.000 euro. I progetti a contratto aperto, invece, prevedono interventi di manutenzione di carreggiate e marciapiedi che saranno definiti dagli uffici del Comune sulla base delle segnalazioni che arriveranno da parte della Polizia Municipale, dei cittadini e di altri uffici. In totale sono stati stanziati 1.400.000 euro da spendere nel 2011 e 2012.
Da La Repubblica
BOLOGNA - Il Saie apre nel segno di Obama
Scommessa verde per le costruzioni
Apre il salone dell'edilizia, in fiera a Bologna fino al 30 ottobre: 1500 espositori e un convegno con Michelle Moore, collaboratrice del presidente Usa. E nel padiglione 29 un bosco di 2mila metri quadrati
di SARA SCHEGGIA
Un taglio del nastro nel segno di Obama e della scommessa sulla green economy. Si apre oggi il Saie, il salone internazionale dell'edilizia, con un convegno che vedrà in prima fila Michelle Moore, collaboratrice del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, voce "ecologista" alla Casa Bianca e membro dell'ufficio esecutivo Ambiente del Governo Usa. Un'occasione per delineare gli scenari futuri del settore delle costruzioni, sempre più improntato alla sostenibilità energetica. Il Saie proseguirà in fiera fino al 30 ottobre, con circa 1500 espositori, contando quest'anno di attirare a Bologna 7000 visitatori da oltre cento paesi.
L'incontro di apertura della 46esima edizione del salone dedicato all'edilizia è stato battezzato "Progettare e costruire il futuro", previsto oggi alle 10 alla Gallery Hall 25-26. Oltre all'americana Moore, braccio destro di Obama nelle questioni ambientali, ci saranno anche il presidente di Bologna Fiere Fabio Roversi Monaco, il Governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani, il presidente di Impregilo Massimo Ponzellini, il numero uno dell'Ance Paolo Buzzetti e il direttore dei Servizi per l'Industria e l'Infrastruttura del World Economic Forum, Arun Eapen. Il "gotha" delle costruzioni, dunque, riunito a Bologna per fare il punto sulla situazione del settore, colpito duramente dalla crisi ma in ripresa proprio grazie alla scommessa "verde" sulle tecnologie rinnovabili e sull'edilizia sostenibile.
Altro segnale dell'importanza della green economy al Saie, la presenza al padiglione 29 di un bosco di 2 mila metri quadri con oltre 220 specie vegetali dai migliori vivai italiani e quattro palme alte 7 metri. L'installazione è firmata da Promoverde, l'associazione per la qualità del paesaggio e del florovivaismo che lo scorso dicembre aveva allestito il bosco di Babbo Natale sul Crescentone. Già presente al Cersaie, ricomparirà tra i padiglioni di Viale Aldo Moro per Eima-Mia, la fiera delle macchine per l'agricoltura (10-14 novembre) e anche per il Motor Show (4-12 dicembre) per dimostrare che l'economia verde sta diventando fondamentale in tutti i settori.
Da La Repubblica
BARI - Sbarrata la scalinata Miramare
Un cancello per chiudere a chiave una polemica aperta da anni. I condomini dei palazzi che circondano la salita Miramare, in corso Vittorio Emanuele II, hanno bloccato l’accesso alla scalinata che porta alla terrazza.
La Repubblica
giovedì 28 ottobre 2010
MiLANO - Duomo, fondi dalle imprese dopo l'appello del cardinale
RESTAURI
Duomo, fondi dalle imprese
dopo l'appello del cardinale
La Camera di Commercio ha consegnato 365 mila euro per la Guglia maggiore e il Museo
MILANO - È il «primo passo» che unisce le piccole imprese alla Veneranda Fabbrica. La Camera di Commercio ha consegnato ieri un contributo di 365 mila per il restauro della Guglia maggiore e la riqualificazione del Museo del Duomo. «È un primo passo che apre un percorso di sostegno a un monumento che è il principale simbolo di Milano per credenti e non credenti», sottolinea il presidente dei commercianti, Carlo Sangalli. Ieri, l'incontro con Angelo Caloia, il presidente della Veneranda Fabbrica: «L'impegno per conservare il Duomo è gravoso ma ha il valore di una vera e propria impresa che, per riuscire, deve coinvolgere tutta la città».
ra stato il cardinale Dionigi Tettamanzi, nei giorni scorsi, a richiamare i milanesi alla responsabilità, invitandoli «a sentire il Duomo come la loro grande casa e ad interessarsi ai suoi problemi, anche di carattere gestionale ed economico», ché i marmi e le statue hanno bisogno di «delicati e costosi lavori». Ecco il primo contributo, è arrivato dall'economia. Duecento mila euro stanziati dalla Camera di commercio e altri 165 mila da Unione-Confcommercio, Assolombarda, Assimpredil-Ance, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Legacoop e Unione Artigiani. «I milanesi sono stati capaci di edificare il Duomo - conclude Sangalli - e certamente saranno in grado di restaurarlo per consegnarlo in tutto il suo splendore alle generazioni future».
Armando Stella
Dal Corriere della Sera
Duomo, fondi dalle imprese
dopo l'appello del cardinale
La Camera di Commercio ha consegnato 365 mila euro per la Guglia maggiore e il Museo
MILANO - È il «primo passo» che unisce le piccole imprese alla Veneranda Fabbrica. La Camera di Commercio ha consegnato ieri un contributo di 365 mila per il restauro della Guglia maggiore e la riqualificazione del Museo del Duomo. «È un primo passo che apre un percorso di sostegno a un monumento che è il principale simbolo di Milano per credenti e non credenti», sottolinea il presidente dei commercianti, Carlo Sangalli. Ieri, l'incontro con Angelo Caloia, il presidente della Veneranda Fabbrica: «L'impegno per conservare il Duomo è gravoso ma ha il valore di una vera e propria impresa che, per riuscire, deve coinvolgere tutta la città».
ra stato il cardinale Dionigi Tettamanzi, nei giorni scorsi, a richiamare i milanesi alla responsabilità, invitandoli «a sentire il Duomo come la loro grande casa e ad interessarsi ai suoi problemi, anche di carattere gestionale ed economico», ché i marmi e le statue hanno bisogno di «delicati e costosi lavori». Ecco il primo contributo, è arrivato dall'economia. Duecento mila euro stanziati dalla Camera di commercio e altri 165 mila da Unione-Confcommercio, Assolombarda, Assimpredil-Ance, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Legacoop e Unione Artigiani. «I milanesi sono stati capaci di edificare il Duomo - conclude Sangalli - e certamente saranno in grado di restaurarlo per consegnarlo in tutto il suo splendore alle generazioni future».
Armando Stella
Dal Corriere della Sera
mercoledì 27 ottobre 2010
MILANO - CityLife Presentato il Parco
PREMIATO IL LAVORO DEGLI STUDI GUSTAFSON PORTER CON !MELK, ONE WORKS E OVE ARUP
Parco di Citylife, il progetto vincitore
Grillo all'attacco: «Sognate pure...»
Ligresti: la Defense come modello per Milano. Il comico genovese: «Grattacieli senza senso, toglieranno il sole»
MILANO - «Fra le montagne e la pianura», ma con una struttura radiale che richiama la pianta di Milano. Riproduce il paesaggio milanese e il suo territorio il progetto scelto fra gli otto finalisti del concorso internazionale per la realizzazione del parco pubblico di CityLife, il progetto di riqualificazione della ex Fiera famoso per i tre grattacieli. Il lavoro, presentato dagli studi Gustafson Porter (Regno Unito) in gruppo con !Melk, One Works e Ove Arup, è stato premiato mercoledì mattina all’Urban Center dal sindaco Letizia Moratti e, fra gli altri, dell’assessore comunale all’urbanistica Carlo Masseroli e di quello all’arredo pubblico Maurizio Cadeo. «Milano - ha commentato il sindaco - sta puntando molto sul verde, abbiamo realizzato quasi 2 milioni di metri quadrati in più di verde negli ultimi anni e puntiamo a raddoppiarlo». Oltre 170mila i metri quadrati per la nuova area verde, con tempi di realizzazione che prevedono la presentazione del progetto definitivo entro il 31 dicembre, la conclusione del primo lotto entro il 2012 e il completamento dei lavori per il 2015. Biodiversità e sostenibilità sia ambientale che economica le caratteristiche principali volute per un parco che accoglierà al suo interno anche uno degli otto «Raggi Verdi» previsti dal Comune di Milano, un collegamento ciclopedonale tra Parco Sempione e area Expo, passando appunto per City Life. Tutti i progetti rimarranno esposti al pubblico all’Urban Center fino al 30 novembre.
I GRATTACIELI - Quanto al progetto di sviluppo immobiliare di Citylife, «è un'iniziativa difficile, abbiamo bisogno dell'appoggio di tutti, del sindaco, degli assessori, della cittadinanza, e soprattutto delle banche», ha detto Salvatore Ligresti, presidente onorario di Fonsai. Ligresti, che rappresenta uno degli azionisti della cordata, ha aggiunto che si tratta di «una realizzazione complessa», assicurando però che tutto il nuovo quartiere sorgerà nel pieno rispetto del progetto, comprese le tre torri. «Forse quella storta - ha concluso con un sorriso - sarà un po' raddrizzata». Sul grattacielo «piegato» dell'architetto Daniel Liebeskind anche il presidente del consiglio Silvio Berlusconi aveva espresso un parere molto negativo: «Quelle torri sono un'infamia», aveva dichiarato dopo aver visto il progetto. Ligresti ha portato come esempio per Milano il distretto francese della Defense: «E' un simbolo - ha detto - e deve essere preso come esempio per sviluppare le grandi città. Sviluppare poli esterni è l'unico sistema per risolvere i problemi del traffico e dell'inquinamento».
