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mercoledì 30 settembre 2009
ROMA - Rosella Sensi presenta lo stadio della Roma
L'IMPIANTO SULLA VIA AURELIA. MA NON C'È ANCORA L'OK DEL MINISTERO
E Rosella presenta lo stadio della Roma «Era il sogno di mio padre»
Capienza da 55mila posti su 2 anelli, aperto 7 giorni su 7
Ranieri: mi piacerebbe allenarci
ROMA - Si chiamerà Franco Sensi e sarà il nuovo stadio della Roma. «Questo è un momento che mio padre aveva atteso per lungo tempo così come, prima di lui, il presidente Dino Viola: entrambi avevano messo al centro l'idea di uno stadio di proprietà», ha detto emozionata Rosella Sensi, presidente della società giallorossa presentando il progetto della nuova struttura che sorgerà in un'area a ridosso del nono chilometro della via Aurelia: uno spazio poco distante dall'omonima uscita del Gra situata all'esterno del Raccordo.
SEMPRE APERTO - «Uno stadio da vivere sette giorni su sette, il primo ecosostenibile. Sono queste alcune delle caratteristiche di quello che sarà lo stadio della Roma sull'Aurelia. Lo ha spiegato l'architetto Gino Zavanella illustrando il progetto nella conferenza stampa a Trigoria: «La capienza è di 55.000 posti divisi in due anelli. Il posto più lontano del secondo anello è a 68 metri, rispetto all'Olimpico che è a 92. Abbiamo pensato ad uno spazio unico dove la partita è l'evento clou, ma dove si potesse vivere tutta l'intera giornata. Uno stadio attivo 7 giorni su 7, siamo nello standard europeo».
SEMPRE APERTO - «Le tribune sono molto vicine al campo -prosegue Zavanella - Siamo stati attenti alle norme sulla sicurezza, lo stadio è senza barriere architettoniche e si può evacuare in 5 minuti. Proveremo a costruirlo senza divisioni tra settori. Saranno allestiti degli spazi dedicati alle famiglie, in particolare ai bambini. Le aree dei media sono tecnologicamente avanzate, ci sarà inoltre un museo della Roma da inserire nei tour della città. La struttura è formata da due Led e da una pelle in zinco titanio, resistente agli agenti atmosferici. La copertura ha dei pannelli fotovoltaici, lo stadio sarà ventilato e sarà irradiato il manto erboso. Sarà il primo stadio ecosostenibile. Questo stadio vive all'interno ed all'esterno, spenti i riflettori continuerà a rendere servizi alla gente per tutta la settimana».
SERVE OK DEL MINISTERO - «Se il ministero dei Beni culturali non darà l'ok non si farà nessuno stadio». È quanto afferma il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro. «Sono tifoso della Roma ma per fare uno stadio - continua Giro - bisogna che le carte siano presentate alle istituzioni preposte. Per ora conosco solo le notizie che sono apparse sui giornali. Mercoledì si riunirà il comitato e vedremo di capire meglio quali sono i progetti e quali le opere di urbanizzazione. Non si possono lanciare proposte in questo modo».
LA SQUADRA - Il tecnico della squadra Claudio Ranieri si dice entusiasta: «Molto bello, mi auguro di poterci allenare». Alla presentazione del progetto, nel centro sportivo di Trigoria, il tecnico che ha una lunga esperienza nel campionato inglese ha parlato anche delle- panchine inserite nella tribuna: «Significa stare insieme, essere parte integrante con i tifosi che ti stanno vicino. Da una parte di senti tifoso, ma contemporaneamente sei quello che aziona le leve del comando. In Inghilterra è così ovunque, in trasferta ti senti "avversario", mai "nemico". Sarà davvero la casa del tifoso della Roma e spero quindi che avrà il rispetto che la propria casa merita». Anche per il capitano Francesco Totti il progetto «è bellissimo, mi piacerebbe riuscire a calpestare l'erba di un impianto così». A 33 anni sa «che è dura, per questo mi piacerebbe che la realizzazione fosse veloce. Spero di farcela, visto che sto per firmare il prolungamento del contratto di cinque anni». Uno che dovrebbe farcela a giocare nel nuovo stadio e Daniele De Rossi: «Senti che i tifosi vivono la partita quasi insieme a te, immagino cosa deve essere giocare con 60.000 tifosi giallorossi intorno e così vicini».
Dal Corriere della Sera
martedì 29 settembre 2009
ROMA - Libereremo Roma dal traffico
ENTRO NATALE LA NUOVA DISCIPLINA DEI PULLMAN
La promessa del Campidoglio:
«Libereremo Roma dal traffico»
Approvato il Piano strategico per la mobilità sostenibile: 5 anelli intorno alla città, centro storico pedonalizzato
l titolo è ottimista: «Roma libera dal traffico». Così l'amministrazione capitolina ha chiamato il nuovo «Piano strategico per la mobilità sostenibile» approvato ieri dalla Giunta. Tre volumi per «liberare i romani sequestrati per ore e ore ogni giorno nelle proprie auto», come ha detto Gianni Alemanno. Un piano senza grosse novità rispetto assetti già individuati, che prevede una serie (16) di interventi nel breve-medio periodo, compresa la pedonalizzazione del Tridente, per arrivare nel futuro a cinque «anelli» per la grande viabilità: dal sistema dei lungotevere con la realizzazione dei due sottopassi a Castel Sant'Angelo e all'Ara Pacis, al completamento dell'Olimpico «con tracciati alternativi tra via Cipro e la Circonvallazione Clodia e tra via Prenestina e piazza Zama». Uno di «circolazione intermedia», con il completamento del sottopasso dell'Appia e della Palmiro Togliatti fino a ponte Mammolo, alla «Tangenziale delle Torri» interna al raccordo e al Gra.
Tra le novità futuribili vi è l'ipotesi di far passare una linea tramviaria lungo il Muro Torto, accompagnata «dall'interramento integrale dell'attuale tracciato dei sottopassi di Corso Italia fino al lungotevere». Si parla inoltre di potenziamento della linea «2» e possibile estensione dell'«8» verso il centro e viale Marconi; di trasformazione in metro della Roma-Lido e della Roma-Pantano in tramvia. «Entro Natale» la nuova disciplina per i bus turistici, con ulteriori punti sosta, ma si punta subito sulla progressiva pedonalizzazione del Tridente «con l'obiettivo - ha detto Alemanno - di arrivare all'intero centro storico: occorre un accordo con i commercianti oltre a ridurre il numero delle auto blu, con forme di trasporto per le amministrazioni». «Manterremo - ha spiegato l'assessore alla Mobilità Sergio Marchi - il sistema delle Ztl e stiamo pensando ad alcune formule premiali per il trasporto merci, favorendo chi investe in tecnologie meno inquinanti. E lavoriamo anche ad un sistema di permessi digitali e a uno elettronico per i disabili».
«Dobbiamo essere molto seri - ha aggiunto il sindaco - per evitare annunci. Abbiamo in programma incontri al ministero delle Infrastrutture per il finanziamento di alcune opere strategiche», come la chiusura dell'anello ferroviario: «Non si è fatto fino ad oggi per problemi di espropri e finanziamenti - ha aggiunto Marchi -. Risolveremo questi problemi». Più bike sharing, con l'arrivo a 70 postazioni; più car-sharing, anche con auto elettriche e aumento delle colonnine di ricarica, come ha annunciato l'assessore all'Ambiente Fabio De Lillo: il piano adesso verrà inviato ai municipi e ci saranno due giorni di confronto, il 28 e il 29 ottobre, al Salone delle Tre Fontane all'Eur.
Lilli Garrone
L'AQUILA - Chiese danneggiate, presentati 19 progetti
CASTELVECCHIO Gli alti costi di messa in sicurezza potrebbero pregiudicare l'approvazione di tutti i 19 progetti presentati dalla Diocesi di Sulmona-Valva per le chiese danneggiate dal sisma.
«I progetti sono al vaglio della Protezione Civile - ha spiegato il vescovo Angelo Spina - che ha dato l'indicazione di rinviare gli interventi più onerosi, ma non sappiamo se il tetto consentito sarà oltre i 100mila euro». Dell'elenco, 11 chiese ricadono tra Valle Peligna e Subequana. Richiesto, invece, il prefabbricato in legno per Goriano Sicoli, Corfinio, Pratola, Villa S.Lucia e Castel di Ieri, dove non è possibile garantire l'agibilità entro dicembre. Le parrocchie stanno individuando il terreno. A.D.G.
COMO - Il muro sul lago verrà abbattuto
DOMENICA SI E' SVOLTA UNA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA
Como: «Il muro sul lago verrà abbattuto»
Il sindaco Stefano Bruni: la barriera sarà sostituita da paratie mobili. «Avremo l'aiuto della Regione»
«Il muro, che era previsto dal progetto, non ci sarà più; verrà abbattuto e sarà interamente sostituito da paratie mobili». Lo ha dichiarato oggi il sindaco di Como Stefano Bruni, sotto assedio nelle ultime ore, insieme all'assessore alle Grandi opere, Fulvio Caradonna, sul caso del muro costruito sul lungolago. «Nei prossimi giorni - ha detto il primo cittadino - saremo in grado di fornire i dettagli tecnici, ma il muro verrà abbattuto. Dovrà essere sostenuto un certo costo, tuttavia la Regione è con noi. Ho parlato questa mattina con Roberto Formigoni e il presidente sostiene questa ipotesi; è questa la priorità».
LA PROTESTA - Sembrerebbe chiudersi, così, la diatriba che ha visto l'intera città sollevarsi contro il primo cittadino del capoluogo lariano per difendere il lungolago, dove da due anni è in costruzione un sistema di paratie mobili anti-esondazione. Il muro «dello scandalo», che domenica ha visto scendere in piazza esponenti politici e comaschi senza bandiera, doveva essere alto 25 centimetri e degradare poi nell'acqua. La barriera di cemento che ha rischiato di mandare a casa la giunta di centrodestra era una varian te al progetto originale, com piuta in corso d’opera e priva di apparenti giustificazioni. Il sindaco Bruni, Pdl, ha visto prima mon tare l’ira dei comaschi con centinaia di email inviate ai gior nali locali, poi la manifestazione di piazza per chiederne l'abbattimento e infine l'affondo della Lega nord e di qualche esponente della maggioranza, schierati ufficialmente contro il progetto. Di fronte alla sollevazione popolare, Bruni si è dovuto arrendere: «Niente muro».
L'INCHIESTA - Il sistema anti-esondazione, del costo di 15 milioni di euro, è finanziato dalla Legge Valtel lina perché rientra tra le opere giudicate necessarie dopo l’al luvione del 1987. Il pm Simone Pizzotti nei giorni scorsi aveva aperto un fascicolo contro ignoti e disposto l'acquisizione della documentazione relativa al progetto, per accertare eventuali violazioni alle norme edilizie.
Dal Corsera
ROMA - Il monopolio di Alitalia su Roma-Milano
«Il monopolio di Alitalia su Roma-Milanopenalizza gli utenti e la concorrenza»
Relazione del ministero dei Trasporti: la nuova compagnia ha il 98% degli slot tra Fiumicino e Linate
ROMA - Troppi slot tra Roma e Milano, praticamente tutti, il 98%. Impossibile per i viaggiatori scegliere, visto che Alitalia e Air One hanno il monopolio dei voli tra Fiumicino e Linate. Una situazione che scoraggia anche l'ingresso di nuovi concorrenti. Così la relazione semestrale del ministero dei Trasporti al Parlamento sullo stato del trasporto aereo.
«PROBLEMA DI CONCORRENZA» - «La posizione di monopolio di Alitalia e Air One sul mercato - evidenzia la relazione - incide sulle scelte dei consumatori. La nuova Alitalia ha il 98% degli slot tra Linate e Fiumicino e si è prospettato da più parti un problema reale di concorrenza che non permette l'entrata di nuovi operatori su tale rotta». Nel fare il punto sull'andamento dei processi di liberalizzazione del settore, i tecnici del ministero guidato da Altero Matteoli ripercorrono anche la vicenda Alitalia, dalle gare al debutto nel gennaio scorso del nuovo operatore aeronautico Alitalia-Cai.
IL TRENO - Tuttavia, a minacciare la compagnia aerea sulla tratta più remunerativa non sono altri vettori quanto il Frecciarossa. La concorrenza aereo-treno, si rileva nella relazione, è «per ora limitata al 10% del traffico aereo domestico e a poco più del 10% del traffico ferroviario ad alta velocità», ma comincia a prospettarsi sulla linea Milano-Roma «anche dal punto di vista della competizione tariffaria sui prezzi dei biglietti» scrive il dicastero. Tuttavia, per quel che resta del mercato, il vettore frutto della fusione Alitalia-Air One domina incontrastato, è il parere dei tecnici ministeriali. «Per il restante 90% del mercato - scrivono - nel trasporto aereo la gran parte delle rotte oggi operate all'interno del territorio italiano e comunitario in generale, vede la posizione dominante della nuova Alitalia».