GRILLO ALL'ATTACCO - Pochi istanti prima che iniziasse la conferenza stampa per la presentazione del nuovo parco di Citylife Beppe Grillo, di passaggio in Galleria, ha stroncato l'intervento immobiliare, definendolo «senza senso, utile solo per riciclare soldi». «Oltre all'aria e al cemento - ha detto il comico genovese - a Milano vogliono togliervi anche il sole, migliaia di famiglie resteranno senza la luce del sole a causa di grattacieli senza senso, visto il numero di appartamenti sfitti in città. Ma qua si continua a costruire per riciclare soldi». L'invettiva di Beppe Grillo è poi proseguita contro il costruttore Salvatore Ligresti, uno dei partner della cordata di Citylife. «Il Ligresti, quando vede un prato verde, comincia ad avere le convulsioni - ha detto Beppe Grillo - e si domanda: a che serve questo verde, costruiamoci dei grattacieli». Poi un'allusione ai problemi di bonifiche a Santa Giulia: «A differenza di Terzigno, voi a Milano fate le discariche e poi ci costruite sopra: dovrebbero imparare da voi». Una risata sarcastica e il saluto: «Sognate pure una nuova città, Citylife, la grande vita della città: sognate! Ciao», ha concluso il comico.
Dal Corriere della Sera
ROMA - Il tram 8 cambia capolinea
Da Largo Argentina a Piazza Venezia
Progetto per migliorare il centro storico. Sul sito del Comune i cittadini possono votare il gradimento
ROMA - È stato presentato martedì alla stampa, nel Foyer del Teatro Argentina, il progetto di spostamento del capolinea del Tram 8 da Largo Argentina a Piazza Venezia a Roma. Il programma è stato realizzato dall'Agenzia «Roma Servizi per la Mobilità» su mandato dell'Amministrazione capitolina e prevede la realizzazione dell'opera in 24 mesi a partire probabilmente dalla primavera del 2011 con una spesa totale di 8 milioni di euro. Soldi che sono già stati stanziati nel bilancio investimenti del comune di Roma.
«MIGLIORARE IL CENTRO STORICO» - Il Campidoglio ha inoltre indetto una consultazione per i cittadini romani sul sito del Comune, dal 26 ottobre al 20 novembre, per valutarne il gradimento. «È un progetto concreto per migliorare il centro storico della Capitale. Roma delle volte appare più come una città vecchia che antica a causa del forte degrado ma dobbiamo lavorare con azioni di "microchirurgia estetica" per riuscire a valorizzarla. L'obiettivo è rendere Roma più funzionale facendo convivere l'identitá storica e l'aspetto moderno. Questo è un progetto concreto proprio perchè coniuga queste due esigenze», ha detto il sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro. Presente alla conferenza anche Massimo Tabacchiera, presidente dell'Agenzia Roma per la Mobilità. Tabacchiera ha spiegato i motivi che hanno portato alla realizzazione del progetto: «collocare il capolinea del tram 8 in piazza Venezia è funzionale rispetto allo scambio con i bus e con la futura stazione della linea C del metrò che verrà realizzata in Piazza Venezia ma anche al recupero dell'area antistante il Teatro Argentina e alla riqualificazione -ha concluso Tabacchiera- di tutta la zona adiacente alla scalinata del Campidoglio».
Da il Correire della Sera
MILANO - Polo della ricerca
PRONTO ENTRO IL 2015. INVESTIMENTI PER 520 MILIONI, DA REGIONE, TATO E PRIVATI
Formigoni: polo della ricerca, via al bando internazionale
Il complesso unirà Sacco, Besta e Istituto tumori
MILANO - Archistar per la Città della Salute. Per realizzare l'opera da 520 milioni di euro, destinata a trasferire l'Istituto dei tumori e il neurologico Besta a nord ovest di Milano di fianco all'ospedale Sacco, il governatore Roberto Formigoni vuole coinvolgere i migliori studi di architettura del mondo: «È il progetto d'edilizia sanitaria più importante d'Italia - dice -. Il bando di concorso sarà internazionale». Con la firma al Documento preliminare di progettazione (Dpp), ieri è arrivato il via ufficiale al maxi-polo di Vialba alla presenza dei vertici dei tre istituti sanitari. L'investimento sarà realizzato in project financing: metà del capitale sarà messa a disposizione subito dalla Regione (228 milioni) e, in minima parte, dallo Stato (40 milioni); gli altri 250 milioni saranno resi disponibili dai privati che recupereranno l'investimento con la gestione dei servizi (come posteggi, mense e pulizie) e, soprattutto, con un canone di disponibilità a carico di Regione.
Il compito di trovare la copertura finanziaria integrale dell'opera (con l'intervento delle banche) e di avviare le procedure di gara, adesso è del consorzio Città della Salute e della Ricerca, creato ad hoc dal Pirellone e presieduto da Luigi Roth, che nel suo curriculum vanta la creazione della Fiera in soli 30 mesi. Il concorso sarà pubblicato, con ogni probabilità, entro febbraio (www.consorziodellasalute.com): ai concorrenti sarà chiesto di mettere a disposizione i fondi mancanti e di presentare un progetto architettonico all'altezza delle aspettative. «La Città della Salute sarà una struttura che "gira attorno" al paziente e al suo percorso di cura - dice Roth -. Sarà un luogo in cui il cittadino si orienta con facilità». Come tutti gli ultimi sei ospedali costruiti, neppure in questo caso ci saranno i reparti: i pazienti verranno distribuiti piano per piano a seconda della gravità della malattia (modello Toyota).
Confermati i tempi di realizzazione della struttura, con l'inizio dei lavori nel 2012 e il completamento per l'Expo. «Sono tempi da record», aggiunge Formigoni. Le nuove costruzioni occuperanno 220 mila metri quadri per le attività di ricerca e di cura, nonché per le strutture dedicate ai familiari dei pazienti e ai ricercatori. Altri 70 mila metri quadrati saranno dedicati a parcheggi, impianti tecnologici e all'asilo nido aziendale. I posti letto complessivi saranno 1.405 (Besta 250, Tumori 505, Sacco 650), quasi cento in più degli attuali (Besta 223, Tumori 482 e Sacco 604). I lavoratori, 3.200 in totale, saranno mantenuti ai livelli attuali. Insiste l'assessore alla Sanità, Luciano Bresciani: «Il progetto esalterà le eccellenze di ciascun istituto, cosa che altrimenti non sarebbe stata possibile».
Negli edifici attuali dell'Istituto dei Tumori e del Besta, al momento, è prevista solo la creazione di presidi ambulatoriali. Ogni giorno intorno alla Città della Salute ruoteranno quasi diecimila persone, tra pazienti, familiari, medici, infermieri, fornitori. Di qui l'importanza dei collegamenti viabilistici. Gli attuali sono insufficienti. Tra le ipotesi più accreditate, quella di un metrò leggero dal costo di 300 milioni, che dovrà collegare Affori con Molino Dorino passando per l'area dell'Expo e, per l'appunto, dalla Città della Salute. Ma la decisione qui spetta al Comune di Milano.
Simona Ravizza Dal Corriere della Sera
ROMA - "Roma, una colata di cemento con la scusa della Formula uno"
Un'esplosione di cemento all'Eur.
Oltre 230mila metri cubi di nuove costruzioni destinate a stravolgere l'assetto del quartiere razionalista a sud della capitale allorché andranno in porto i due progetti edificatori del Campidoglio: uno legato al Gran premio di Formula 1 (che vale 80mila metri cubi), l'altro alla valorizzazione dell'area ex Velodromo. "Una gigantesca speculazione" accusano Italia Nostra, le associazioni dei cittadini e il Pd. E quest'ultimo è deciso anche a contrastare, insieme agli altri partiti di opposizione, la maxi-vendita ai privati di 15 caserme distribuite sull'intero territorio comunale che saranno trasformate in case di lusso, hotel e centri commerciali di PAOLO BOCCACCI e GIOVANNA VITALE
Da La Repubblica
martedì 26 ottobre 2010
MILANO - Galleria Vittorio Emanuele II e i nuovi Dehor
La Galleria Vittorio Emanuele inizia a rifarsi il look in vista dell'Expo. Con il nuovo dehor del Bar Zucca, inaugurato dal sindaco Letizia Moratti e dall’assessore comunale al decoro urbano Maurzio Cadeo, prende il via il progetto voluto dal Comune, che entro la metà di gennaio porterà tutti i locali del «salotto» della città, ad eccezione dell’ala Mc Donald’s-ristorante Savini, ad avere gli stessi arredi esterni «in una logica di coerenza di stili, linee e colori». Nei primi mesi dell’anno prossimo partirà anche il restauro della pavimentazione. Il Bar Zucca compirà 100 anni proprio nell’anno dell'Expo (Photoviews)
Dal Corriere della Sera
Dal Corriere della Sera
ROMA - Muschio, calcare e tanto smog così muoiono le antiche fontane
Irriconoscibili. Ricoperte di muschio e a tal punto annerite dallo smog da nascondere i tratti disegnati e scolpiti dai grandi architetti e artisti del passato. Colpite negli anni da atti di vandalismo, le fontane di Roma sono ora vittime dell'incuria, del degrado provocato dalla scarsa manutenzione. È come se la loro bellezza e importanza storico-artistica fosse stata dimenticata dagli uffici competenti e tralasciata da istituzioni che, forse, non hanno destinato fondi sufficienti al restauro e mantenimento del patrimonio della città. Nonostante infatti nei mesi scorsi il Campidoglio abbia messo in atto il progetto degli "Angeli dei monumenti", una task-force di volontari del servizio civile incaricati di segnalare i Beni a rischio degrado, le fontane più preziose sono state completamente abbandonate.
Ogni giorno, ad esempio, turisti allibiti fotografano con disappunto lo scempio della fontana del Tritone di piazza Barberini, somma opera del maestro Gian Luigi Bernini (datata 1643 e realizzata su commissione di Papa Urbano VIII) e oggi assolutamente irriconoscibile, annerita dallo smog, mutata di colore a causa dell'acqua non depurata che sgorga sui marmi e ricoperta di muschio in ogni sua parte. Pochi metri più in là, in via delle Quattro Fontane, le statue di Diana, Giunone, Arno e Tevere sono blocchi neri di marmo affumicato dallo smog.