GLI SLOT - Inoltre, la nuova norma sul congelamento degli slot del Parlamento Ue se da un lato aiuta le compagnie, di fatto però non favorisce la concorrenza, bacchettano ancora i tecnici questa volta all'indirizzo di Bruxelles. Con le nuove norme infatti, viene previsto il «congelamento» degli slot non utilizzati dalle compagnie nella stagione corrente, fino all'estate 2010, mentre in precedenza la regole permettevano alle compagnie tradizionali di mantenere gli slot da una stagione all'altra (omologa) solo se utilizzati per almeno l'80%. Questo regime «di fatto, se da un lato nel momento di crisi del sistema del trasporto aereo, costituisce certamente una garanzia per i vettori che pur avendo visto una diminuzione della domanda di traffico possono conservare le bande orarie non utilizzate, dall'altro - si legge nella Relazione - può limitare la concorrenza, mantenendo inalterata l'assegnazione delle bande orarie sugli aeroporti coordinati e non favorendo lo sviluppo della concorrenza e, come ultima conseguenza, la liberalizzazione».
LE TARIFFE -Va meglio però sulla trasparenza delle tariffe. In virtù delle «lenzuolate» dell' ex ministro Bersani, «le condizioni tariffarie devono essere chiaramente e immediatamente leggibili, con pari evidenza grafica di tutte le componenti del prezzo finale, mediante l'inclusione nella tariffa di ogni onere economico, determinabile ex ante». «Ci sorprende che, a distanza di otto mesi dalla cessione dell'ex compagnia di bandiera alla Cai, il ministero dei Trasporti sia costretto ad ammettere e stigmatizzare la posizione dominante della nuova Alitalia sulla tratta Roma-Milano», commenta Michele Meta, capogruppo Pd in Commissione Trasporti della Camera.«Tutto ciò - aggiunge - è un'altra beffa per i consumatori».
Dal Corsera
venerdì 25 settembre 2009
MILANO - Libeskind ridisegna il grattacielo Curvo
NELL’AREA DELL’EX FIERA SORGERÀ L’ALBERGO DI LUSSO PIÙ GRANDE DI MILANO
CityLife: il progetto criticato da Berlusconi sarà ritoccato ma non cambieranno le volumetrie. «Più efficienza»
Saranno un po’ meno «sbi lenchi», con buona pace del presidente Silvio Berlusconi. I grattacieli di CityLife si appre stano a cambiare forma: a con vincere la proprietà che fosse necessario un ripensamento non sono stati tanto i rimbrot ti del premier, quanto le valu tazioni sulla fruibilità delle strutture. «Serve efficienza di funzionamento» spiegano dal quartier generale della socie tà, ribadendo quanto gli ope ratori hanno osservato guar dando e riguardando i disegni avveniristici dei tre architetti Zaha Hadid, Arata Isozaki, Da niel Libeskind. E così, dieci giorni fa, Claudio Artusi amministratore de legato di CityLife (società par tecipata da Generali Proper ties, Gruppo Allianz, Immobi liare Lombarda e Lamaro Ap palti che gestisce il progetto di riqualificazione del quartie re milanese della Fiera) ha in contrato i tre artisti chieden do loro di ristudiare i progetti in modo da rendere i grattacie li più consoni alle esigenze di chi dovrà realizzare e gestire al loro interno alberghi e uffi ci.
Il tema riguarda soprattut to la struttura progettata da Libeskind, che ha sicuramente il segno identitario più forte e che aveva diviso i critici an che quanto a gusto estetico e coerenza rispetto all’ambiente circostante. In questo grattacielo, tra l’altro, dovrebbe es sere ospitato l’albergo di extra lusso più grande di Milano, con 250-300 stanze e tutti i più moderni confort. Non sarà uno stravolgimen to, sia chiaro, né cambieranno volumetrie e destinazioni d’uso. La forma, piuttosto: ed è probabile che alla fine i grat tacieli svetteranno più dritti di quanto non avrebbero fatto rispettando il disegno origina rio. Ma è tutto ancora da vede re. Tra l’altro, ogni modifica dovrà comunque essere con cordata, in termini urbanisti ci, con il Comune e probabil mente sarà necessario un nuo vo passaggio in aula consilia re.
Come detto, i tre grattacieli erano stati contestati dal pre mier Berlusconi, che nell’aprile dello scorso anno aveva co sì spiazzato gli amministrato ri municipali: «Ho visto pro getti di grattacieli elaborati da architetti stranieri, storti e sbi lenchi, in totale contrasto con il contesto milanese». E non era finita lì: «Spero non sia questa l' idea moderna di Mila no, altrimenti la protesta sor gerà spontanea e giusta. E io mi metterò alla testa di questa protesta». Libeskind si era di feso tirando in ballo paragoni con l’epoca fascista quando «tutto ciò che non era dritto era considerato arte perver sa ». L’architetto si era poi scu sato e la polemica era finita lì. Ma non le riflessioni sulla rispondenza dei progetti alle esigenze degli operatori.
Nel frattempo, anche i comi tati di residenti avevano preso la palla al balzo cercando di eleggere il Premier a loro pala dino: in realtà la battaglia a botta di ricorsi non ha impedi to che nel frattempo il consi glio comunale desse il via ai la vori e le prime gru comincias sero a lavorare. Il lotto residen ziale progettato da Hadid, in particolare, sta già prendendo forma: toccherà poi a quelli immaginati dai due colleghi e complessivamente nell’area della ex Fiera verranno realiz zati 1100 appartamenti (prez zo variabile da 6 a 12 mila eu ro al metro quadrato, per dare l’idea). Data prevista per la consegna: fine 2011.
Elisabetta Soglio
Dal Corriere della Sera
giovedì 24 settembre 2009
FIRENZE - Il tram lontano dal Duomo
RENZI SCONFESSA IL PREDECESSORE DEL PD. PLAUDE IL CENTRODESTRA
Firenze, il tram lontano dal Duomo Svolta del sindaco dopo anni di polemiche: «Cambiamo percorso»
FIRENZE - A sorpresa, nel giorno del suo onomastico, il sindaco di Firenze annuncia che entro un mese chiuderà al traffico la piazza del Duomo. Decisione coraggiosa, quella di Matteo Renzi, non solo perché nessun amministratore si era spinto così in avanti per bloc care uno degli snodi del traffi co più atipici e terribili della città e del mondo, ma perché con il provvedimento si cancel la il contestatissimo tragitto della linea 2 della tramvia che avrebbe dovuto sfiorare duo mo e battistero e oscurare il campanile di Giotto.
Un progetto, quello del tram, che per anni ha diviso la città, provocato polemiche, accuse, fazioni trasversali, refe rendum e petizioni e ha scosso la passata maggioranza. Con tro al progetto si erano espres si l’ex ministro Antonio Paoluc ci e il regista Franco Zeffirelli, il critico d’arte Vittorio Sgarbi e la sovrintendente al polo mu seale Cristina Acidini. E gran parte della campagna elettora le era stata incentrata sul sì o il no alla tramvia. «È un gesto di riconciliazio ne civica — dice in consiglio comunale Renzi — un modo per mettere fine ai partiti del no e del sì. Ed è un provvedimento che va nella direzione della bellezza per recuperare una piazza, valorizzare le sue opere d’arte». Dove passerà il tram? Palaz zo Vecchio e società costruttri ce hanno già un piano alterna tivo con due possibilità: una deviazione verso piazza San Marco a est della cattedrale, e un’altra a ovest in direzione di Piazza della Repubblica.
Si va avanti, insomma. «Per ché il progetto del tram non è stato cancellato — spiega Ren zi —. Si farà con un tragitto al ternativo che presenteremo in consiglio». Poi il sindaco promette: «Non ci saranno mai più disastri nei lavori come quelli accaduti alla linea 1 con ritardi a oggi di un anno e mez zo. Le linee 2 e 3 saranno com pletate presto e bene e il comu ne avrà il controllo totale sul l’opera. Allo stesso tempo piaz za del Duomo da spartitraffico più elegante del mondo, come l’ha definita ironicamente Al berto Arbasino, diventerà la piazza più elegante del mon do ». Alla fine, anche dall’oppo sizione i pareri sono favorevo li. Esulta persino il fiorentino Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, che parla di grande vittoria di Firenze. E sottoli nea: «Quando anni fa iniziai a parlarne io tutta la sinistra era scandalizzata». Mentre il consi gliere del Pdl, Giovanni Donzel li, rileva che «il sindaco dice tante belle cose, ma si dimenti ca di raccontarci come mettere in pratica i progetti». I proble mi saranno non solo di caratte re urbanistico. Renzi dovrà af frontare le lobby di tassisti, al bergatori, ristoratori e risolve re qualche problema logistico della curia, che nella piazza ha sede.
E soprattutto il nuovo sinda co di Firenze dovrà affrontare la fronda del partito ancora fe dele all’ex sindaco Leonardo Domenici che quel progetto so stenne fortissimamente. Mat teo Renzi, intanto, incassa un primo sì dalla sovrintendente, l’autorevole e ascoltatissima Cristina Acidini. «Da storica dell’arte non posso che applau dire all’iniziativa che viene in contro a nostre segnalazioni. Come cittadina e grande utiliz zatrice di mezzi pubblici, pri ma di esprimere un giudizio, valuterò il progetto alternati vo ».
Marco Gasperetti
Dal Corriere della Sera
Firenze, il tram lontano dal Duomo Svolta del sindaco dopo anni di polemiche: «Cambiamo percorso»
FIRENZE - A sorpresa, nel giorno del suo onomastico, il sindaco di Firenze annuncia che entro un mese chiuderà al traffico la piazza del Duomo. Decisione coraggiosa, quella di Matteo Renzi, non solo perché nessun amministratore si era spinto così in avanti per bloc care uno degli snodi del traffi co più atipici e terribili della città e del mondo, ma perché con il provvedimento si cancel la il contestatissimo tragitto della linea 2 della tramvia che avrebbe dovuto sfiorare duo mo e battistero e oscurare il campanile di Giotto.
Un progetto, quello del tram, che per anni ha diviso la città, provocato polemiche, accuse, fazioni trasversali, refe rendum e petizioni e ha scosso la passata maggioranza. Con tro al progetto si erano espres si l’ex ministro Antonio Paoluc ci e il regista Franco Zeffirelli, il critico d’arte Vittorio Sgarbi e la sovrintendente al polo mu seale Cristina Acidini. E gran parte della campagna elettora le era stata incentrata sul sì o il no alla tramvia. «È un gesto di riconciliazio ne civica — dice in consiglio comunale Renzi — un modo per mettere fine ai partiti del no e del sì. Ed è un provvedimento che va nella direzione della bellezza per recuperare una piazza, valorizzare le sue opere d’arte». Dove passerà il tram? Palaz zo Vecchio e società costruttri ce hanno già un piano alterna tivo con due possibilità: una deviazione verso piazza San Marco a est della cattedrale, e un’altra a ovest in direzione di Piazza della Repubblica.
Si va avanti, insomma. «Per ché il progetto del tram non è stato cancellato — spiega Ren zi —. Si farà con un tragitto al ternativo che presenteremo in consiglio». Poi il sindaco promette: «Non ci saranno mai più disastri nei lavori come quelli accaduti alla linea 1 con ritardi a oggi di un anno e mez zo. Le linee 2 e 3 saranno com pletate presto e bene e il comu ne avrà il controllo totale sul l’opera. Allo stesso tempo piaz za del Duomo da spartitraffico più elegante del mondo, come l’ha definita ironicamente Al berto Arbasino, diventerà la piazza più elegante del mon do ». Alla fine, anche dall’oppo sizione i pareri sono favorevo li. Esulta persino il fiorentino Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, che parla di grande vittoria di Firenze. E sottoli nea: «Quando anni fa iniziai a parlarne io tutta la sinistra era scandalizzata». Mentre il consi gliere del Pdl, Giovanni Donzel li, rileva che «il sindaco dice tante belle cose, ma si dimenti ca di raccontarci come mettere in pratica i progetti». I proble mi saranno non solo di caratte re urbanistico. Renzi dovrà af frontare le lobby di tassisti, al bergatori, ristoratori e risolve re qualche problema logistico della curia, che nella piazza ha sede.