La stessa sorte non ha risparmiato la fontana di piazza dell'Ara Coeli, proprio di fronte al Campidoglio. Un'opera dell'architetto Giacomo della Porta realizzata nel 1589 in marmo e travertino. Il bordo della vasca è completamente ricoperto da uno strato di formazioni calcaree simili quasi alle stalattiti. E chissà che direbbe lo scultore Mario Rutelli, bisnonno dell'ex sindaco di Roma, nel vedere che le statue della sua fontana delle Naiadi, in piazza della Repubblica, sono completamente nere, con squarci di verde dovuto a presenze di muschio.
Ma il degrado delle fontane non riguarda solo il centro storico. Se infatti in piazza della Bocca della Verità il muschio ricopre tutto il bordo della vasca, in piazza Monte Grappa un laghetto di acqua melmosa e ristagnante deturpa la "Dea Roma" scolpita da Igor Mitoraj. E il muschio ricopre la fontana di piazza dei Quiriti, sempre nel quartiere Prati.
LAURA MARI da La Repubblica
PALERMO - Strade-caos, divieti fantasma e il traffico soffoca Palermo
Ieri raffica di multe per le targhe alterne, l'ordinanza che nessuno ricorda più. Dal 2008, quando i giudici hanno annullato le zone a traffico limitato, l'amministrazione ha annunciato un provvedimento dopo l'altro, dal blocco del traffico allo stop alla circolazione delle auto euro 0, finendo però con il riproporre sempre le targhe alterne. Il Piano urbano del traffico che dovrebbe dare un ordine alla viabilità cittadina è slittato alla prossima estate
di SARA SCARAFIA
"Targhe alterne? Ma perché, ci sono ancora?" L'automobilista, fermato in piazza Sturzo, ha guardato il vigile con gli occhi sgranati. Ieri, giorno dispari, le macchine con targa pari non potevano circolare: ma chi si ricorda più dell'ordinanza? Domenica alle 18 una coppia guardava un po' confusa le transenne in via Maqueda, all'incrocio con via Cavour: "Ma la domenica non chiude al traffico via Roma?" Circolare a Palermo, tra divieti in vigore di cui nessuno si ricorda e chiusure di assi viari che cambiano ogni settimana, è un rebus. Il caos traffico è la quarta delle dieci emergenze della città individuate da "Repubblica".
Su migliaia di cruscotti ci sono ancora i pass celesti con la scritta "A+B": pass validi per l'ingresso in una Ztl che è rimasta in vigore solo per quindici giorni. Dal 2008, quando i giudici hanno annullato le zone a traffico limitato, l'amministrazione ha annunciato un provvedimento dopo l'altro, dal blocco del traffico allo stop alla circolazione delle auto euro 0, finendo però con il riproporre sempre le targhe alterne. "Almeno fino a quando non ci sarà il Put, il piano urbano del traffico", hanno ripetuto gli assessori. Il risultato? Il traffico, con incolonnamenti che nell'ora di punta paralizzano la circolazione, è un'emergenza quotidiana e lo smog non accenna a diminuire.
Il resto dell'articolo su La Repubblica
BARI - Su parco Perotti l'ombra di una nuova speculazione edilizia
Foto: www.davidemaggio.it
Allarme del Comune su Punta Perotti
"Le imprese potrebbero ricostruire"
Il gup del tribunale di Bari si pronuncerà il 4 novembre sulla revoca della confisca dei suoli e l'avvocato del Comune Verna lancia l'allarme: in caso di restituzione le imprese potrebbero ricostruire i palazzi anche posizionandoli così come li avevano inizialmente realizzati
Il gup del tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis deciderà il 4 novembre prossimo sull'incidente di esecuzione proposto dall'Avvocatura dello Stato per conto della presidenza del Consiglio dei ministri per ottenere la revoca della confisca dei suoli della lottizzazione dell'ecomostro (poi demolito) di Punta Perotti e la loro restituzione alle società Sudfondi, Mabar e Iema.
Lo stesso ufficio del tribunale aveva rigettato (il 26 ottobre 2009) la richiesta ma la Cassazione ha successivamente annullato con rinvio la decisione per difetto di contraddittorio in quanto il giudice aveva omesso di citare nel procedimento il Comune di Bari e le tre società alle quali i beni avrebbero dovuto essere restituiti. La richiesta di restituzione dei terreni nasce dalla decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) del 20 gennaio 2009 che ha ritenuto la confisca dei suoli (disposta al termine del procedimento per lottizzazione abusiva) una sanzione arbitraria visto che gli imputati sono stati assolti dalle accuse per 'difetto dell'elemento psicologicò mentre è passata in giudicato la sentenza che ha dichiarato abusiva la lottizzazione.
Nell'udienza di oggi il giudice ha sentito le parti: la procura di Bari, il Comune e i rappresentanti delle tre imprese. Nella memoria depositata dal pm del tribunale di Bari, Ciro Angelillis, la pubblica accusa sul "piano sostanziale" ritiene che la restituzione dei suoli consentirebbe allo Stato italiano di "ottemperare pienamente all'obbligo di esecuzione alla decisione della Cedu".
"Dopo dieci anni, e dopo che la confisca ha prodotto tutti i suoi effetti, anche con la demolizione, non si può tornare repentinamente indietro in termini di revoca della confisca: sarebbe un paradosso giudiziale che rasenterebbe la beffa poichè le medesime imprese, verosimilmente, avrebbero la possibilità di ricostruire gli edifici anche posizionandoli così come li avevano inizialmente realizzati". L'Avvocatura comunale di Bari, tramite l'avv.Renato Verna, è contraria alla revoca della confisca dei suoli di Punta Perotti.
Verna ha spiegato che se il giudice dovesse restituire le aree alle imprese queste, qualora lo volessero, non possono ricostruire automaticamente: bisogna ripresentare il progetto di lottizzazione che sono subordinati all'autorizzazione del Comune di Bari e alla concessione paesaggistica. La posizione del Comune è stata espressa nel corso dell'udienza per l'incidente di esecuzione che si è tenuta oggi a Bari e che è stata aggiornata per la decisione al 4 novembre prossimo.
"Peraltro - spiega Verna - le imprese non chiedono solo la restituzione dei suoli ma anche il risarcimento dei danni, avendo come retropensiero l'idea di ricostruire". "Il Comune di Bari - ha concluso il legale - ha subito la confisca con l'apprensione a suo favore delle aree che non intendeva acquisire perchè riteneva legittimi i provvedimenti autorizzatori rilasciati".
Per il legale rappresentante dell'impresa Sudfondi, Michele Matarrese, presente all'udienza, "la restituzione dei suoli non sarebbe un risarcimento sufficiente". "Noi - ha aggiunto - siamo vittime di un abuso urbanistico commesso dal Comune e dal Sindaco. I fabbricati erano legittimi: è assurdo che ora ci chiedano i soldi per l'abbattimento".
La Repubblica
Allarme del Comune su Punta Perotti
"Le imprese potrebbero ricostruire"
Il gup del tribunale di Bari si pronuncerà il 4 novembre sulla revoca della confisca dei suoli e l'avvocato del Comune Verna lancia l'allarme: in caso di restituzione le imprese potrebbero ricostruire i palazzi anche posizionandoli così come li avevano inizialmente realizzati
Il gup del tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis deciderà il 4 novembre prossimo sull'incidente di esecuzione proposto dall'Avvocatura dello Stato per conto della presidenza del Consiglio dei ministri per ottenere la revoca della confisca dei suoli della lottizzazione dell'ecomostro (poi demolito) di Punta Perotti e la loro restituzione alle società Sudfondi, Mabar e Iema.
Lo stesso ufficio del tribunale aveva rigettato (il 26 ottobre 2009) la richiesta ma la Cassazione ha successivamente annullato con rinvio la decisione per difetto di contraddittorio in quanto il giudice aveva omesso di citare nel procedimento il Comune di Bari e le tre società alle quali i beni avrebbero dovuto essere restituiti. La richiesta di restituzione dei terreni nasce dalla decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) del 20 gennaio 2009 che ha ritenuto la confisca dei suoli (disposta al termine del procedimento per lottizzazione abusiva) una sanzione arbitraria visto che gli imputati sono stati assolti dalle accuse per 'difetto dell'elemento psicologicò mentre è passata in giudicato la sentenza che ha dichiarato abusiva la lottizzazione.
Nell'udienza di oggi il giudice ha sentito le parti: la procura di Bari, il Comune e i rappresentanti delle tre imprese. Nella memoria depositata dal pm del tribunale di Bari, Ciro Angelillis, la pubblica accusa sul "piano sostanziale" ritiene che la restituzione dei suoli consentirebbe allo Stato italiano di "ottemperare pienamente all'obbligo di esecuzione alla decisione della Cedu".
"Dopo dieci anni, e dopo che la confisca ha prodotto tutti i suoi effetti, anche con la demolizione, non si può tornare repentinamente indietro in termini di revoca della confisca: sarebbe un paradosso giudiziale che rasenterebbe la beffa poichè le medesime imprese, verosimilmente, avrebbero la possibilità di ricostruire gli edifici anche posizionandoli così come li avevano inizialmente realizzati". L'Avvocatura comunale di Bari, tramite l'avv.Renato Verna, è contraria alla revoca della confisca dei suoli di Punta Perotti.
Verna ha spiegato che se il giudice dovesse restituire le aree alle imprese queste, qualora lo volessero, non possono ricostruire automaticamente: bisogna ripresentare il progetto di lottizzazione che sono subordinati all'autorizzazione del Comune di Bari e alla concessione paesaggistica. La posizione del Comune è stata espressa nel corso dell'udienza per l'incidente di esecuzione che si è tenuta oggi a Bari e che è stata aggiornata per la decisione al 4 novembre prossimo.
"Peraltro - spiega Verna - le imprese non chiedono solo la restituzione dei suoli ma anche il risarcimento dei danni, avendo come retropensiero l'idea di ricostruire". "Il Comune di Bari - ha concluso il legale - ha subito la confisca con l'apprensione a suo favore delle aree che non intendeva acquisire perchè riteneva legittimi i provvedimenti autorizzatori rilasciati".
Per il legale rappresentante dell'impresa Sudfondi, Michele Matarrese, presente all'udienza, "la restituzione dei suoli non sarebbe un risarcimento sufficiente". "Noi - ha aggiunto - siamo vittime di un abuso urbanistico commesso dal Comune e dal Sindaco. I fabbricati erano legittimi: è assurdo che ora ci chiedano i soldi per l'abbattimento".
La Repubblica
ROMA - Un tunnel intorno a Castel Sant'Angelo
I due progetti: il rosso è quello di Alemanno del 2009, il blu quello di Rutelli del 1999
Rinasce il progetto del sottopasso:
un tunnel intorno a Castel Sant'Angelo
Stop agli ingorghi, piani di scavo realizzati da Roma Metropolitane. Sarà collegato a linea C e sottopassino
ROMA - Undici anni dopo la grande disfida con la sovrintendenza archeologica, cinque anni dopo il pensionamento del professor Adriano La Regina che del no al sottopasso di castel Sant'Angelo aveva fatto una battaglia, il Comune di Roma ci riprova: pronto il progetto per un tunnel sotto l'ex mausoleo di Adriano, ma passerà intorno al castello, anziché - come previsto all'epoca di Rutelli sindaco - davanti al mastio.
1 CHILOMETRO, 200 MILIONI - Sarà un lungo sottopasso, un chilometro e cento metri. E non sotto il castello, bensì dietro, dalla parte dei giardini. Ecco il progetto di Roma Metropolitane per collegare più velocemente ponte Cavour con il «sottopassino» che passa sotto il Santo Spirito: un tunnel che inizierà il suo percorso subito dopo l’attraversamento di via Vittoria Colonna e che si ricongiungerà all’attuale strada sotterranea, permettendo, però, alle auto di sbucare anche di fronte a ponte Vittorio Emanuele II.
Lungo il percorso, il nuovo sottopasso incrocerà poi la futura stazione San Pietro della linea «C», che sarà situata esattamente all’inizio di via della Conciliazione. Il progetto di fattibilità è pronto, e così quello di analisi tecnica redatto in accordo con la Sovrintendenza archeologica; il costo previsto per costruirlo è di circa 200 milioni di euro.
Il resto dell'articolo su La Repubblica
lunedì 25 ottobre 2010
MILANO - Tangenziale esterna di Milano comuni dell'hinterland in rivolta
foto : milanoweb.com
GRANDI OPERE
Tangenziale esterna di Milano
comuni dell'hinterland in rivolta
Il progetto definitivo è pronto, ma non ci sono i fondi per finanziare le nuove infrastrutture concordate
Niente fermate di treni e metrò, saltano riqualificazione della Paullese e svincolo di Agrate Brianza
di ILARIA CARRA
Avevano accettato di farsi squarciare il territorio da una nuova superstrada, la Tangenziale esterna di Milano, ma a un patto: ottenere in cambio infrastrutture alternative, più sostenibili. I due prolungamenti del metrò, la linea 2 e 3 fino a Vimercate e a Paullo soprattutto, ma anche corse extra di treni e statali riqualificate. Ma a tre anni dall'accordo di programma in cui enti locali e ministero delle Infrastrutture firmavano quest'impegno, lo scambio è così lontano che i sindaci dell'hinterland est sono in rivolta.
Mentre il progetto definitivo della Tem, 38 chilometri da Agrate Brianza a Melegnano è pronto, sarà pubblicato a dicembre e se tutto va bene i lavori potrebbero partire a settembre per circa tre anni, l'altro fronte è totalmente arenato. Di risorse per realizzare le nuove fermate del metrò non ce ne sono, forse se ne riparlerà tra qualche anno. Lo stesso vale per le corse di treni aggiuntive nell'hinterland ma anche per alcune opere, come la riqualificazione della Paullese e lo svincolo di Agrate Brianza, indispensabili per assorbire il traffico della Tem.
C'è stato un incontro a Palazzo Isimbardi tra enti locali e i vertici di Tem. E questo ha scatenato la reazione dei sindaci: "Ci è stato detto di rassegnarci perché il governo non ha risorse per i due prolungamenti - denuncia Vittorio Perego, sindaco di Melzo e a capo dell'assemblea che tutela il territorio dei 35 Comuni interessati dalla Tem - in più non sappiamo ancora niente del piano cave e delle opere connesse, è assurdo. Andremo al più presto a Roma a chiedere conto degli impegni presi e intanto troveremo il modo di rispettare i nostri: la Provincia deve però trovare una soluzione equilibrata per dividere i costi delle opere". Anche gli enti locali, difatti, devono mettere la loro quota per i nuovi metrò: il 40 per cento sul totale dell'investimento, circa 1,3 miliardi. Il resto è a carico dello Stato.
Il sindaco di Paullo: "La Tem ci porterà solo danni"
L'idea di allungare la Verde verso Paullo è vecchia di vent'anni, cinque fermate in più dopo Cologno Nord (Brugherio, Carugate, Agrate, Concorezzo e Vimercate) e quasi mezzo miliardo di lavori. Sono sei invece le nuove stazioni - un'altra a San Donato dopo l'attuale capolinea, poi Peschiera Borromeo, Mediglia, Settala e due a Paullo - da aggiungere alla Gialla, circa 760 milioni e almeno quattro anni di lavori. Mm sta realizzando i due progetti definitivi, forse per marzo saranno pronti ma senza copertura economica faranno poca strada.
Ad Agrate Brianza mancano ancora 80 milioni per il mega svincolo: "Spetta alla Regione o all'Anas, non si sa ancora, ma è fondamentale", osserva Ezio Colombo, primo cittadino di Agrate Brianza. Che poi, sui metrò, attacca: "Hanno ribaltato la questione: dato che non riusciamo a trovare i nostri soldi, dopo anni di tagli ai Comuni, allora non se ne fa niente". L'assessore provinciale ai Trasporti, Giovanni De Nicola, spiega le sue ragioni: "Continuiamo a fare leva sul governo per avere i soldi: intanto è il caso di trovarli noi per primi, per non farci trovare impreparati se la situazione dovesse sbloccarsi".
Il progetto definitivo della Tem, quasi 1,8 miliardi tutti in project financing (250 milioni circa di extra costi, per lo più a causa degli espropri), sarà pubblicato a dicembre e al vaglio del Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, per il via libera definitivo entro primavera. Ed è proprio per accelerare tale approvazione che le pressioni sono varie e su più fronti: fino a quel momento, difatti, la Cassa depositi e prestiti del ministero dell'Economia e le banche hanno congelato i finanziamenti complessivi alla Brebemi, che ha già avviato i cantieri ma è appesa alla Tem per poter proseguire.
Da LA Repubblica
GRANDI OPERE
Tangenziale esterna di Milano
comuni dell'hinterland in rivolta
Il progetto definitivo è pronto, ma non ci sono i fondi per finanziare le nuove infrastrutture concordate
Niente fermate di treni e metrò, saltano riqualificazione della Paullese e svincolo di Agrate Brianza
di ILARIA CARRA
Avevano accettato di farsi squarciare il territorio da una nuova superstrada, la Tangenziale esterna di Milano, ma a un patto: ottenere in cambio infrastrutture alternative, più sostenibili. I due prolungamenti del metrò, la linea 2 e 3 fino a Vimercate e a Paullo soprattutto, ma anche corse extra di treni e statali riqualificate. Ma a tre anni dall'accordo di programma in cui enti locali e ministero delle Infrastrutture firmavano quest'impegno, lo scambio è così lontano che i sindaci dell'hinterland est sono in rivolta.
Mentre il progetto definitivo della Tem, 38 chilometri da Agrate Brianza a Melegnano è pronto, sarà pubblicato a dicembre e se tutto va bene i lavori potrebbero partire a settembre per circa tre anni, l'altro fronte è totalmente arenato. Di risorse per realizzare le nuove fermate del metrò non ce ne sono, forse se ne riparlerà tra qualche anno. Lo stesso vale per le corse di treni aggiuntive nell'hinterland ma anche per alcune opere, come la riqualificazione della Paullese e lo svincolo di Agrate Brianza, indispensabili per assorbire il traffico della Tem.
C'è stato un incontro a Palazzo Isimbardi tra enti locali e i vertici di Tem. E questo ha scatenato la reazione dei sindaci: "Ci è stato detto di rassegnarci perché il governo non ha risorse per i due prolungamenti - denuncia Vittorio Perego, sindaco di Melzo e a capo dell'assemblea che tutela il territorio dei 35 Comuni interessati dalla Tem - in più non sappiamo ancora niente del piano cave e delle opere connesse, è assurdo. Andremo al più presto a Roma a chiedere conto degli impegni presi e intanto troveremo il modo di rispettare i nostri: la Provincia deve però trovare una soluzione equilibrata per dividere i costi delle opere". Anche gli enti locali, difatti, devono mettere la loro quota per i nuovi metrò: il 40 per cento sul totale dell'investimento, circa 1,3 miliardi. Il resto è a carico dello Stato.
Il sindaco di Paullo: "La Tem ci porterà solo danni"
L'idea di allungare la Verde verso Paullo è vecchia di vent'anni, cinque fermate in più dopo Cologno Nord (Brugherio, Carugate, Agrate, Concorezzo e Vimercate) e quasi mezzo miliardo di lavori. Sono sei invece le nuove stazioni - un'altra a San Donato dopo l'attuale capolinea, poi Peschiera Borromeo, Mediglia, Settala e due a Paullo - da aggiungere alla Gialla, circa 760 milioni e almeno quattro anni di lavori. Mm sta realizzando i due progetti definitivi, forse per marzo saranno pronti ma senza copertura economica faranno poca strada.