E soprattutto il nuovo sinda co di Firenze dovrà affrontare la fronda del partito ancora fe dele all’ex sindaco Leonardo Domenici che quel progetto so stenne fortissimamente. Mat teo Renzi, intanto, incassa un primo sì dalla sovrintendente, l’autorevole e ascoltatissima Cristina Acidini. «Da storica dell’arte non posso che applau dire all’iniziativa che viene in contro a nostre segnalazioni. Come cittadina e grande utiliz zatrice di mezzi pubblici, pri ma di esprimere un giudizio, valuterò il progetto alternati vo ».
Marco Gasperetti
Dal Corriere della Sera
martedì 22 settembre 2009
MILANO - Ecco come sarà la Grande Brera
BASSETTI: ORA INDISPENSABILE IL TRASFERIMENTO DELL’ACCADEMIA
Un tetto di cristallo e nuove sale : «Ecco come sarà la Grande Brera»
L’architetto Bellini: esporremo tutte le opere in deposito. «Diventerà uno dei musei più importanti d’Italia»
Un tetto di vetro «delicatissi mo» sulla corte maggiore, co me al British Museum ridise gnato da Norman Foster. Il rial lestimento delle sale in un nuo vo percorso museale, su due piani. La riscoperta delle opere accatastate in deposito. L’aper tura dello studio di Hayez alle visite. Il collegamento con Pa lazzo Citterio dall’Orto botani co. E poi i servizi al pubblico, dal bookshop alla caffetteria, dall’info point, al ristorante e al l’auditorium. La Pinacoteca immaginata dall’architetto Mario Bellini è la Grande Brera che le istituzioni sognano dal 1974 e inutilmente hanno provato a costruire: «Ne faremo uno dei mu sei più importanti d’Italia». Tra le «intenzioni progettuali» di Bellini e i cantieri, però, resta un nodo da sciogliere: il trasfe rimento delle Belle arti nell’ex caserma Magenta di via Ma scheroni. È previsto dal proto collo interministeriale del 24 novembre 2008, ma non è anco ra partito: presidente, direttore e studenti sono divisi tra favorevoli (il primo, Gabriele Mazzot ta) e contrari (gli altri, Gastone Mariani e i futuri artisti). Sala della Passione, nome evocativo per un rilancio atteso da trent’anni. Ieri: conferenza organizzata dagli Amici di Bre ra del presidente Aldo Bassetti. Bellini, vincitore in aprile della gara bandita dal ministero, illu stra linee guida del progetto di ampliamento e risistemazione del museo.
La superficie esposi tiva della Pinacoteca dovrebbe assorbire gli spazi didattici del l’Accademia e passare da 14 mi la a 20 mila metri quadri: «Ab biamo studiato un nuovo per corso logico; le opere saranno mostrate, rese interessanti agli occhi dei visitatori, non sempli cemente esposte». La gipsoteca dovrebbe occupare l’attuale se de della Biblioteca dell’Accade mia. Nei corridoi al piano terra sarebbe illustrata la storia di Brera. A Palazzo Citterio (altri 8 mila metri quadrati) troverebbero spazio un nuovo ingresso, una sala congressi e le collezio ni del Novecento, oggi sacrifica te. Insomma: «La Pinacoteca po trebbe diventare il nucleo del distretto culturale di Brera con l’Osservatorio, la Braidense, l’Orto botanico e il Museo del Risorgimento». Si ragiona sempre al condi zionale: dovrebbe, potrebbe, sa rebbe. «Ora serve una decisio ne politica coerente con il protocollo firmato dieci mesi fa da Difesa, Beni culturali, Comune e Accademia», insiste Bassetti.
In sostanza: l’avvio del trasloco di quasi tutta l’Accademia in via Mascheroni. «Mi appello ai milanesi — conclude Bassetti — ci aiutino in quest’impresa». Anche perché la Pinacoteca sta stretta, aggiunge la soprinten dente Sandrina Bandera: «L’in gresso è dal bookshop e non possiamo allestire mostre tem poranee. Dobbiamo ridare di gnità al museo». Così il diretto re regionale ai Beni culturali, Mario Turetta: «Le istituzioni stanno lavorando per eliminare gli ostacoli al trasferimento del le Belle arti» e tra i problemi c’è la ricollocazione degli archivi militari nell’ex ospedale di Bag gio. Poi, Turetta apre alle richie ste dell’Accademia: «Se c’è biso gno di più spazio, siamo dispo nibili a farcene carico». Il tema è spinoso. Mariani preferirebbe comunque Palaz zo Citterio o Palazzo Cusani alla caserma («Inadeguata»). Il suo presidente, Mazzotta, sostiene l’opposto: «L’Accademia cede tremila metri quadri e ne trova 7.300 in via Mascheroni. È il pa lazzo di Brera ad essere inadat to alla didattica. Non a caso, nei prossimi giorni partono i lavori di messa in sicurezza e agibilità delle aule». Bellini sospira: «Ho tra le mani una patata bollen te». Senza il condizionale.
Armando Stella
Dal Corriere della Sera
Un tetto di cristallo e nuove sale : «Ecco come sarà la Grande Brera»
L’architetto Bellini: esporremo tutte le opere in deposito. «Diventerà uno dei musei più importanti d’Italia»
Un tetto di vetro «delicatissi mo» sulla corte maggiore, co me al British Museum ridise gnato da Norman Foster. Il rial lestimento delle sale in un nuo vo percorso museale, su due piani. La riscoperta delle opere accatastate in deposito. L’aper tura dello studio di Hayez alle visite. Il collegamento con Pa lazzo Citterio dall’Orto botani co. E poi i servizi al pubblico, dal bookshop alla caffetteria, dall’info point, al ristorante e al l’auditorium. La Pinacoteca immaginata dall’architetto Mario Bellini è la Grande Brera che le istituzioni sognano dal 1974 e inutilmente hanno provato a costruire: «Ne faremo uno dei mu sei più importanti d’Italia». Tra le «intenzioni progettuali» di Bellini e i cantieri, però, resta un nodo da sciogliere: il trasfe rimento delle Belle arti nell’ex caserma Magenta di via Ma scheroni. È previsto dal proto collo interministeriale del 24 novembre 2008, ma non è anco ra partito: presidente, direttore e studenti sono divisi tra favorevoli (il primo, Gabriele Mazzot ta) e contrari (gli altri, Gastone Mariani e i futuri artisti). Sala della Passione, nome evocativo per un rilancio atteso da trent’anni. Ieri: conferenza organizzata dagli Amici di Bre ra del presidente Aldo Bassetti. Bellini, vincitore in aprile della gara bandita dal ministero, illu stra linee guida del progetto di ampliamento e risistemazione del museo.
La superficie esposi tiva della Pinacoteca dovrebbe assorbire gli spazi didattici del l’Accademia e passare da 14 mi la a 20 mila metri quadri: «Ab biamo studiato un nuovo per corso logico; le opere saranno mostrate, rese interessanti agli occhi dei visitatori, non sempli cemente esposte». La gipsoteca dovrebbe occupare l’attuale se de della Biblioteca dell’Accade mia. Nei corridoi al piano terra sarebbe illustrata la storia di Brera. A Palazzo Citterio (altri 8 mila metri quadrati) troverebbero spazio un nuovo ingresso, una sala congressi e le collezio ni del Novecento, oggi sacrifica te. Insomma: «La Pinacoteca po trebbe diventare il nucleo del distretto culturale di Brera con l’Osservatorio, la Braidense, l’Orto botanico e il Museo del Risorgimento». Si ragiona sempre al condi zionale: dovrebbe, potrebbe, sa rebbe. «Ora serve una decisio ne politica coerente con il protocollo firmato dieci mesi fa da Difesa, Beni culturali, Comune e Accademia», insiste Bassetti.
In sostanza: l’avvio del trasloco di quasi tutta l’Accademia in via Mascheroni. «Mi appello ai milanesi — conclude Bassetti — ci aiutino in quest’impresa». Anche perché la Pinacoteca sta stretta, aggiunge la soprinten dente Sandrina Bandera: «L’in gresso è dal bookshop e non possiamo allestire mostre tem poranee. Dobbiamo ridare di gnità al museo». Così il diretto re regionale ai Beni culturali, Mario Turetta: «Le istituzioni stanno lavorando per eliminare gli ostacoli al trasferimento del le Belle arti» e tra i problemi c’è la ricollocazione degli archivi militari nell’ex ospedale di Bag gio. Poi, Turetta apre alle richie ste dell’Accademia: «Se c’è biso gno di più spazio, siamo dispo nibili a farcene carico». Il tema è spinoso. Mariani preferirebbe comunque Palaz zo Citterio o Palazzo Cusani alla caserma («Inadeguata»). Il suo presidente, Mazzotta, sostiene l’opposto: «L’Accademia cede tremila metri quadri e ne trova 7.300 in via Mascheroni. È il pa lazzo di Brera ad essere inadat to alla didattica. Non a caso, nei prossimi giorni partono i lavori di messa in sicurezza e agibilità delle aule». Bellini sospira: «Ho tra le mani una patata bollen te». Senza il condizionale.
Armando Stella
Dal Corriere della Sera
COMO - Sul nuovo lungolago allarmismo ingiustificato
Caradonna: «La passeggiata sarà armoniosa». Lucini: «Impatto inaccettabile»
Un muro di cemento alto circa due metri, che impedisce la vista del lago. È quanto si scorge oggi dagli oblò di vetro ricavati sulla recinzione del cantiere delle paratie. Una situazione che ha suscitato perplessità sul possibile eccessivo dislivello tra la strada e la nuova passeggiata, elemento che di fatto oscurerebbe completamente il panorama. «È un allarmismo ingiustificato», risponde però Palazzo Cernezzi.
L’imponente muratura, costruita dagli operai che lavorano nel cantiere delle paratie nelle ultime settimane, è ormai ben visibile lungo tutto il tratto della passeggiata interessata dai lavori. Impossibile non notarla, soprattutto per i cittadini più attenti, abituati a scrutare l’area oltre le palizzate per seguire l’evolversi del maxi intervento. Fulvio Caradonna, assessore comunale alle Grandi opere, smorza però sul nascere ogni polemica.
«È vero che oggi si scorge un muro alto circa due metri – spiega l’esponente di Palazzo Cernezzi – È importante però spiegare che l’area sarà riempita completamente e rialzata. Alla fine dei lavori, la parte visibile del muro sarà di circa un metro e cinque-dieci centimetri, pari all’altezza di una normale panchina».
Il muro della discordia, in effetti, sarà proprio adibito a panchina. «Si tratta di una scelta architettonica ma anche strettamente scientifica – spiega Fulvio Caradonna – Quel muro infatti è stato progettato in modo da difendere il lungolago dalle esondazioni, esattamente come faranno le paratie mobili nella zona centrale di piazza Cavour. La palizzata poi non è un blocco unico, ma presenta una serie di intercapedini di circa 6 metri dove saranno installate paratie a ventola, che saliranno solo in caso di un eccessivo innalzamento del livello dell’acqua».
Anche l’attuale marciapiede sarà rialzato. Addirittura, spiega oggi l’assessore alle Grandi opere, è previsto pure un innalzamento della sede stradale. «La passeggiata attuale in porfido sarà portata alla quota del nuovo lungolago – dice Caradonna - mentre la strada sarà modellata e rialzata di alcuni centimetri in modo da garantire un disegno armonioso. Si alzerà il cordolo del marciapiede e l’immagine sarà nel complesso lineare».
I filari di piante rimarranno al loro posto.
«Gli alberi non saranno toccati, in modo da evitare di farli morire – spiega l’esponente della giunta di Palazzo Cernezzi – Le piante al contrario saranno ingabbiate con la costruzione di apposite griglie in ghisa, ovviamente tutte poste al livello della passeggiata». «Non c’è alcun allarme e non è cambiato assolutamente nulla rispetto al progetto iniziale – conclude Fulvio Caradonna – Con la nuova passeggiata dobbiamo aspettarci una visione d’insieme diversa, ma credo che anche dall’altra parte della strada sarà possibile vedere il lago. Eventualmente valuteremo l’opportunità di rifare il marciapiede».
Eppure - mentre il consiglier dell’Udc, Luigi Bottone, intende rivolgersi al Tribunale per il blocco del cantiere - tutte le rassicurazioni dell’assessore alle Grandi opere non bastano affatto a Mario Lucini, esponente del Pd e presidente della commissione urbanistica del Comune.
«Quello che si percepisce oggi è un dislivello di circa 1,80 metri, mentre nel progetto iniziale non doveva superare quota 1,30 metri – dice l’esponente del Pd - Adesso quindi si vede chiaramente un dislivello tra la strada e il muro di oltre mezzo metro superiore alle previsioni e non è chiaro come mai si sia verificata questa situazione».
«Nel progetto inoltre non è previsto un innalzamento della strada – prosegue Lucini – e mi chiedo dunque se siano state fatte modifiche di cui non siamo a conoscenza. Ho chiesto con urgenza che si organizzi un sopralluogo sul cantiere e che i tecnici ci spieghino come mai si possa verificare una situazione che sembra non coerente con le informazioni di cui disponiamo. Solo in seguito decideremo il da farsi. Certamente, oggi posso dire che l’impatto sul panorama appare devastante e inaccettabile».
MATCH IN TV
La questione del muro che oscura la vista del lago e, più in generale, dell’andamento del cantiere delle paratie sarà il tema centrale della discussione nella prossima puntata della trasmissione di Etv “Trenta Denari”, in onda martedì prossimo dalle 20.30. In studio, saranno presenti lo stesso assessore alle Grandi opere, Fulvio Caradonna e il consigliere del Pd che ha sollevato la questione, Mario Lucini. Al dibattito parteciperanno poi l’esponente dei Verdi Elisabetta Patelli e il dirigente comunale del settore Lavori pubblici Antonio Viola. Il pubblico potrà telefonare e inviare email in diretta.
Anna Campaniello
Dal Corriere di Como
venerdì 18 settembre 2009
TERMOLI - Zona pedonale si riaccende la protesta
L'AREA DEL CORSO RIMARRÀ CHIUSA AL TRAFFICO
Zona pedonale si riaccende la protesta
TERMOLI La proroga stabilita da Greco fino al 4 ottobre fa infuriare i negozianti
Corso Nazionale: la zona pedonale resta in vigore fino ad ottobre, nonostante la contrarietà dei negozianti del centro. La proroga, stabilita con ordinanza da parte del Sindaco, senza un avviso preventivo ai commercianti del posto, ha determinato nuove lamentele tra i negozianti della strada centrale della città. «Noi non siamo contrari all'isola pedonale in centro ma non ci piace l'atteggiamento del primo cittadino che decide ancora una volta senza consultare i diretti interessati _ ha dichiarato Antonio Mautone, titolare della storica attività di calzature _. Lo ha fatto a luglio e lo ha fatto ancora una volta a settembre. Evidentemente le nostre richieste sono cadute nel dimenticatoio. È sordo alle nostre richieste di concertazione». Dello stesso avviso la maggior parte degli operatori del terziario della zona i quali attendevano la riapertura di Corso Nazionale al transito automobilistico ed invece hanno appreso della proroga al 4 ottobre ad ordinanza già firmata. Gli stessi lo scorso luglio avevano inscenato il funerale del commercio cittadino per protesta nei confronti della chiusura di Corso Nazionale, effettuata senza organizzare parcheggi ed una adeguata concertazione con i commercianti. «A settembre avremmo dovuto sederci attorno ad un tavolo per parlare del progetto _ ha proseguito Mautone _ e non c'è stato nulla del genere. A questo punto non escludiamo che ci possa essere una ulteriore proroga fino a fine ottobre. Così non ci piace. L'isola pedonale va organizzata con la categoria».
Antonella Salvatore
Da il Tempo
Zona pedonale si riaccende la protesta
TERMOLI La proroga stabilita da Greco fino al 4 ottobre fa infuriare i negozianti
Corso Nazionale: la zona pedonale resta in vigore fino ad ottobre, nonostante la contrarietà dei negozianti del centro. La proroga, stabilita con ordinanza da parte del Sindaco, senza un avviso preventivo ai commercianti del posto, ha determinato nuove lamentele tra i negozianti della strada centrale della città. «Noi non siamo contrari all'isola pedonale in centro ma non ci piace l'atteggiamento del primo cittadino che decide ancora una volta senza consultare i diretti interessati _ ha dichiarato Antonio Mautone, titolare della storica attività di calzature _. Lo ha fatto a luglio e lo ha fatto ancora una volta a settembre. Evidentemente le nostre richieste sono cadute nel dimenticatoio. È sordo alle nostre richieste di concertazione». Dello stesso avviso la maggior parte degli operatori del terziario della zona i quali attendevano la riapertura di Corso Nazionale al transito automobilistico ed invece hanno appreso della proroga al 4 ottobre ad ordinanza già firmata. Gli stessi lo scorso luglio avevano inscenato il funerale del commercio cittadino per protesta nei confronti della chiusura di Corso Nazionale, effettuata senza organizzare parcheggi ed una adeguata concertazione con i commercianti. «A settembre avremmo dovuto sederci attorno ad un tavolo per parlare del progetto _ ha proseguito Mautone _ e non c'è stato nulla del genere. A questo punto non escludiamo che ci possa essere una ulteriore proroga fino a fine ottobre. Così non ci piace. L'isola pedonale va organizzata con la categoria».
Antonella Salvatore
Da il Tempo
martedì 15 settembre 2009
ROMA - Sos Colosseo: subito lavori per 1 milione
ARCHEOLOGIA, SUL PALATINO APRE AI TURISTI UNA NUOVA AREA
Ai Fori 70 progetti per l'area archeologica Il sottosegretario Giro: cade a pezzi, restauro immediato Altri 10 milioni di euro per gli interventi ai Fori
Settanta progetti per rilanciare l’area archeologica dei Fori, il 37 per cento dei quali in fase di affidamento dei lavori: costo undici milioni di euro. Li annuncia dopo i suoi primi 108 gior ni di lavoro Roberto Cecchi, commissa rio delegato all’area archeologica roma na.
Entro novembre si potranno visita re luoghi finora inaccessibili sul Palati no, e il Colosseo verrà rilanciato e re staurato: si parte con più di un milio ne di euro, ma Gianni Alemanno parla di «al meno 5 per un intervento epocale».
PALATINO E FORI PIU' FRUIBILI - «È stata av viata la fase di affidamento dei lavori per il 37 % di questi pro getti - spiega Cecchi - corri spondenti a più di 11 milioni di euro». E se il «2010 sarà l’anno del rilancio di tutta l’area archeolo gica di Roma», come aggiunge il sottosegretario ai Beni cultu rali Francesco Giro, si parte su bito con «l’apertura di una se rie di luoghi finora inaccessibi li - spiega Roberto Cecchi - tra cui la passeggiata della Vigna Barberini, quella soprastante le arcate Severiane e quella del Tempio di Venere; tra settem bre e ottobre l’incremento del le aree visitabili sul Palatino e nei Fori sarà del 30-40%».
IL COLOSSEO COME LA SISTINA - La prima tranche di inter venti che termineranno entro l’anno prossimo oltre il Palati no includerà le terme di Diocle ziano, i Fori e soprattutto il Co losseo. L’anfiteatro Flavio «è la mia inquietudine quotidiana - ha detto Gianni Alemanno -. Chiameremo sponsor interna zionali e faremo un grande in tervento epocale come è stato per la Cappella Sistina. Ancora non siamo in grado di definire quanto sarà necessario, ma cre do che per il restauro ci vorranno almeno 5 milioni di euro». Incalza Francesco Giro: «Per il Colosseo serve un restauro im mediato. Casca a pezzi in alcu ne parti. L’intervento arriverà fino al terzo ordine di arcate».
PROGETTI E SICUREZZA - E il sottosegretario fa anche i conti: sono già disponibili 390 mila euro per la messa in sicu rezza dell’area del perimetro dell'arena e 480 mila per il ter zo ordine. Progetti già approva ti per il Colosseo per un milio ne e 700 mila euro, più altri da approvare per 500 mila; per il Palatino e il Foro progetti per un milione e mezzo, più altri per 3,2 milioni e interventi pre visti per 6,4 milioni: «Riaprire mo la rampa Domizianea - ag giunge Giro - e la Domus Tibe riana, che rischia di sbriciolar si, con 4,2 milioni».
QUATTRO MILIONI DI TURISTI - Ma la cifra più impressionante la dà Ro berto Cecchi: il Colosseo ha ol tre 4 milioni di visitatori l’an no, dà un reddito fra i 30 e i 35 milioni, ma «il reddito indotto è di 1.500 milioni». E il 5 ottobre verrà presenta to il progetto del «Museo della città di Roma»: l’annuncia il sindaco incalzato dal presiden te del Consiglio superiore dei Beni culturali Andrea Carandi ni. «È un museo che serve e su bito - incalza Carandini - E ri solviamo il problema della col lezione Torlonia come una del le emergenze di Roma».
Lilli Garrone
Ai Fori 70 progetti per l'area archeologica Il sottosegretario Giro: cade a pezzi, restauro immediato Altri 10 milioni di euro per gli interventi ai Fori
Settanta progetti per rilanciare l’area archeologica dei Fori, il 37 per cento dei quali in fase di affidamento dei lavori: costo undici milioni di euro. Li annuncia dopo i suoi primi 108 gior ni di lavoro Roberto Cecchi, commissa rio delegato all’area archeologica roma na.
Entro novembre si potranno visita re luoghi finora inaccessibili sul Palati no, e il Colosseo verrà rilanciato e re staurato: si parte con più di un milio ne di euro, ma Gianni Alemanno parla di «al meno 5 per un intervento epocale».
PALATINO E FORI PIU' FRUIBILI - «È stata av viata la fase di affidamento dei lavori per il 37 % di questi pro getti - spiega Cecchi - corri spondenti a più di 11 milioni di euro». E se il «2010 sarà l’anno del rilancio di tutta l’area archeolo gica di Roma», come aggiunge il sottosegretario ai Beni cultu rali Francesco Giro, si parte su bito con «l’apertura di una se rie di luoghi finora inaccessibi li - spiega Roberto Cecchi - tra cui la passeggiata della Vigna Barberini, quella soprastante le arcate Severiane e quella del Tempio di Venere; tra settem bre e ottobre l’incremento del le aree visitabili sul Palatino e nei Fori sarà del 30-40%».
IL COLOSSEO COME LA SISTINA - La prima tranche di inter venti che termineranno entro l’anno prossimo oltre il Palati no includerà le terme di Diocle ziano, i Fori e soprattutto il Co losseo. L’anfiteatro Flavio «è la mia inquietudine quotidiana - ha detto Gianni Alemanno -. Chiameremo sponsor interna zionali e faremo un grande in tervento epocale come è stato per la Cappella Sistina. Ancora non siamo in grado di definire quanto sarà necessario, ma cre do che per il restauro ci vorranno almeno 5 milioni di euro». Incalza Francesco Giro: «Per il Colosseo serve un restauro im mediato. Casca a pezzi in alcu ne parti. L’intervento arriverà fino al terzo ordine di arcate».
PROGETTI E SICUREZZA - E il sottosegretario fa anche i conti: sono già disponibili 390 mila euro per la messa in sicu rezza dell’area del perimetro dell'arena e 480 mila per il ter zo ordine. Progetti già approva ti per il Colosseo per un milio ne e 700 mila euro, più altri da approvare per 500 mila; per il Palatino e il Foro progetti per un milione e mezzo, più altri per 3,2 milioni e interventi pre visti per 6,4 milioni: «Riaprire mo la rampa Domizianea - ag giunge Giro - e la Domus Tibe riana, che rischia di sbriciolar si, con 4,2 milioni».
QUATTRO MILIONI DI TURISTI - Ma la cifra più impressionante la dà Ro berto Cecchi: il Colosseo ha ol tre 4 milioni di visitatori l’an no, dà un reddito fra i 30 e i 35 milioni, ma «il reddito indotto è di 1.500 milioni». E il 5 ottobre verrà presenta to il progetto del «Museo della città di Roma»: l’annuncia il sindaco incalzato dal presiden te del Consiglio superiore dei Beni culturali Andrea Carandi ni. «È un museo che serve e su bito - incalza Carandini - E ri solviamo il problema della col lezione Torlonia come una del le emergenze di Roma».
Lilli Garrone
MILANO - Trasloco di Brera, Cda spaccato
LE PARTI SI RIVEDRANNO IL 30 SETTEMBRE PER IMBUSTARE I DOCUMENTI E INVIARLI AL GOVERNO
Trasloco di Brera, Cda spaccato
Presidente contro direttore: il primo spinge il trasferimento in via Marcheroni, l'altro si oppone
MILANO - Fumata nera e nervosa. Il presidente chiude il consiglio accademico e dice che «le posizioni sono radicalmente opposte». Il direttore lascia la sala e ribadisce che «a queste condizioni, la proposta è inaccettabile». L’Accademia di Brera è ufficialmente spaccata. Il presidente Gabriele Mazzotta e il direttore Gastone Mariani sono su fronti «radicalmente opposti»: il primo spinge il trasloco di prof, alunni, gessi e aule nella caserma di via Mascheroni (come previsto dal protocollo del 24 novembre 2008); il secondo (appoggiato dagli studenti) ritiene «insufficienti e inadeguati i 5-6 mila metri quadrati dell’edificio della Difesa» e chiede un’altra destinazione, sempre in centro, Palazzo Citterio o Palazzo Cusani.