Ad Agrate Brianza mancano ancora 80 milioni per il mega svincolo: "Spetta alla Regione o all'Anas, non si sa ancora, ma è fondamentale", osserva Ezio Colombo, primo cittadino di Agrate Brianza. Che poi, sui metrò, attacca: "Hanno ribaltato la questione: dato che non riusciamo a trovare i nostri soldi, dopo anni di tagli ai Comuni, allora non se ne fa niente". L'assessore provinciale ai Trasporti, Giovanni De Nicola, spiega le sue ragioni: "Continuiamo a fare leva sul governo per avere i soldi: intanto è il caso di trovarli noi per primi, per non farci trovare impreparati se la situazione dovesse sbloccarsi".
Il progetto definitivo della Tem, quasi 1,8 miliardi tutti in project financing (250 milioni circa di extra costi, per lo più a causa degli espropri), sarà pubblicato a dicembre e al vaglio del Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, per il via libera definitivo entro primavera. Ed è proprio per accelerare tale approvazione che le pressioni sono varie e su più fronti: fino a quel momento, difatti, la Cassa depositi e prestiti del ministero dell'Economia e le banche hanno congelato i finanziamenti complessivi alla Brebemi, che ha già avviato i cantieri ma è appesa alla Tem per poter proseguire.
Da LA Repubblica
venerdì 22 ottobre 2010
MILANO - Il più grande giardino verticale d'Italia
Quarantaquattromila piantine, duecento specie diverse per una superficie di 1.250 metri quadri: è il giardino verticale più grande d'Italia realizzato in un grande centro commerciale a Rozzano, cittadina alla periferia sud di Milano. L'innovativa parete verde unisce bellezza e risparmio energetico, nel rispetto dell'ambiente e detta le basi per l'ecologia del futuro. Il giardino verticale contribuisce al bilanciamento termico dell'edificio riparandolo dai raggi solari, diminuendo il consumo energetico; trattiene le polveri sottili e assorbe CO2, riduce i rumori ambientali e può essere facilmente smontato e riutilizzato. L'idea del giardino verticale, nata storicamente dall'intuizione dell'architetto francese Le Corbusier, è stata sviluppata di recente dal botanico Patrick Blanc, ma trova in questa versione italiana molti concetti innovativi per l'ecologia del futuro. "Sono duecento le specie di essenze montate a gruppi di quattro cassette in un green box da 11mila cassette metalliche - racconta l'architetto Francesco Bollani - e il muro è stato coltivato e sperimentato per circa un anno prima di essere montato al fiordaliso"
La Repubblica
ROMA - Ecco il piano anti "cartellopoli"
DEGRADO
Comune, ecco il piano anti "cartellopoli"
impianti banditi entro le Mura aureliane
Città divisa in quattro cerchi: divieti in centro, limiti nell'anello ferroviario, espansione dentro il GrA. Il piano verrà presentato oggi dall'assessore Bordoni: "Solo a settembre fatte 1.260 rimozioni"
TORINO - PicTurin, gli artisti cambiano la città
Nella "Capitale dei Giovani" sbarca PicTurin il festival che trasforma le periferie in un museo. Una gigantesca performance contro il degrado che si estende su tutto lo stradario. Street art, street food e anche street erotique, fino alla notte bianca del 6 novembre.
LA Repubblica
giovedì 21 ottobre 2010
MILANO - Prove di Ztl - Comune non fa retromarcia il traffico in tilt non ferma il vicesindaco
Ztl, il Comune non fa retromarcia il traffico in tilt non ferma De Corato
Il blocco a sorpresa scattato nella zona di corso Magenta provoca proteste e disagi
Il vicesindaco non ne tiene conto e annuncia l'arrivo delle telecamere per il controllo
I commercianti si ribellano: "Clienti in fuga, ai residenti hanno dato i pass per entrare e a noi invece niente". Ma il test andrà avanti. Poi saranno valutati i risultati di una settimana di Ztl "a sorpresa" scattata nell'area alle spalle di corso Magenta, tra automobili incolonnate e disagi per tutti. Quel che è certo è che, nonostante le proteste dei cittadini arrivate fino a Palazzo Marino, il vicesindaco Riccardo De Corato non retrocede di un passo e detta la sua linea d'azione: "Le aree a traffico limitato non si fanno sulla carta, con le simulazioni al computer, ma si devono testare sul campo per capire nella realtà cosa succede".
Per la sua sperimentazione a sorpresa il vicesindaco ha spedito tra via Lanzone e via Correnti una decina di vigili a bloccare gli incroci, per impedire l'accesso nell'area alle auto - tranne a quelle dei residenti, alle bici e ai taxi - e valutare la reazione del traffico alla chiusura di alcune vie cruciali della zona. La Ztl non annunciata ha scatenato però non solo le proteste di chi era abituato a evitare così le strade più congestionate, ma anche le rimostranze dei commercianti della zona, che - non essendo residenti - denunciano di non aver avuto accesso alle vie dei loro negozi, al pari dei loro fornitori. In questo modo, dalle 7,30 alle 13, e di nuovo dalle 14 alle 17, la circolazione è stata interamente deviata su corso Magenta e via Torino, con gli immaginabili disagi, i molti ritardi accumulati da chi doveva andare al lavoro - "le trattenute per essere arrivati in ritardo non ce le rimborserà di certo il Comune", si lamentavano diversi automobilisti - e con le proteste che hanno raggiunto anche la casella di posta elettronica di Palazzo Marino.
Ma non è il numero di doglianze quello che farà decidere se rendere permanente la nuova Ztl (sette giorni su sette) o se sarà il caso di rivedere il progetto. Le decisioni si prenderanno in base ai dati raccolti in questi giorni dai vigili, che stanno contando il numero di veicoli (comprese le moto) che arrivano nelle vie chiuse al traffico e fanno dietrofront, e sulla "tenuta" delle arterie in cui la circolazione viene deviata. E se il test dovesse dare risultati positivi - sempre che le proteste non raggiungano i risultati sperati - all'inizio del prossimo anno arriveranno le telecamere, per far partire la grande isola pedonale sul "percorso romano" entro la primavera.
La Repubblica
BARI - Guerra dei gazebo
Guerra dei gazebo, i commercianti "Seguiamo l'esempio di Firenze"
Assemblea degli operatori del centro murattiano e del borgo antico: "Seguiamo l´esempio di Firenze, strutture armoniche ma coperte, altrimenti molti esercizi saranno costretti a chiudere"
di GABRIELLA DE MATTEIS
Una conferenza stampa convocata in un luogo che di fatto simboleggia la protesta: i tavolini e le sedie posizionate all´esterno di un locale della centralissima piazza Mercantile. Ed una lettera aperta per ribadire la propria posizione. Così ieri i gestori di pub, ristoranti e pizzerie del borgo antico e di corso Vittorio Emanuele sono tornati a far sentire la propria voce. A spiegare che «senza coperture per riparare dal freddo o dal caldo», a seconda delle stagioni, molte attività sarebbero costrette a chiudere.
La protesta degli operatori del settore è una manifestazione ordinata e pacata. «Noi non vogliamo fare barricate, cerchiamo il dialogo» ribadisce Gianni Del Mastro. All´indomani dell´ultimatum del soprintendente ai beni architettonici Nunzio Tomaiuoli che ha bocciato la bozza del nuovo regolamento e ha sollecitato la rimozione delle strutture esistenti, i gestori dei locali sono preoccupati. «Ogni volta che vediamo passare un vigile urbano, temiamo venga da noi». Perché molte dei gazebo installati all´esterno di pub e ristoranti sono abusivi. «Abusivi per necessità» puntualizza Del Mastro. Dopo il diktat del soprintendete, la circoscrizione del quartiere Murat ha sospeso il rinnovo delle autorizzazioni. E quindi inevitabilmente molte delle strutture non sono più in regola. «Sappiano che sono in arrivo 43 ordini di demolizione» dice Franco Spagnuolo. Una notizia che da Palazzo di Città smentiscono.
«Al momento sono solo cinque» assicura l´assessore all´Urbanistica Elio Sannicandro. I gestori dei pub, comunque, non hanno dubbi. E scartano l´idea della demolizione. «Questo significherebbe chiudere il locale» raccontano. Soltanto nella città vecchia sono 120 tra pub, ristoranti e pizzerie. Attività che, aggiunge Del Mastro, «danno lavoro complessivamente a 600 persone». I gestori dei pub lanciano, allora, lanciano una proposta. Citano il caso di Firenze, «città - spiegano - che ha più vincoli storici e architettonici» e dicono di essere pronti ad attenersi al regolamento, sperimentato con successo nel capoluogo toscano, dove le coperture ci sono, ma hanno linee, dimensioni e colori molto più sobri e soprattutto armoniche con il contesto. La protesta degli operatori del settore arriva all´indomani di una riunione, convocata a Palazzo di Città dove sono emerse due anime: una più intransigente verso le strutture installate all´esterno dei locali, l´altra più moderata che non esclude la volontà di collaborare, di trovare una soluzione condivisa. Una strada quest´ultima che sta cercando di intraprendere anche il sindaco Michele Emiliano con la richiesta di un incontro al soprintendente Tomaiuoli.
L´amministrazione cittadina ha deciso di dare il via ad una progettazione, attraverso un concorso di idee, almeno per corso Vittorio Emanuele, piazza del Ferrarese e piazza Mercantile. Le procedure però richiederebbero alcuni mesi e, per questo, il problema principale adesso è rappresentato dalla «fase transitoria», quella che i commercianti temono.
Da La Repubblica
GENOVA - Giù la Boero, Molassana cambia volto
Addio al colorifico, al suo posto 160 case
Abbattuto lo stabilimento, sorgeranno appartamenti, un centro commerciale, un parco urbano da 10 mila metri quadri, spazi di aggregazione fra cui un auditorium e una biblioteca, parcheggi. Niente grattacieli ma palazzine di due-tre piani
di NADIA CAMPINI
L'area ex Boero
Dove c'era la "Boero dei colori", nel cuore di Molassana, ora c'è un grande spazio vuoto. Gli edifici industriali che hanno ospitato il colorificio sono stati abbattuti per fare spazio a 160 case, un centro commerciale nel quale trasferire negozi già esistenti nel quartiere, un parco urbano da 10 mila metri quadri, spazi di aggregazione fra cui un auditorium e una biblioteca, parcheggi. La trasformazione dell'area ex Boero, che coinvolgerà anche le vie limitrofe, con la possibile creazione di un'isola pedonale e la risistemazione della viabilità, dopo cinque anni di attese e confronti si è così finalmente messa in moto.