È l’attesa resa dei conti: «Ho chiesto una relazione scritta al direttore Mariani e ai rappresentanti degli allievi — attacca Mazzotta —. Mettano nero su bianco i motivi della loro scelta». Si rivedranno il 30 settembre per imbustare i documenti e inviarli al governo: «Qui non troviamo una soluzione — conclude il presidente —. Tocca ai ministri chiudere, se vogliono, la partita». È una gara di resistenza, ormai. Trent’anni di idee, polemiche e divisioni tra gli inquilini del condominio delle arti e delle lettere. L’ultimo progetto della nuova Brera ha aperto una frattura tra Accademia e Pinacoteca: il trasferimento dell’ateneo è infatti all’allargamento e al restyling del museo. Mariani chiede: «Perché noi, visto che siamo l’istituzione più antica?».
La roadmap è stata tracciata dieci mesi fa, con l’intesa tra Difesa, Beni culturali, Comune e presidenza dell’Accademia. Mazzotta ha firmato l’accordo e lo sottoscrive adesso: «Il trasferimento in via Mascheroni è una necessità urgente, i tempi stringono: senza un’accelerazione la Pinacoteca non sarà pronta per l’Expo». E ora? Aldo Bassetti, il presidente degli Amici di Brera, sollecita un’assunzione di responsabilità da «tutti gli organi politici e burocratici del sistema Brera». Mariani aspetta «solo una proposta adeguata» per sbloccare la vicenda: «Ma abbiamo bisogno di almeno 20 mila metri quadri. La caserma è una topaia». Il direttore dell’Accademia l’ha spiegato anche a Mario Resca, il nuovo direttore generale dei Beni culturali e, «a breve», commissario di Brera: «Abbiamo anche parlato del degrado del palazzo — dice Mariani —. Il complesso è affidato alla Soprintendenza: noi abbiamo soldi e competenze per sistemare gli spazi e restaurare le statue, ma non possiamo muovere un dito senza autorizzazione».
Armando Stella Corriere della Sera
Trasloco di Brera, Cda spaccato
Presidente contro direttore: il primo spinge il trasferimento in via Marcheroni, l'altro si oppone
MILANO - Fumata nera e nervosa. Il presidente chiude il consiglio accademico e dice che «le posizioni sono radicalmente opposte». Il direttore lascia la sala e ribadisce che «a queste condizioni, la proposta è inaccettabile». L’Accademia di Brera è ufficialmente spaccata. Il presidente Gabriele Mazzotta e il direttore Gastone Mariani sono su fronti «radicalmente opposti»: il primo spinge il trasloco di prof, alunni, gessi e aule nella caserma di via Mascheroni (come previsto dal protocollo del 24 novembre 2008); il secondo (appoggiato dagli studenti) ritiene «insufficienti e inadeguati i 5-6 mila metri quadrati dell’edificio della Difesa» e chiede un’altra destinazione, sempre in centro, Palazzo Citterio o Palazzo Cusani.
È l’attesa resa dei conti: «Ho chiesto una relazione scritta al direttore Mariani e ai rappresentanti degli allievi — attacca Mazzotta —. Mettano nero su bianco i motivi della loro scelta». Si rivedranno il 30 settembre per imbustare i documenti e inviarli al governo: «Qui non troviamo una soluzione — conclude il presidente —. Tocca ai ministri chiudere, se vogliono, la partita». È una gara di resistenza, ormai. Trent’anni di idee, polemiche e divisioni tra gli inquilini del condominio delle arti e delle lettere. L’ultimo progetto della nuova Brera ha aperto una frattura tra Accademia e Pinacoteca: il trasferimento dell’ateneo è infatti all’allargamento e al restyling del museo. Mariani chiede: «Perché noi, visto che siamo l’istituzione più antica?».
La roadmap è stata tracciata dieci mesi fa, con l’intesa tra Difesa, Beni culturali, Comune e presidenza dell’Accademia. Mazzotta ha firmato l’accordo e lo sottoscrive adesso: «Il trasferimento in via Mascheroni è una necessità urgente, i tempi stringono: senza un’accelerazione la Pinacoteca non sarà pronta per l’Expo». E ora? Aldo Bassetti, il presidente degli Amici di Brera, sollecita un’assunzione di responsabilità da «tutti gli organi politici e burocratici del sistema Brera». Mariani aspetta «solo una proposta adeguata» per sbloccare la vicenda: «Ma abbiamo bisogno di almeno 20 mila metri quadri. La caserma è una topaia». Il direttore dell’Accademia l’ha spiegato anche a Mario Resca, il nuovo direttore generale dei Beni culturali e, «a breve», commissario di Brera: «Abbiamo anche parlato del degrado del palazzo — dice Mariani —. Il complesso è affidato alla Soprintendenza: noi abbiamo soldi e competenze per sistemare gli spazi e restaurare le statue, ma non possiamo muovere un dito senza autorizzazione».
Armando Stella Corriere della Sera
ROMA - Due turiste multate perché deturpano i monumenti
LA CAPITALE PRESA D'ASSALTO
Una olandese ha inciso il proprio nome sul marmo della Fontana di Trevi e una inglese ha fatto il bagno nella Fontana di piazza di Spagna
Un segno indelebile può deturpare un monumento, specie se fatto con un coltellino che incide sul marmo. Ma la turista olandese che ha compiuto il gesto seduta sul bordo della Fontana di Trevi a Roma non ci ha pensato nemmeno. Colta in flagrante mentre incideva il proprio nome nella giornata di lunedì dagli agenti della polizia municipale, ha risposto «Non sapevo che fosse proibito». Ma la stupida frase non le ha evitato di essere denunciata a piede libero per danneggiamento dei monumenti.
EFFETTO DOLCE VITA - Un'altra turista anglosassone, invece ha lasciato un segno meno evidente ma è stata comunque multata per 160 euro: si è immersa nella Barcaccia di piazza di Spagna per fare il bagno. Proprio come Anita Ekberg aveva fatto nella Fontana di Trevi mentre girava «La dolce vita» di Fellini
Dal Corriere della Sera
Una olandese ha inciso il proprio nome sul marmo della Fontana di Trevi e una inglese ha fatto il bagno nella Fontana di piazza di Spagna
Un segno indelebile può deturpare un monumento, specie se fatto con un coltellino che incide sul marmo. Ma la turista olandese che ha compiuto il gesto seduta sul bordo della Fontana di Trevi a Roma non ci ha pensato nemmeno. Colta in flagrante mentre incideva il proprio nome nella giornata di lunedì dagli agenti della polizia municipale, ha risposto «Non sapevo che fosse proibito». Ma la stupida frase non le ha evitato di essere denunciata a piede libero per danneggiamento dei monumenti.
EFFETTO DOLCE VITA - Un'altra turista anglosassone, invece ha lasciato un segno meno evidente ma è stata comunque multata per 160 euro: si è immersa nella Barcaccia di piazza di Spagna per fare il bagno. Proprio come Anita Ekberg aveva fatto nella Fontana di Trevi mentre girava «La dolce vita» di Fellini
Dal Corriere della Sera
lunedì 14 settembre 2009
MILANO - Brera, il giorno della resa dei conti
LUNEDÌ IL CDA. IL 21 SETTEMBRE INCONTRO PUBBLICO PER DISCUTERE DEL PROGETTO DI RESTYLING
Mazzotta: accelerare il trasferimento alla caserma in via Mascheroni. Bandera: rispettare l’accordo
MILANO - «Chiedo un atto di chiarezza al direttore Gastone Mariani e ai rappresentanti degli studen ti. Le parole, adesso, pesano». È il giorno della resa dei conti, all’Accademia di Brera. Il Cda è convocato alle 15. Si sceglie: la vorare al nuovo o blindare il vecchio, rispettare o stracciare i patti. Il presidente dell’Accade mia di Brera, Gabriele Mazzot ta, ha deciso la linea da portare in assemblea. È un ultimatum: «Serve una chiara assunzione di responsabilità. Va accelerato il trasferimento dell’Accade mia dal palazzo storico alla ca serma di via Mascheroni». E se qualcuno frenasse ancora? Non ci sarebbe alternativa: «La deci sione definitiva tornerà ai mini steri della Difesa, dell’Istruzio ne e dei Beni culturali».
Il protocollo per la nuova Brera è stato firmato il 24 novembre 2008: larga parte del l’Accademia deve traslocare in caserma, la Pinacoteca s’allarga nella sede storica e Palazzo Cit terio viene accorpato al museo. Dieci mesi dopo, nulla s’è fatto. Meglio: il condominio Brera ha litigato su spazi, costi e inade guatezza dell’edificio militare alla didattica. Lo scontro è aper to: il presidente Mazzotta so stiene l’ipotesi Mascheroni, il direttore Mariani e gli studenti vogliono restare nel palazzo na poleonico (anche perché «la Pi nacoteca nasce in funzione del l’Accademia, non viceversa»).
Il degrado nei corridoi al pia no terra e il record di visitatori a Ferragosto. La ristrutturazione del cortile e le statue di ges so monche e imbrattate. Gli in vestimenti, i premi e l’intonaco a pezzi. Brera vive di contrasti e polemiche, da decenni ormai. La soprintendente Sandrina Bandera l’ha detto: «Ora c’è un accordo, va rispettato». E lonta no dalle polemiche, il direttore regionale ai Beni culturali Ma rio Turetta è «ottimista», lavo ra con la Difesa per eliminare l’ultimo ostacolo al trasloco del le Belle arti: «Si cerca una sede alternativa per gli archivi mili tari di via Mascheroni». Nota a margine: il 21 settem bre verrà presentato il progetto di restyling della Pinacoteca fir mato da Mario Bellini, l’archi tetto vincitore del bando mini steriale. L’interessato, la So printendenza e gli Amici di Bre ra preferirebbero arrivare all’in contro pubblico con un paio di certezze in più sul futuro. Da oggi s’attendono risposte.
Armando Stella Corriere della Sera
Mazzotta: accelerare il trasferimento alla caserma in via Mascheroni. Bandera: rispettare l’accordo
MILANO - «Chiedo un atto di chiarezza al direttore Gastone Mariani e ai rappresentanti degli studen ti. Le parole, adesso, pesano». È il giorno della resa dei conti, all’Accademia di Brera. Il Cda è convocato alle 15. Si sceglie: la vorare al nuovo o blindare il vecchio, rispettare o stracciare i patti. Il presidente dell’Accade mia di Brera, Gabriele Mazzot ta, ha deciso la linea da portare in assemblea. È un ultimatum: «Serve una chiara assunzione di responsabilità. Va accelerato il trasferimento dell’Accade mia dal palazzo storico alla ca serma di via Mascheroni». E se qualcuno frenasse ancora? Non ci sarebbe alternativa: «La deci sione definitiva tornerà ai mini steri della Difesa, dell’Istruzio ne e dei Beni culturali».
Il protocollo per la nuova Brera è stato firmato il 24 novembre 2008: larga parte del l’Accademia deve traslocare in caserma, la Pinacoteca s’allarga nella sede storica e Palazzo Cit terio viene accorpato al museo. Dieci mesi dopo, nulla s’è fatto. Meglio: il condominio Brera ha litigato su spazi, costi e inade guatezza dell’edificio militare alla didattica. Lo scontro è aper to: il presidente Mazzotta so stiene l’ipotesi Mascheroni, il direttore Mariani e gli studenti vogliono restare nel palazzo na poleonico (anche perché «la Pi nacoteca nasce in funzione del l’Accademia, non viceversa»).
Il degrado nei corridoi al pia no terra e il record di visitatori a Ferragosto. La ristrutturazione del cortile e le statue di ges so monche e imbrattate. Gli in vestimenti, i premi e l’intonaco a pezzi. Brera vive di contrasti e polemiche, da decenni ormai. La soprintendente Sandrina Bandera l’ha detto: «Ora c’è un accordo, va rispettato». E lonta no dalle polemiche, il direttore regionale ai Beni culturali Ma rio Turetta è «ottimista», lavo ra con la Difesa per eliminare l’ultimo ostacolo al trasloco del le Belle arti: «Si cerca una sede alternativa per gli archivi mili tari di via Mascheroni». Nota a margine: il 21 settem bre verrà presentato il progetto di restyling della Pinacoteca fir mato da Mario Bellini, l’archi tetto vincitore del bando mini steriale. L’interessato, la So printendenza e gli Amici di Bre ra preferirebbero arrivare all’in contro pubblico con un paio di certezze in più sul futuro. Da oggi s’attendono risposte.