Il consiglio comunale aveva varato il progetto all'inizio dell'estate, dopo un percorso tormentato che aveva visto le polemiche e le preoccupazioni degli abitanti del quartiere. In origine si era parlato infatti di due nuove torri da costruire a Molassana al posto della fabbrica, ma l'idea era stata subito contestata dagli abitanti e dalla circoscrizione.
Il primo schema di assetto urbanistico era stato approvato nella primavera del 2007, presentato dalla Boero che a quell'epoca aveva iniziato a progettare il trasferimento oltre Appennino.
La Boero era a Genova dal 1931 e in questi anni ha cambiato quattro stabilimenti, a Molassana ci è rimasta per cinquant'anni, poi piano piano la città è cresciuta attaccata al colorificio, di qui l'esigenza di spostarsi. La scelta era caduta su Rivalta Scrivia, vicino a Tortona con una previsione iniziale di investimenti di 32 milioni di euro. Da questa scelta è scaturita la conseguenza di valorizzare le aree di proprietà nel quartiere e il lungo braccio di ferro che ha caratterizzato il primo progetto, con le torri, poi modificato nel corso del tempo fino ad arrivare alla versione attuale.
Oggi non si parla più di torri, ma di palazzine a due-tre piani al massimo; il centro commerciale nasce con la missione di ospitare negozi del quartiere e non di fare concorrenza a quelli esistenti, e nel piano ci sono anche tanto verde e diversi spazi che il quartiere attendeva da anni. Così finalmente le ruspe si sono messe in moto e ormai lo stabilimento non c'è più.
TORINO - Parte la corsa dei 200mila al Lingotto il regno dei golosi
L'APPUNTAMENTO
Parte la corsa dei 200mila al Lingotto il regno dei golosi
Nel pomeriggio al PalaIsozaki al via la terza edizione di Terra Madre, che costa 4 milioni. "Abbiamo tagliato i budget, ma queste manifestazioni portano Torino in tutto il mondo"
di MARCO TRABUCCO
Saranno il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan e il commissario europeo all'Agricoltura e allo sviluppo rurale, Dacian Ciolo, a inaugurare stamattina l'ottavo Salone internazionale del Gusto. Ad aspettarli, alle 10 nella sala Gialla del Lingotto Fiere, ci saranno il presidente della Regione Roberto Cota, il sindaco Sergio Chiamparino e il padrone di casa Carlo Petrini, patron di Slow Food. La fiera sarà poi aperta al pubblico alle 11. Nel pomeriggio alle 14.30 al PalaIsozaki partirà invece la terza edizione di Terra Madre che riunisce migliaia di contadini, pescatori, artigiani di ogni continente arrivati a Torino per discutere di presente e futuro dell'agricoltura sostenibile. Il Salone del Gusto rimarrà aperto fino a lunedì, dalle 11 alle 23 (lunedì dalle 11 alle 20).
"Puntiamo - ha spiegato Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia, presentando ieri la manifestazione a raggiungere le 200 mila presenze al Salone". Sarebbe un incremento notevole rispetto alle 180 mila dell'edizione, 2008. "I segnali sono positivi - ha continuato - i giornalisti preaccreditati sono cresciuti del 20 per cento, ma per quelli stranieri c'è già un più 30 per cento". Si va dai principali media africani, al Washington Post che quest'anno per la prima volta avrà un suo inviato alla manifestazione torinese. D'altronde tra il Salone e Terra Madre sono 162 i paesi del mondo presenti.
Resta il problema del costo delle manifestazioni: circa 4 milioni di euro per Terra Madre (erano 7 due anni fa) mentre è di 9 milioni il giro d'affari del Salone che si autofinanzia quasi completamente: i contributi pubblici infatti si limitano a una quota di 640 mila euro a testa per Regione e Comune (che sono anche comproprietari del marchio), il resto deriva dagli sponsor, dalla vendita degli spazi espositivi, dallo sbigliettamento (il costo del ticket intero sarà di 20 euro, 10 per i soci Slow Food, "ed è fermo dal 2004", spiega Burdese). Per Terra Madre coprono quasi l'intera spesa: "Ma - sottolinea il presidente di Slow Food - bisogna considerare che con quella cifra noi facciamo attività per due anni in tutti i paesi del mondo, attività che sono fondamentali perché poi possa realizzarsi la convention torinese".
Si è parlato del rischio che la manifestazione possa emigrare altrove e la presenza oggi al PalaIsozaki del sindaco di Milano Letizia Moratti e dei vertici dell'Expo 2015 potrebbe far sospettare un ennesimo tentativo di scippo. Burdese nega: "Non abbiamo intenzione di portare Terra Madre altrove. Però alla fine delle due manifestazioni bisognerà fare un discorso chiaro con Comune e Regione. Quest'anno siamo stati noi a proporre un taglio del 10 per cento del budget per Terra Madre e del 20 sul Salone. Abbiamo aggiunto che per la prossima edizione si può ipotizzare un ulteriore calo del 20 per cento. Però deve essere anche chiaro che questi due eventi hanno un impatto sull'economia del Piemonte molto importante: oltre a far conoscere Torino nel mondo, riempiono alberghi e ristoranti, fanno girare i taxi e i negozi. Per questo abbiamo intenzione di commissionare uno studio sul loro ritorno economico".
Da La Repubblica
ROMA - Terminal Gianicolo, salvezza in vista
PIANO PULLMAN
Verso un accordo per abbassare i prezzi I gestori rilanciano l'allarme: perso l'80% dei clienti e i bus turistici invadono S.Pietro. Il Campidoglio: trattiamo
ROMA - Pullman in doppia fila su via della Conciliazione; parcheggiati lungo tutta via Gregorio VII; in sosta fuori da qualsiasi «stallo» piazza Santa Maria delle Fornaci, mentre fra le proteste degli abitanti invadono anche il parcheggio in largo Micara. E' di nuovo caos intorno al Vaticano a causa dei bus turistici che gravitano nell'area anziché fruire del grande parcheggio costruito nella pancia del Gianicolo. E torna a farsi infuocata la polemica fra i gestori della struttura di proprietà della Compagnia delle Opere e il Comune di Roma. Da una parte i privati che lamentano di essere boicottati dal Campidoglio, dall'altra l'assessore alla Mobilità che replica: abbassate i prezzi e ci metteremo d'accordo.
DA LUGLIO LA CRISI - Dopo un primo allarme lanciato alla fine di luglio - poco dopo l'entrata in vigore del nuovo Piano Pullman - perché le nuove regole per i torpedoni «svuotavano» il parking a ridosso di San Pietro, costruito all'epoca del Giubileo del Duemila con fondi del Vaticano e dello Stato (20 milioni di euro a testa), il presidente del terminal va all'attacco. «La situazione è insostenibile – afferma Gianni Filoni, a capo della società Terminal Gianicolo –: in via della Conciliazione ci sono 10 “stalli” ma in pochi rispettano i 15 minuti di sosta previsti dal “Piano”, mentre noi, con tutte le nostre possibilità di offerta per i torpedoni, rischiamo di chiudere».
«Noi possiamo funzionare solo se viene rispettata la nostra vocazione di “piattaforma di mobilità”. Facciamo parte – aggiunge Filoni – di un sistema integrato con la città, quindi chiediamo di aprire un tavolo con l’amministrazione e di discutere con urgenza questo problema. Ma se non ci permettono di svolgere le nostre funzioni questo impianto chiude». E la minaccia è che 75 persone restino senza lavoro. Quasi un ultimatum al quale è pronto a rispondere l’assessore alla Mobilità Sergio Marchi.
INTEGRAZIONE E TARIFFE - «Il parcheggio del Gianicolo è importantissimo – replica Marchi- . Vi sono tutte le possibilità di integrarlo all’interno del nuovo piano pullman: occorre, però, che la gestione si uniformi a quelli che sono gli elementi tariffari contenuti nel piano. Sulla base di questo potremmo aprire un tavolo anche da subito». E sottolinea: «Noi pensiamo che il recupero del terminal possa essere di grande utilità per la città. Sono pronto al dialogo, per recuperare un parcheggio che è veramente un “polmone” e che sarebbe assai utile».
AFFARI IN CALO - Il problema, dunque, sarebbero le tariffe. Oggi la sosta di un torpedone all’interno della struttura del Gianicolo costa 25 euro al giorno dalle 7.30 alle 20, compreso il carico e lo scarico dei passeggeri: «Meno della fascia blu», sostiene Gianni Filoni, ma evidentemente troppo caro, visto che gli operatori sembrano averlo abbandonato. Secondo lo stesso presidente del Terminal, infatti, dai 220-240 torpedoni che vi sostavano ogni giorno prima dell’entrata in vigore del piano, si è passati a una cinquantina al giorno. L'80 per cento in meno.
Gli altri? Su via della Conciliazione, ovviamente gratis. «Non possiamo più andare avanti senza un tavolo tecnico – spiega il presidente del Terminal -. Ho sentito dire che noi saremmo un soggetto “privato”, ma gli operatori dei pullman non sono anche loro dei privati? Noi non abbiamo partecipato mai a nessuna delle riunioni che hanno dato il via al “Piano”, quando dovremmo farne parte integrante».
RITORNA IL BUS ELETTRICO - Uno spiraglio nella crisi viene, ora, dalla disponibilità al dialogo dell'assessore Marchi, che apre anche su un altro punto: l’arrivo del minibus 116 all’interno del parking Gianicolo. Il servizio con capolinea nel Terminal Gianicolo era stato sospeso a settembre, quando la società di gestione aveva richiesto un «rimborso spese» di 1.300 euro al mese per ospitare la fermata (ma anche per i servizi offerti anche agli autisti dei minibus, gratuiti da 8 anni).