Armando Stella Corriere della Sera
ROMA - Bikesharing, già pronte altre 44 stazioni
Utenti in aumento: 4.000 solo nel periodo estivo Critiche alla tariffa fissa. Funziona la «chiave antifurto»
Perplessità e inciampi strut turali. Partenza a singhiozzo. Poi, il cambio di gestione per invertire la rotta. Il bike sha ring, nell’era Atac, fa registrare un’altra accelerazione: sono in arrivo 44 nuove postazioni. Perché, fa sapere l’Atac suben trata il primo giugno alla socie tà spagnola Cemusa, gli utenti sono in aumento: 4054 abbonamenti. Solo nel periodo estivo, da giugno al 1 settembre, 1342. Ai romani, il bike sha ring piace. Ma «servono inve stimenti », sottolineano le asso ciazioni dei cicloamatori. Alle problematiche, che in parte restano, Atac risponde con il potenziamento del servizio.
E la sfida è partitada alcu ni miglioramenti tecnici. In chiave «anti-furto». Dopo la sparizione, a giugno, di 50 bici (su 200): «Non ci sono stati più furti - fanno sapere dal l’Atac - abbiamo recuperato 15 biciclette». Immediato l’inter vento delle associazioni: «Il perno per l’aggancio delle bici non funziona». Risposta: «Ab biamo migliorato il meccani smo ». I vandali sono avvisati. Buone notizie, anche per gli utenti: «Stiamo lavorando al l’integrazione dell’abbonamen to bike sharing con la (nomina tiva) metrebus card».
Altro ca pitolo spinoso le tariffe. Gli amanti delle due ruote ecologi che non hanno gradito: «Si ab bandona la logica della condi visione ». Tradotto: 50 cent ogni mezz’ora (più 5 euro di iscrizione), equivale ad un ser vizio di noleggio. Pur se conve niente, spiega Fausto Bonafac cia dell’associazione Bici Ro ma, «la tariffa tradisce il bike sharing». Ma i dati parlano chiaro: il 77% dei prelievi rima ne sotto ai 30 minuti, l’8% arri va ad un’ora, solo il 2% oltre le 4 ore. «L’utilizzo non è mutato dopo il cambio tariffario». I prelievi totali dal primo gennaio al primo settembre 2009, sono stati 49 mila.
Dal 4 luglio, le postazione del Bike Sharing sono arrivate ad Ostia. Ed è stato prolungato l’orario notturno. «I cicloamatori chie dono inoltre - conclude l’asso ciazione Bici Roma - nuove, e sicure, piste ciclabili». Allo stu dio dei tecnici Atac, c’è poi l’in stallazione di postazioni per bi ci elettriche nel centro storico. In stile Ferrara. O anche Mila no, Padova. E magari Parigi, ca pitale delle vélo libre . «La Ville Lumière non aveva una tradi zione di uso della bici - spiega Francesco Filippi, ingegnere e direttore del Centro studi tra sporti e logistica della Sapien za, che ha analizzato le potenzialità delle bike sharing su Ro ma - . Ma è arrivato un sindaco che ci ha creduto». E in due an ni hanno registrato 41 milioni di prelievi.
Ecco le parole chiave del suc cesso Vèlib: «Trasporto inter modale, ovvero parcheggi per le bici ai capolinea della me tro », «rimesse custodite per le due ruote». E un piano mobili tà che tenga conto del rappor to costi-benefici del bike sha ring: «Come hanno fatto gli in glesi - conclude Filippi - , chi va in bici fa movimento e non inquina: dunque risparmio sul le spese sanitarie e vantaggi per l’ambiente». «Siamo stati a Milano per imparare da chi è più avanti di noi - dice il presidente di Atac, Massimo Tabacchiera - , intan to ci muoviamo in una logica di sviluppo e di risoluzione dei problemi: siamo in grado di re alizzare prossimamente 44 nuove postazioni tra centro storico (15), Trastevere (8), Prati (21) e Ostia (4). Si arrive rebbe così a 70 postazioni». Atac è in attesa «del via libera delle sovrintendenze per l’in stallazione delle nuove posta zioni ». E, altri 50 stazionamen ti, sono previsti in piazzale Fla minio: «Tutte le volte che Atac interviene per lavori di riquali ficazione, come nel caso della fermata tram del Flaminio conclude Tabacchiera - preve de un ampliamento del parco bici».
Dal Corsera
Perplessità e inciampi strut turali. Partenza a singhiozzo. Poi, il cambio di gestione per invertire la rotta. Il bike sha ring, nell’era Atac, fa registrare un’altra accelerazione: sono in arrivo 44 nuove postazioni. Perché, fa sapere l’Atac suben trata il primo giugno alla socie tà spagnola Cemusa, gli utenti sono in aumento: 4054 abbonamenti. Solo nel periodo estivo, da giugno al 1 settembre, 1342. Ai romani, il bike sha ring piace. Ma «servono inve stimenti », sottolineano le asso ciazioni dei cicloamatori. Alle problematiche, che in parte restano, Atac risponde con il potenziamento del servizio.
E la sfida è partitada alcu ni miglioramenti tecnici. In chiave «anti-furto». Dopo la sparizione, a giugno, di 50 bici (su 200): «Non ci sono stati più furti - fanno sapere dal l’Atac - abbiamo recuperato 15 biciclette». Immediato l’inter vento delle associazioni: «Il perno per l’aggancio delle bici non funziona». Risposta: «Ab biamo migliorato il meccani smo ». I vandali sono avvisati. Buone notizie, anche per gli utenti: «Stiamo lavorando al l’integrazione dell’abbonamen to bike sharing con la (nomina tiva) metrebus card».
Altro ca pitolo spinoso le tariffe. Gli amanti delle due ruote ecologi che non hanno gradito: «Si ab bandona la logica della condi visione ». Tradotto: 50 cent ogni mezz’ora (più 5 euro di iscrizione), equivale ad un ser vizio di noleggio. Pur se conve niente, spiega Fausto Bonafac cia dell’associazione Bici Ro ma, «la tariffa tradisce il bike sharing». Ma i dati parlano chiaro: il 77% dei prelievi rima ne sotto ai 30 minuti, l’8% arri va ad un’ora, solo il 2% oltre le 4 ore. «L’utilizzo non è mutato dopo il cambio tariffario». I prelievi totali dal primo gennaio al primo settembre 2009, sono stati 49 mila.
Dal 4 luglio, le postazione del Bike Sharing sono arrivate ad Ostia. Ed è stato prolungato l’orario notturno. «I cicloamatori chie dono inoltre - conclude l’asso ciazione Bici Roma - nuove, e sicure, piste ciclabili». Allo stu dio dei tecnici Atac, c’è poi l’in stallazione di postazioni per bi ci elettriche nel centro storico. In stile Ferrara. O anche Mila no, Padova. E magari Parigi, ca pitale delle vélo libre . «La Ville Lumière non aveva una tradi zione di uso della bici - spiega Francesco Filippi, ingegnere e direttore del Centro studi tra sporti e logistica della Sapien za, che ha analizzato le potenzialità delle bike sharing su Ro ma - . Ma è arrivato un sindaco che ci ha creduto». E in due an ni hanno registrato 41 milioni di prelievi.
Ecco le parole chiave del suc cesso Vèlib: «Trasporto inter modale, ovvero parcheggi per le bici ai capolinea della me tro », «rimesse custodite per le due ruote». E un piano mobili tà che tenga conto del rappor to costi-benefici del bike sha ring: «Come hanno fatto gli in glesi - conclude Filippi - , chi va in bici fa movimento e non inquina: dunque risparmio sul le spese sanitarie e vantaggi per l’ambiente». «Siamo stati a Milano per imparare da chi è più avanti di noi - dice il presidente di Atac, Massimo Tabacchiera - , intan to ci muoviamo in una logica di sviluppo e di risoluzione dei problemi: siamo in grado di re alizzare prossimamente 44 nuove postazioni tra centro storico (15), Trastevere (8), Prati (21) e Ostia (4). Si arrive rebbe così a 70 postazioni». Atac è in attesa «del via libera delle sovrintendenze per l’in stallazione delle nuove posta zioni ». E, altri 50 stazionamen ti, sono previsti in piazzale Fla minio: «Tutte le volte che Atac interviene per lavori di riquali ficazione, come nel caso della fermata tram del Flaminio conclude Tabacchiera - preve de un ampliamento del parco bici».
Dal Corsera
venerdì 11 settembre 2009
FIRENZE - Via i graffiti da Ponte Vecchio
Nuove tecnologie per la giornata della pulizia Idropulitrici in corso di sperimentazione. Con la collaborazione dell'Accademia di Belle Arti
Grazie alle nuove tecnologie, scritte, graffiti ed altri imbrattamenti scompariranno dal Ponte Vecchio. A dare la notizia è l’amministrazione comunale fiorentina, che annuncia per sabato 12 settembre, giornata dedicata alla pulizia della città, un’operazione «speciale» per il più famoso ponte fiorentino, che, in occasione dell’iniziativa «Un bacione a Firenze», «sarà oggetto di una particolare pulizia». «Nel mirino alcune scritte che verranno cancellate con il sistema innovativo basato su apparecchi che usano l’acqua, le idropulitrici, in corso di sperimentazione». Via graffiti, sempre il 12 settembre, anche dall’edificio che ospita il deposito del Teatro Comunale fiorentino: a toglierli, come informa una nota dell’ente, «saranno i volontari del Teatro, che copriranno con una speciale vernice le scritte che imbrattano la struttura». Grazie alla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti, poi, il deposito, spiega ancora il comunicato, «avrà nuova vita e dignità: le pareti esterne, ben 200 metri quadri di superficie, saranno messe a disposizione degli studenti dell’Accademia, che le decoreranno secondo un progetto artistico di arredo urbano che verrà elaborato durante il loro percorso didattico».
Dal Corriere Fiorentino
Grazie alle nuove tecnologie, scritte, graffiti ed altri imbrattamenti scompariranno dal Ponte Vecchio. A dare la notizia è l’amministrazione comunale fiorentina, che annuncia per sabato 12 settembre, giornata dedicata alla pulizia della città, un’operazione «speciale» per il più famoso ponte fiorentino, che, in occasione dell’iniziativa «Un bacione a Firenze», «sarà oggetto di una particolare pulizia». «Nel mirino alcune scritte che verranno cancellate con il sistema innovativo basato su apparecchi che usano l’acqua, le idropulitrici, in corso di sperimentazione». Via graffiti, sempre il 12 settembre, anche dall’edificio che ospita il deposito del Teatro Comunale fiorentino: a toglierli, come informa una nota dell’ente, «saranno i volontari del Teatro, che copriranno con una speciale vernice le scritte che imbrattano la struttura». Grazie alla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti, poi, il deposito, spiega ancora il comunicato, «avrà nuova vita e dignità: le pareti esterne, ben 200 metri quadri di superficie, saranno messe a disposizione degli studenti dell’Accademia, che le decoreranno secondo un progetto artistico di arredo urbano che verrà elaborato durante il loro percorso didattico».
Dal Corriere Fiorentino
MILANO - Tessera unica per treni, bici e metrò
IL RESPONSABILE DELLA VIABILITÀ: RADDOPPIEREMO LE PISTE CICLABILI
«Tessera unica per treni, bici e metrò»
Croci: i fondi per le linee 4 e 5 del metrò ci sono. Ecopass? Referendum entro l’anno
Sul futuro di Ecopass: «Fare mo una consultazione popola re entro l’anno». Sullo svilup po delle piste ciclabili: «Siamo partiti da una situazione di defi cit. Ma raddoppieremo la rete da 65 a 130 chilometri, realizze remo l’itinerario Duomo-Idro scalo e almeno due Raggi verdi entro il 2011» o, al più tardi, per l’Expo. Ma la vera novità ri guarda i mezzi pubblici: «Nella primavera 2010 sarà disponibi le una tessera elettronica unica per usare mezzi Atm, passante ferroviario, car sharing e bike sharing». L’assessore Edoardo Croci fissa le scadenze delle po litiche sui trasporti alla vigilia della Settimana europea della mobilità (16-22 settembre) e del Salone del Ciclo alla Fiera di Rho (18-21).
Ma sono giorni decisivi anche per il destino dei due lotti delle linee 4 e 5 del metrò non ancora finanziati: i progetti andranno al Cipe a fi ne settembre o inizio ottobre. È l’ultimo appello. Ma Croci ras sicura: «I fondi ci sono». Lo slogan: «È verde. Muovi ti». A piedi, in bici o in tram. Il Comune lancia la campagna d’autunno: il 16 settembre sarà inaugurata la stazione numero 100 del bike sharing (11 mila iscritti e 3.900 bici prelevate al giorno), mentre Atm lancia un’offerta sull’abbonamento in tegrato tra mezzi pubblici e car sharing (104 auto disponibili). «I milanesi stanno cambiando stile di vita — dice Croci —. Lo dimostrano anche l’aumento dei passeggeri in metrò (+5%) e il successo del bus by night (25 mila utenti in un anno)». Passeggiate turistiche con il Touring, gite e colazioni gratis con Ciclobby e spot ambientali sti del Politecnico: sono alcune delle iniziative organizzate dal Comune per la Settimana della mobilità. E altre arriveranno.