«Apriamo pure un tavolo per discutere di tutto – conclude l’assessore alla Mobilità – ma dobbiamo guardare al futuro e non al passato. Se il parcheggio vuole integrarsi nel piano complessivo della Mobilità messo a punto dall’amministrazione ben venga. Noi siamo pronti». In sostanza, se il parking del Gianicolo vuol sopravvivere, dovrà rinunciare all'«affitto» per il capolinea del 116 e abbassare i prezzi.
Lilli Garrone Corsera
ROMA - Olimpiadi, vince chi migliora la città
ARCHITETTURA
In una mostra all'Accademia Britannica il confronto tra Londra, Roma e Milano in relazione a grandi eventi come i giochi o l'Expò e i loro effetti sulle metropoli
ROMA - Alzi la matita (anche se ormai si progetta in Cad 3D) chi non ha mai pensato: beh, se può funzionare per le Olimpiadi del 2012 di Londra, perché non provarci per le “nostre” Olimpiadi di Roma, del 2020? In fondo, si tratta proprio di questo: ripensare lo sviluppo urbano di città metropolitane come Londra, Roma e Milano in funzione di eventi internazionali di grande portata. A Milano, a proposito, nel 2015 si svolgerà l’Expo. E’ questo il senso di “Three cities in Flux”, un confronto tra le strategie di riqualificazione urbana delle tre città; un progetto inaugurato la scorsa estate alla Festa dell’architettura da Richard Burdett.
LA MOSTRA - Per toccare con mano (modelli), vedere (fotografie e disegni) e comprendere cosa significa riprogettare l’identità di un luogo, che tenga conto delle interrelazioni tra i vari fattori (sociali, economici e topografici), sarà utile visitare la mostra “Projecting London” in programma alla British school at Rome, in via Gramsci 61, in collaborazione con la rivista Abitar”, New London Architecture e Università di Roma Tre. Oltre alle idee e dei suggerimenti dell’esposizione (dai masterplan per le Olimpiadi londinesi al progetto su King’s Cross Central)nei giorni scorsi hanno parlato gli autori, Bob Allies e Grahan Morrison - la coppia di progettisti londinesi, attiva dal 1984 – introdotti da Francesco Cellini e Francesco Garofalo.
LO STUDIO - Chi sono Allies e Morrison? Si potrebbe dire che rappresentano la Londra dei nostri giorni. Sono gli autori del restauro della Royal Festival Hall o del London College of Printing. In tutti i lavori dello studio londinese, ciò che salta agli occhi è il rispetto dell’architettura preesistente, insieme a una forza progettuale propositiva ma non dominante. E se ha funzionato nella vecchia Londra, perché non pensare che possa avvenire lo stesso nell’antichissima Roma? Di certo, l’affidabilità di una riqualificazione urbana dipende molto, soprattutto in occasione dei grandi eventi, dal grado di consapevolezza nel lasciare in eredità un pezzo di nuova città, adattabile in qualsiasi contesto futuro: concetto sul quale hanno insistito gli architetti nel corso della loro conferenza.
Peppe Aquaro Corsera
mercoledì 20 ottobre 2010
ROMA - Il progetto della nuova piazza Cavour: «Chiusura definitiva alle auto»
A rilento i lavori per il parcheggio interrato da 740 posti: dovevano durare 18 mesi. L'ipotesi di chiudere per sempre il traffico ai mezzi ripristinando giardini e scale
ROMA - Piazza Cavour, rissa continua. Quella fra la sovrintendenza statale e comunale su chi debba conservare il «papiro» rinvenuto sotto la statua di Camillo Benso conte di Cavour (al quale la piazza è dedicata) è solo l’ultima che ha accompagnato la costruzione di questo grande parcheggio. Ci sono già state le polemiche sul numero dei posti auto, se 400 o 700 a seconda di quanto si poteva scavare nel sottosuolo, se realizzare due piani o tre piani interrati, oltre quelle sulla stabilità del Palazzo di Giustizia. Ma ora c'è una novità: a lavori ultimati, l'intera piazza potrebbe non essere più riaperta alle auto, riprendendo un vecchio progetto che prevedeva il recupero della vecchia piazza con giardini e scalinate fino al Palazzaccio. Ma senza traffico di auto, bus e pullman.
IL PARCHEGGIO - Quello di piazza Cavour sarà un parcheggio di 740 posti, il 50 per cento dei quali a rotazione, i cui lavori vanno avanti da anni, con interruzioni e polemiche. Il cantiere è stato aperto, con qualche rinvio alla fine del 2005: nelle previsioni doveva durare 18 mesi. Almeno questo è stato il termine dato dall’allora delegato del sindaco per i parcheggi Fabrizio Panecaldo, nell’annunciare l’avvio della costruzione. I 18 mesi sono passati da anni, visto che siamo alla fine del 2010: ma allora nelle previsioni il garage sotterraneo doveva avere solo 350 posti e nel progetto originario, a quel momento in realtà già superato, era previsto in sotterranea anche il capolinea dei bus di fronte il cinema Adriano. Anche allora, comunque, i posti auto erano previsti tutti a sevizio di Prati e a rotazione per chi doveva andare al cinema o in centro storico. Con il passare del tempo il progetto ha subito altre modifiche, e nel 2007 si è arrivati a ipotizzare l’attuale numero di posti macchina.
LO STOP - Ma gli scavi hanno avuto uno stop tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009: gli esperti della Procura chiesero nuovi pareri tecnici perché vi era un pericolo di instabilità per il «Palazzaccio», la sede della Cassazione. L’allora pm Giorgio Ferri aveva chiesto, infatti, ad una serie di consulenti tecnici una relazione «per accertare se vi sia un pericolo per la sicurezza statica del palazzo di Giustizia, a causa degli scavi preliminari per la costruzione del parcheggio interrato». E un nuovo allarme vi fu nel giugno del 2009 dopo il terremoto de L’Aquila per calcinacci e volte lesionate sempre all’interno della sede della Cassazione. Perché i timori per la stabilità del Palazzaccio, gigante con i piedi di argilla, che già nel 1970 mostrò le sue prime défaillances e restò chiuso per qualche tempo, restano per gli esperti sempre presenti. Timori evidentemente superati se da un anno a questa parte i lavori sono ripresi speditamente e a pieno ritmo.
LA CHIUSURA DELLA PIAZZA - L’ultimo ostacolo sarà la chiusura della circolazione alle auto in piazza Cavour, nel tratto di fronte al Palazzo di Giustizia, prevista per un anno. Andranno studiate nuove direttive di traffico, ma il pericolo di caos incombe. E se non per sempre. Come ricorda, infatti, la presidente del XVII municipio il progetto prevede ancora il recupero della vecchia piazza, con il giardino raccordato con la scalinata della sede della Corte di Cassazione. Ma «si dovrà rivedere questo progetto prevede il recupero del disegno della vecchia piazza che andava a finire fino alla scalinata del Palazzaccio – afferma Antonella De Giusti - Penso che i tempi siano cambiati, ci sono più automobili, la vita che facciamo non è più quella di una volta. E quindi la chiusura della rotatoria potrebbe causare una ripercussione pesante sul traffico, che potrebbe investire anche i municipi che sono al di là del XVII come il centro storico. Considerato che io non sono il Re – conclude la De Giusti - vanno fatte valutazioni molto ponderate. Poi ho chiesto all’impresa e lo chiederò formalmente al Campidoglio che nel momento in cui si debbano fare i lavori al ridosso del Palazzaccio, quindi chiudere temporaneamente quel tratto di strada che l’Atac e il VII dipartimento facciano delle simulazioni di traffico anche per il futuro. E solo se non vi saranno problemi possiamo lasciare il progetto com’è. Altrimenti una donna come sono io, chiede di rimodificarlo per il bene di tutta la comunità».
LO SCONTRO SUI RESTI DI CAVOUR - E allo scontro del 18 ottobre, sulla tutela del cilindro metallico rinvenuto durante i lavori di costruzione sul quale è inciso «S.P.Q.R., a Camillo Benso conte di Cavour 1885», dove è conservata una pergamena con il verbale d’inizio cantiere a firma del Re Umberto I, si aggiunge un terzo litigante. Il «papiro»? Né allo Stato né alla Campidoglio, ma al municipio. «Innanzi tutto voglio chiarire che ci siamo trovati di fronte a delle amministrazione responsabili – afferma la presidente del XVII municipio Antonella De Giusti, nel cui territorio è situata la piazza - perché né io né il sindaco abbiamo voluto che si aprisse la pergamena. Ma adesso chiedo che una volta che è restaurato il documento torni nel luogo dove il Re l’aveva depositato in onore di Cavour. Anzi chiedo che vi ritorni per l’inaugurazione del parcheggio, perché credo che la cultura va vissuta anche fuori dai musei nei nuovi luoghi urbani, come i parcheggi e le opere pubbliche: vanno valorizzati con la storia che era già dentro di loro». Non manca nemmeno un’ultima stoccatina ironica all’amministrazione: «La pergamena era completamente bagnata – conclude Antonella De Giusti – ma quando è uscita dal cilindro è caduta miracolosamente nella mia mano una lira. Siccome dico sempre che non abbiamo una lira…speriamo sia di buon auspicio per Prati».
Lilli Garrone Corriere della Sera
TORINO - Il sindaco alla Lega: "Più isole pedonali ma la Ztl non si tocca"
Il centrodestra non crede
al crollo del Pm 10:
«Sono dati inattendibili»
EMANUELA MINUCCI
TORINO
«Così com’è la Ztl non si tocca: sta dando buoni risultati anche in termini di inquinamento non ci sarebbe motivo di cambiare. Piuttosto continueremo a pedonalizzare il centro ovunque ci siano le condizioni: piazza Maria Teresa per esempio, mi pare un luogo godibile, in cui l’assenza di auto potrebbe giovare molto allo shopping e a chi vuole godersi il giardino».