Intanto, nelle prossime settima ne sarà pubblicato un bando d’incentivi condiviso da Pirellone e Palazzo Marino: 5 milioni di euro destinati a over 65 a basso reddito, donne sole e stu denti che rottamano l’auto e scelgono un mezzo a impatto zero (mille euro all’anno di bo nus, per tre anni). Aiuti e divie ti: «Stiamo studiando la possi bilità di utilizzare le telecamere Ecopass per sanzionare le auto inquinanti e fuorilegge secon do la normativa regionale». Ultimo capitolo, i metrò. Ieri s’è chiuso l’iter della conferen za di servizi per la seconda trat ta della M4 e ora il Comune de ve presentare il piano finanzia rio al Cipe. Tuttavia, resta anco ra da definire l’avvio dei lavori del primo lotto, già finanziato dallo Stato con 240 milioni.
Armando Stella
Dal Corsera
«Tessera unica per treni, bici e metrò»
Croci: i fondi per le linee 4 e 5 del metrò ci sono. Ecopass? Referendum entro l’anno
Sul futuro di Ecopass: «Fare mo una consultazione popola re entro l’anno». Sullo svilup po delle piste ciclabili: «Siamo partiti da una situazione di defi cit. Ma raddoppieremo la rete da 65 a 130 chilometri, realizze remo l’itinerario Duomo-Idro scalo e almeno due Raggi verdi entro il 2011» o, al più tardi, per l’Expo. Ma la vera novità ri guarda i mezzi pubblici: «Nella primavera 2010 sarà disponibi le una tessera elettronica unica per usare mezzi Atm, passante ferroviario, car sharing e bike sharing». L’assessore Edoardo Croci fissa le scadenze delle po litiche sui trasporti alla vigilia della Settimana europea della mobilità (16-22 settembre) e del Salone del Ciclo alla Fiera di Rho (18-21).
Ma sono giorni decisivi anche per il destino dei due lotti delle linee 4 e 5 del metrò non ancora finanziati: i progetti andranno al Cipe a fi ne settembre o inizio ottobre. È l’ultimo appello. Ma Croci ras sicura: «I fondi ci sono». Lo slogan: «È verde. Muovi ti». A piedi, in bici o in tram. Il Comune lancia la campagna d’autunno: il 16 settembre sarà inaugurata la stazione numero 100 del bike sharing (11 mila iscritti e 3.900 bici prelevate al giorno), mentre Atm lancia un’offerta sull’abbonamento in tegrato tra mezzi pubblici e car sharing (104 auto disponibili). «I milanesi stanno cambiando stile di vita — dice Croci —. Lo dimostrano anche l’aumento dei passeggeri in metrò (+5%) e il successo del bus by night (25 mila utenti in un anno)». Passeggiate turistiche con il Touring, gite e colazioni gratis con Ciclobby e spot ambientali sti del Politecnico: sono alcune delle iniziative organizzate dal Comune per la Settimana della mobilità. E altre arriveranno.
Intanto, nelle prossime settima ne sarà pubblicato un bando d’incentivi condiviso da Pirellone e Palazzo Marino: 5 milioni di euro destinati a over 65 a basso reddito, donne sole e stu denti che rottamano l’auto e scelgono un mezzo a impatto zero (mille euro all’anno di bo nus, per tre anni). Aiuti e divie ti: «Stiamo studiando la possi bilità di utilizzare le telecamere Ecopass per sanzionare le auto inquinanti e fuorilegge secon do la normativa regionale». Ultimo capitolo, i metrò. Ieri s’è chiuso l’iter della conferen za di servizi per la seconda trat ta della M4 e ora il Comune de ve presentare il piano finanzia rio al Cipe. Tuttavia, resta anco ra da definire l’avvio dei lavori del primo lotto, già finanziato dallo Stato con 240 milioni.
Armando Stella
Dal Corsera
giovedì 10 settembre 2009
MILANO - Arriva la ruota panoramica al Parco Sempione
GARA D'APPALTO SPRINT, CHIUSA IN 20 GIORNI
Come Londra: arriva la ruota panoramica
Alta 53 metri, l'attrazione sarà collocata al parco Sempione. Italia Nostra: un ecomostro
Milano si regala una ruota panora mica per Natale: 53 metri d’altezza, 42 cabine da otto posti, luci per la not te, «impatto zero» sull’ambiente. Il giocattolone da 7 milioni di euro sarà pagato e realizzato nel parco Sempio ne dalla Wonder Wheel srl, l’impresa che ha firmato Gardaland e le Varesi ne. «Realizziamo un duplice sogno», commenta l’assessore all’Arredo Ur bano, Maurizio Cadeo: «Avremo una struttura unica in Italia e mostrere mo quanto è bella Milano dall’alto». Un viaggio di 15 minuti costerà 7 euro (4 euro per i bimbi). Ai vip sono dedicate due cabine con impianto ste reo e frigorifero. Al Comune andran no 112 mila euro di tasse l’anno e il 10 per cento delle sponsorizzazioni.
Via Malta, accanto all’Arena, come place de la Concorde, a Parigi o il lun go Tamigi londinese. Al termine di una gara sprint, chiusa in 20 giorni, il Comune ha affidato la ruota in convenzione fino al 2018. I promotori si aspettano 100 mila visitatori all’an no: «È una scommessa, la vincere mo ». Italia Nostra non aspetta e attac ca: «No all’ecomostro panoramico nel parco». Replica seccato Cadeo: «Polemiche pretestuose».
Armando Stella
Dal Corsera
Come Londra: arriva la ruota panoramica
Alta 53 metri, l'attrazione sarà collocata al parco Sempione. Italia Nostra: un ecomostro
Milano si regala una ruota panora mica per Natale: 53 metri d’altezza, 42 cabine da otto posti, luci per la not te, «impatto zero» sull’ambiente. Il giocattolone da 7 milioni di euro sarà pagato e realizzato nel parco Sempio ne dalla Wonder Wheel srl, l’impresa che ha firmato Gardaland e le Varesi ne. «Realizziamo un duplice sogno», commenta l’assessore all’Arredo Ur bano, Maurizio Cadeo: «Avremo una struttura unica in Italia e mostrere mo quanto è bella Milano dall’alto». Un viaggio di 15 minuti costerà 7 euro (4 euro per i bimbi). Ai vip sono dedicate due cabine con impianto ste reo e frigorifero. Al Comune andran no 112 mila euro di tasse l’anno e il 10 per cento delle sponsorizzazioni.
Via Malta, accanto all’Arena, come place de la Concorde, a Parigi o il lun go Tamigi londinese. Al termine di una gara sprint, chiusa in 20 giorni, il Comune ha affidato la ruota in convenzione fino al 2018. I promotori si aspettano 100 mila visitatori all’an no: «È una scommessa, la vincere mo ». Italia Nostra non aspetta e attac ca: «No all’ecomostro panoramico nel parco». Replica seccato Cadeo: «Polemiche pretestuose».
Armando Stella
Dal Corsera
MILANO - Riapre il Puccini
L’Elfo trasloca, proteste alla Paolo Grassi
Com'era stato da tempo annunciato, la sigla «Teatridithalia», senza abbandonare del tutto il Teatro dell'Elfo (che solo dalla stagione 2010-2011 sarà assegnato a un altro organismo drammaturgico), a partire dal 5 marzo prossimo avrà a disposizione, nel rinnovato «Puccini» di corso Buenos Aires, ben tre sale deputate alla produzione.
Ossia a disposizione della compagine che da sempre fa leva sui nomi, fraternamente accorpati, di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni, che sono un po' i dioscuri della scena milanese. I quali tuttavia, all'annuncio dei titoli in cartellone previsti per la stagione in fieri appena presentata, fanno leva - chi l'avrebbe mai detto - più sui classici evergreen della storia del teatro che sulla sconvolgente, e spesso discussa, proposta di quei testi contemporanei scelti troppo spesso più per il loro significato di violenta polemica con l'establishment vigente che per autentici valori poetici. Presenti fin nella denominazione delle sale, la prima di 580 posti chiamata Shakespeare, la seconda di duecento dedicata a Fassbinder mentre la terza, più elitaria data la modesta capienza di non più di cento posti, è stata battezzata Bausch in omaggio alla pioniera della danza tedesca. Ma non crediate che la dislocazione degli spettacoli da un luogo all'altro del «Puccini» obbedisca al rigore di una classificazione.
Dato che la Shakespeare ospiterà la sera dell'inaugurazione la versione integrale di «Angels in America», la triste metafora sulla peste Aids di cui l'anno scorso è andata in scena la prima parte «Si avvicina il millennio». Testo, per carità, emblematico della fine sia fisica che spirituale della generazione di Woodstock, che auspicava l'abbattimento del sistema attraverso la trasgressione. Un tema che col Bardo ha assai poco a che vedere. Mentre del grande William andrà in scena, per ora, solo la ripresa del fortunato «Romeo e Giulietta» messo in scena da Bruni, in cartellone da più di un anno all'Elfo dopo il successo con cui fu accolto, l'estate 2008, al Teatro Romano di Verona.
Sempre non si scorga l'orma dell'autore di «Amleto» in «Ulyssage», il singolare esperimento di Claudio Collovà desunto dal classico per eccellenza del ventesimo secolo, l'«Ulisse» di Joyce, di cui sarà drammatizzato solo il capitolo dedicato all'Ade. Ma la vera novità di questa, che si annuncia come una stagione di trapasso con vistosi trasferimenti dall'uno altro spazio, risiede in una scelta di repertorio finora solo in parte affrontata dai «ragazzi terribili» da tempo stanziati in via Ciro Menotti. Che, al di là della loro ben nota propensione allo scandalo che quest'anno li vedrà impegnati nel revival dello scioccante «Shopping and Fuckin» di Ravenhill, presentato in passato in altre sedi sotto altre egide da altri registi (dal 15 aprile al 16 maggio nella versione di Bruni alla sala Fassbnder) si accentra su due novità di prestigio. La prima, frutto dell'ingegno di Joyce Carol Oates, autrice del famoso «Sorella, mio unico amore» che, sotto il titolo «Nel buio dell'America», è programmata alla Sala Bausch dal 7 aprile al 2 maggio, per la regia di Francesco Frangia. Mentre la seconda, che rientra tra le ospitalità e non tra le produzioni della compagnia, inalbera il titolo più ironico che oltraggioso di «Orson Welles Roast».
Che sarà, come prescrivono gli autori Battiston e De Vita, un omaggio a quel bastian contrario che è stato il cineasta di «Quarto potere». Richiamato in vita dai due eccentrici teatranti per infierire sui vizi (tanti) e sui vezzi (pochi) della cultura di casa nostra.
Nel corso della presentazione un fuoriprogramma, con gli allievi della Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi saliti sul palco per protestare contro la rimozione del direttore Maurizio Schmidt, annunciando due settimane di mobilitazione in cui verranno allestiti degli spettacoli gratuiti per sensibilizzare la città e chiedere la ricandidatura di Schmidt alla guida della scuola. «Non ero al corrente del loro intervento, li ho ricevuti e ho dato il mio impegno a risolvere la questione» ha risposto l’assessore Finazzer ai ragazzi. «Questo fuoriprogramma non è corretto, e vi danneggia di fronte alla politica, visto che io politico non sono», ha concluso l’assessore.
Da Il Giornale
Com'era stato da tempo annunciato, la sigla «Teatridithalia», senza abbandonare del tutto il Teatro dell'Elfo (che solo dalla stagione 2010-2011 sarà assegnato a un altro organismo drammaturgico), a partire dal 5 marzo prossimo avrà a disposizione, nel rinnovato «Puccini» di corso Buenos Aires, ben tre sale deputate alla produzione.
Ossia a disposizione della compagine che da sempre fa leva sui nomi, fraternamente accorpati, di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni, che sono un po' i dioscuri della scena milanese. I quali tuttavia, all'annuncio dei titoli in cartellone previsti per la stagione in fieri appena presentata, fanno leva - chi l'avrebbe mai detto - più sui classici evergreen della storia del teatro che sulla sconvolgente, e spesso discussa, proposta di quei testi contemporanei scelti troppo spesso più per il loro significato di violenta polemica con l'establishment vigente che per autentici valori poetici. Presenti fin nella denominazione delle sale, la prima di 580 posti chiamata Shakespeare, la seconda di duecento dedicata a Fassbinder mentre la terza, più elitaria data la modesta capienza di non più di cento posti, è stata battezzata Bausch in omaggio alla pioniera della danza tedesca. Ma non crediate che la dislocazione degli spettacoli da un luogo all'altro del «Puccini» obbedisca al rigore di una classificazione.