Eccolo il Chiamparino-pensiero al capitolo «traffico in centro». Lo ha esposto ieri ai cronisti al termine della giunta commentando i titoli dei giornali sulla Lega che gli proponeva il baratto fra «un minicentro pedonalizzato e l’attuale, dannosissima Ztl». Il primo cittadino non ha neppure preso in considerazione l’idea dello scambio: «Anche perchè pedonalizzare strade come via Roma che ha già i portici non avrebbe senso» ha commentato. Per poi aggiungere: «Fra l’altro gli ultimi dati delle centraline spiegano che l’aria all’interno della Ztl è fortemente migliorata, come vi spiegherà l’assessore Tricarico».
Il responsabile dell’Ambiente, infatti, insieme con i colleghi Sestero e Mangone era atteso di lì a poco alla commissione Controllo Gestione presieduta da Antonello Angeleri proprio per illustrare i benefici legati all’adozione del provvedimento. «Si tratta di cifre - ha però chiarito prudentemente Tricarico - ancora poco attendibili, che vanno interpretati come una sorta di exit-poll, e che sarà opportuno rivedere dopo la stagione invernale, il periodo più critico dell’anno».
L’assessore, rispondendo poi alle domande dei consiglieri Ferrante, Ventriglia, Lonero e Cugusi, ha sottolineato quale dato maggiormente significativo il mancato superamento del valore limite nel periodo 15 luglio - 30 settembre contro i 4 nello stesso periodo dell’anno scorso, rilevati nella stazione Arpa della Consolata, quella più affidabile per valutare l’incidenza della nuova Ztl allargata. Altri dati significativi, più strettamente legati alla presenza di pm10 nell’aria, segnalano una riduzione del 9% nel periodo compreso fra il primo gennaio e il 31 agosto (dal 43,4 del 2009 al 39,8 del 2010) su tutta la città è del 15% (dal 46 al 40), nello stesso periodo, nella sola stazione di rilevamento della Consolata.
«Le cifre non sono ancora significative ma sembrano preoccupanti per i pochi benefici procurati rispetto a quelli prefissati dalla giunta con l’allargamento della Ztl», ha dichiarato al termine della riunione il presidente della Commissione Angeleri. Che si è dichiarato disponibile ad ospitare un incontro con l’assessore regionale all’ambiente, «perché serve un ragionamento condiviso». Lonero della Destra ha invece duramente criticato i dati forniti da Tricarico: «Sono pure falsità, anche perchè il fato importante è che nel resto della città l’inquinamento è aumentato».
La Stampa
martedì 19 ottobre 2010
MILANO - Expo, da Parigi via libera a Milano: può ospitare l'evento del 2015
Il Bie autorizza la registrazione definitiva del dossier. Il sindaco Moratti: grande soddisfazione
MILANO - Via libera da Parigi per l'Expo 2015 di Parigi. Il Bie (Ufficio internazionale Expo) ha infatti autorizzato la registrazione di Expo 2015 all'Assemblea generale del prossimo novembre. Lo ha detto all'Ansa Steen Christensen, presidente della Commissione Bie. «I documenti inviati ieri da Milano - ha aggiunto il presidente della Commissione Bie - confermano che l'acquisizione dei siti è sicura». Christensen ha infine detto di «aver cercato di essere il più collaborativo possibile» su questo dossier. Grande soddisfazione è stata subito espressa, da Parigi, da parte del sindaco e commissario Letizia Moratti. Alla vigilia dell'incontro, la Moratti si era detta «fiduciosa» del responso positivo dell'organismo internazionale. «Sono fiduciosa - aveva detto - perchè abbiamo fornito risposte esaustive alle osservazioni dei Paesi e quindi ci aspettiamo che nei prossimi giorni il comitato esecutivo trasmetta una raccomandazione positiva all'assemblea generale per la registrazione definitiva del dossier». Raccomandazione che il Bie ha espresso attraverso il comitato esecutivo, in vista dell’assemblea generale fissata il 23 novembre. Di fatto, con la raccomandazione, Milano incassa il via libera decisivo ad ospitare l’Esposizione del 2015.
LE RICHIESTE DI CHIARIMENTI - Dei 155 Paesi del Bie solo sei (Francia, Germania, Danimarca, Finlandia, Canada e Giappone) avevano trasmesso a Milano richieste di chiarimenti, alcune legate proprie al nodo della disponibilità delle aree, risolto la scorsa settimana. «Abbiamo già risposto a tutte le domande che i sei Paesi ci hanno inviato nei giorni scorsi e le lasceremo per iscritto - ha aggiunto Letizia Moratti -. Anche le presentazioni di oggi contengono risposte puntuali alle osservazioni che ci sono arrivate». Il Sindaco, insieme all'amministratore delegato di Expo 2015 Spa Giuseppe Sala e ai presidente di Provincia e Regione, Guido Podestà e Roberto Formigoni, è in Avenue de Jena 34, per la sessione del comitato esecutivo dedicata al dossier di Milano. A lei spettava, in quanto commissario, il compito della presentazione generale del Dossier. A Roberto Formigoni, invece, l'illustrazione del capitolo inerente alle infrastrutture, mentre l'ad Sala è sceso scenderà nei dettagli tecnici legati all'organizzazione dell'evento.
SODDISFAZIONE - Uscendo dalla sede del Bie, Letizia Moratti e Roberto Formigoni hanno espresso la loro soddisfazione. Il presidente della Regione ha aggiunto: «Stiamo tutti allineati dietro al sindaco Moratti». La delegazione, lasciando Parigi, non ha voluto rilasciare ulteriori commenti ripromettendosi di fornire più dettagli nel corso di una conferenza stampa a Milano.
Redazione online
ROMA - Ecco il nuovo Colosseo dai sotterranei al terzo livello
Il ministro Bondi inaugura i percorsi: «Lavori effettuati con tre milioni di euro». Aperti al pubblico da martedì
ROMA - Uscivano cadaveri, da lì, quelli dei gladiatori, e oggi dalla stessa Porta Libitinaria entreranno turisti: dal nuovo ingresso del Colosseo, infatti, sarà possibile visitare (oggi pomeriggio alle 17 l’inaugurazione del ministro Bondi) sia i sotterranei - fin qui mai aperti al pubblico - sia a una parte del III livello, chiuso dagli anni Settanta. Quindi a breve sarà possibile ammirare dagli ipogei sotto il piano dell’arena - dove confluivano gladiatori e animali prima degli spettacoli - alla parte che si trova a trentatrè metri d’altezza, dalla quale ovviamente è possibile osservare una splendida veduta dell’area archeologica e di Roma tutta, fino all’Eur. In tutto, lo spazio visitabile dell’Anfiteatro Flavio è raddoppiato.
OGNI GIORNO 250 PERSONE - Ma lo spettacolo sarà per pochi: sono infatti previste visite guidate per una decina di gruppi (25 persone) al giorno, al costo di otto euro oltre ai dodici del biglietto. Obbligatoria la prenotazione: lo «spettacolo» sarà quotidianamente riservato a 250 persone, a fronte di una media giornaliera di 18 mila visitatori. «Abbiamo finalmente reso visitabile il 70 per cento del Colosseo, il monumento più famoso al mondo - sorride Francesco Giro, sottosegretario ai Beni culturali - ma finora anche uno dei meno accessibili, visto che solo il 35-40 per cento era fruibile al pubblico». Ovviamente, tutto ha un costo: questi lavori, insieme con altri di conservazione in altre parti del monumento, sono stati eseguiti con meno di tre milioni.
ROMABONDI: «IMPEGNO PER LA CULTURA» - Briciole, in effetti, rispetto all’indotto generato dall’Anfiteatro Flavio: millecinquecento milioni ogni anno, almeno secondo uno studio dell’Università Bocconi. Di certo il Colosseo nel 2010 ha già riscontrato un aumento delle visite pari al 15 per cento: da gennaio a oggi si registrano, infatti, circa 19 mila presenze quotidiane, con l’87 per cento dei visitatori che valuta «alto» il proprio livello di gradimento. Il ministro Sandro Bondi, entusiasta, non rinuncia alla polemica: si definisce «il sindaco della cultura italiana» e spiega che il restauro con le nuove aperture «fanno parte del nuovo indirizzo del Ministero, prima attento solo, e male, alla tutela del nostro patrimonio storico-culturale. È proprio per questo che al mio arrivo ho deciso di riformare la struttura del ministero, ora impegnato, oltre che alla conservazione, anche alla valorizzazione di ciò che abbiamo».
Alessandro Capponi
Dal Corsera
MILANO - Navigli in secca, rifiuti e pesci morti
I cittadini: una discarica. Il Consorzio Villoresi: il Comune non paga le pulizie
MILANO - I residenti dei Navigli hanno la puzza sotto il naso: nel senso che il tanfo d'immondizia e di pesci morti sale su nelle case, anche al terzo e al quarto piano, entra nelle stanze, si deposita, rimane. I canali, sia il Grande sia il Pavese, sono in secca; più a sud sono in corso lavori di manutenzione ed è stato bloccato il transito dell'acqua. E come sempre, se messi a nudo, i Navigli si rivelano osceni. Stasera gli abitanti si incontreranno per un'assemblea, appuntamento all'oratorio di via Corsico: la prima voce che sarà discussa è «lo stato di decadenza» dei canali. Alessandro Folli è il presidente del Consorzio Villoresi, che gestisce i Navigli. Folli dice: «In Comune è in stand-by una convenzione per stanziare fondi destinati alla pulizia. L'anno scorso abbiamo fatto tutto noi, togliendo i rifiuti uno a uno, da soli, andando oltre, ben oltre, i nostri obblighi e doveri; abbiamo fatto un regalo ai milanesi, mettiamola così. Ma quest'anno, non so se concederemo il bis... Il Comune lo sa, i costi sono alti. A cominciare dalle spese per lo smaltimento».
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