Dato che la Shakespeare ospiterà la sera dell'inaugurazione la versione integrale di «Angels in America», la triste metafora sulla peste Aids di cui l'anno scorso è andata in scena la prima parte «Si avvicina il millennio». Testo, per carità, emblematico della fine sia fisica che spirituale della generazione di Woodstock, che auspicava l'abbattimento del sistema attraverso la trasgressione. Un tema che col Bardo ha assai poco a che vedere. Mentre del grande William andrà in scena, per ora, solo la ripresa del fortunato «Romeo e Giulietta» messo in scena da Bruni, in cartellone da più di un anno all'Elfo dopo il successo con cui fu accolto, l'estate 2008, al Teatro Romano di Verona.
Sempre non si scorga l'orma dell'autore di «Amleto» in «Ulyssage», il singolare esperimento di Claudio Collovà desunto dal classico per eccellenza del ventesimo secolo, l'«Ulisse» di Joyce, di cui sarà drammatizzato solo il capitolo dedicato all'Ade. Ma la vera novità di questa, che si annuncia come una stagione di trapasso con vistosi trasferimenti dall'uno altro spazio, risiede in una scelta di repertorio finora solo in parte affrontata dai «ragazzi terribili» da tempo stanziati in via Ciro Menotti. Che, al di là della loro ben nota propensione allo scandalo che quest'anno li vedrà impegnati nel revival dello scioccante «Shopping and Fuckin» di Ravenhill, presentato in passato in altre sedi sotto altre egide da altri registi (dal 15 aprile al 16 maggio nella versione di Bruni alla sala Fassbnder) si accentra su due novità di prestigio. La prima, frutto dell'ingegno di Joyce Carol Oates, autrice del famoso «Sorella, mio unico amore» che, sotto il titolo «Nel buio dell'America», è programmata alla Sala Bausch dal 7 aprile al 2 maggio, per la regia di Francesco Frangia. Mentre la seconda, che rientra tra le ospitalità e non tra le produzioni della compagnia, inalbera il titolo più ironico che oltraggioso di «Orson Welles Roast».
Che sarà, come prescrivono gli autori Battiston e De Vita, un omaggio a quel bastian contrario che è stato il cineasta di «Quarto potere». Richiamato in vita dai due eccentrici teatranti per infierire sui vizi (tanti) e sui vezzi (pochi) della cultura di casa nostra.
Nel corso della presentazione un fuoriprogramma, con gli allievi della Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi saliti sul palco per protestare contro la rimozione del direttore Maurizio Schmidt, annunciando due settimane di mobilitazione in cui verranno allestiti degli spettacoli gratuiti per sensibilizzare la città e chiedere la ricandidatura di Schmidt alla guida della scuola. «Non ero al corrente del loro intervento, li ho ricevuti e ho dato il mio impegno a risolvere la questione» ha risposto l’assessore Finazzer ai ragazzi. «Questo fuoriprogramma non è corretto, e vi danneggia di fronte alla politica, visto che io politico non sono», ha concluso l’assessore.
Da Il Giornale
MILANO - Dal 2010 un Museo del costume
In via Sant'Andrea uno spazio per capire come Milano è diventata la capitale della moda
MILANO - Già dall'anno prossimo Milano potrebbe avere un Museo della Moda, ovvero dedicato alla storia del costume. Lo ha anticipato l'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiliano Finazzer Flory, durante la presentazione delle iniziative organizzate nell'ambito della settimana Milano Moda Donna, in programma dal 23 al 30 settembre al «Milano fashion center» di via Gattamelata. Lo spazio espositivo, che sarà ricavato nel Museo di Storia contemporanea di via Sant'Andrea a Milano, potrebbe essere inaugurato - almeno secondo le intenzioni dell'assessore - già a febbraio 2010, proprio in concomitanza con la prossima edizione del pret-à-porter femminile.
COLLABORAZIONE CON LA SCALA - Obiettivo del museo sarà far conoscere, attraverso mostre temporanee e permanenti, «la storia del costume - ha precisato Finazzer Flory -, come è cambiata e come siamo cambiati», in un percorso espositivo che «darà spazio anche alla multimedialità». Tra le idee per riempire di contenuti il museo l'assessore milanese ha già in mente una collaborazione con la Scala. «Chiederemo alla Scala - ha spiegato - di darci, magari in comodato d'uso, i costumi più interessanti per poter promuovere il grandissimo lavoro delle sarte della Scala che è straordinario. La sartoria della Scala è la premessa perché Milano capisca la moda». Oltre ai materiali della Scala, il museo ospiterà una collezione di costumi extraeuropei proveniente dal Castello Sforzesco, una sezione sui costumi del presente, e inoltre mostre dedicate all'evoluzione del gusto con filmati, video, fotografie e proiezioni di film. «Un turista che va nel Quadrilatero della moda e trova un museo del genere potrà finalmente capire perché Milano è diventata la capitale della moda», ha dichiarato Finazzer Flory.
Dal Corsera
MILANO - Già dall'anno prossimo Milano potrebbe avere un Museo della Moda, ovvero dedicato alla storia del costume. Lo ha anticipato l'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiliano Finazzer Flory, durante la presentazione delle iniziative organizzate nell'ambito della settimana Milano Moda Donna, in programma dal 23 al 30 settembre al «Milano fashion center» di via Gattamelata. Lo spazio espositivo, che sarà ricavato nel Museo di Storia contemporanea di via Sant'Andrea a Milano, potrebbe essere inaugurato - almeno secondo le intenzioni dell'assessore - già a febbraio 2010, proprio in concomitanza con la prossima edizione del pret-à-porter femminile.
COLLABORAZIONE CON LA SCALA - Obiettivo del museo sarà far conoscere, attraverso mostre temporanee e permanenti, «la storia del costume - ha precisato Finazzer Flory -, come è cambiata e come siamo cambiati», in un percorso espositivo che «darà spazio anche alla multimedialità». Tra le idee per riempire di contenuti il museo l'assessore milanese ha già in mente una collaborazione con la Scala. «Chiederemo alla Scala - ha spiegato - di darci, magari in comodato d'uso, i costumi più interessanti per poter promuovere il grandissimo lavoro delle sarte della Scala che è straordinario. La sartoria della Scala è la premessa perché Milano capisca la moda». Oltre ai materiali della Scala, il museo ospiterà una collezione di costumi extraeuropei proveniente dal Castello Sforzesco, una sezione sui costumi del presente, e inoltre mostre dedicate all'evoluzione del gusto con filmati, video, fotografie e proiezioni di film. «Un turista che va nel Quadrilatero della moda e trova un museo del genere potrà finalmente capire perché Milano è diventata la capitale della moda», ha dichiarato Finazzer Flory.
Dal Corsera
ALASSIO - Vara operazione turismo più dehor al posto dei parcheggi
Modificato il regolamento per l’occupazione del suolo pubblico. Verrà realizzata una graduatoria di titoli di priorità per il rilascio delle concessioni, ma soprattutto sarà possibile sistemare sedie e tavoli anche dove attualmente ci sono parcheggi
Più dehors e meno parcheggi nella città del muretto. Installare gazebo o semplicemente tavolini e sedie sulla pubblica via è da oggi più facile, anche se costerà qualche sacrificio in più agli automobilisti in cerca di parcheggio. Martedì sera il consiglio comunale ha approvato all’unanimità (l’opposizione ha solo chiesto alcune garanzie sugli aspetti economici e sulle procedure) alcune radicali modifiche al regolamento per l’occupazione del suolo pubblico.
Le novità rilevanti sono sostanzialmente due. Da un lato è stata prevista una graduatoria di titoli di priorità per il rilascio delle concessioni, che oltre a garantire trasparenza nell’assegnazione dell’utilizzo delle aree pubbliche agevolerà quegli esercizi che fino a oggi non hanno mai ottenuto (e in molti casi mai potuto ottenere) aree da utilizzare per i dehors.
Dall’altro lato è scomparsa quella norma che vietava di dare in concessione ai privati le aree già occupate dai parcheggi. In sostanza da adesso (o meglio dall’inizio del nuovo anno, calcolando i tempi tecnici di pubblicazione della delibera e le formalità burocratiche) i titolari di bar e ristoranti potranno mettere sedie e tavolini anche dove ora ci sono i parcheggi, sia quelli blu a pagamento sia quelli bianchi gratuiti.
«Con queste modifiche diamo una risposta concreta alle esigenze degli esercenti – commenta il sindaco Marco Melgrati - ampliando così i servizi offerti dal nostro sistema turistico».
Ancor più esplicito ed entusiasta Pino Maiellano, consigliere delegato al commercio. «Negli ultimi dieci anni – spiega - sono stati aperti numerosi bar di ottimo livello in strade come via Marconi, via Verdi, corso Dante e corso Europa. Purtroppo questi locali non hanno mai potuto avere dehors, una situazione fortemente penalizzante perché i turisti, soprattutto stranieri, vogliono prendere il caffè o mangiare un gelato stando all’aria aperta. Finora l’amministrazione ha applicato il principio di non toccare neppure un parcheggio, ma su richiesta delle categorie e degli operatori ho convinto il sindaco e i colleghi assessori e consiglieri della necessità di facilitare la realizzazione dei dehors. Credo sia una svolta epocale».
Che però rischia di privare Alassio di un bel po’ dei già rari parcheggi. «I parcheggi sono importanti, tanto che l’amministrazione sta lavorando per incrementarli, ma bisogna anche tenere conto del grande patrimonio di Alassio, che è fatto di accoglienza e di tanti esercizi e negozi aperti tutto il giorno e tutto l’anno. Bisogna rispettare entrambe le esigenze. Comunque abbiamo fatto una stima approssimativa, secondo cui non si perderebbe più di una ventina di parcheggi, tra gratuiti e a pagamento. Il sacrificio non è enorme, il vantaggio grandissimo».
A costo di rimediare qualche maledizione dagli automobilisti in cerca di parcheggio.
Da il Secolo XIX
BARI - LA RIAPERTURA Ecco le chiavi del Petruzzelli: «Già sabato il primo concerto» Inaugurazione il 6 dicembre, festa del patrono Invito a Berluscon
Il teatro Petruzzelli è stato riaperto ieri. L’attività artistica potrebbe riprendere presto, prestissimo. Comun que riprenderà perché nelle clausole con il Comune accetta il teatro in custodia, è previsto il funzionamento. Forse il pri mo spettacolo sarà un concer to, sabato, e Silvio Berlusconi potrebbe essere tra gli invitati. Un desiderio inconfessato di Michele Emiliano che, non sen za rischiare di suscitare l’insof ferenza degli altri soci della fon dazione Petruzzelli messi in ombra, non vede l’ora di resti tuire il teatro bruciato da un in cendio «frutto di una Bari nelle mani della mafia», ormai quasi diciotto anni fa. «Tutto si è svolto con la massima riserva tezza, come richiesto dal mini stero - dice - ma il teatro da og gi è aperto alla fruizione pubbli ca. E’ stata una vicenda lunga, amara soprattutto per l’anno di ritardo. Ora l’emozione è im mensa».
La prima opera, pro mette Michele Emiliano, andrà in scena il 6 dicembre e diven terà un appuntamento fisso. «Ma nulla è preordinato, proce diamo di comune accordo col governo e gli altri enti. E’ il mo mento della conciliazione». La «cerimonia» è stata cele brata soltanto da un brindisi al quale Emiliano e il commissa rio per la ricostruzione Angelo Balducci hanno partecipato con gli occhi lucidi. «L’emozio ne, quella vera, è l’unico senti mento che accomuna tutti noi riuniti qui oggi», ha concesso Balducci, presto defilatosi dal teatro. Ieri si sono svolti tre pas saggi burocratici: il Petruzzelli è stato consegnato dall’impre sa che l’ha ricostruito, al mini stero committente dei lavori, e da questi al Comune, chiamato a custodirlo in virtù della legge sui beni culturali, e dal Comu ne alla fondazione, chiamata a gestirlo per effetto della legge istitutiva di questi enti. «In nes sun verbale si parla del proto collo d’intesa del 2002 - chiari sce Emiliano riferendosi all’ac cordo aggirato che assicurava alla proprietà, dopo la ricostru zione, un canone annuo di 500mila euro - quindi nessuna illazione si può fare sulla sua validità che sarà accertata nei giudizi pendenti e in quelli che eventualmente verranno pre sentati. Chiunque dimostrasse di avere diritti a far valere, sarà garantito, non pregiudicato, da gli atti di oggi».
Gli accordi che consentono la riapertura del te atro sono stati oggetto di lun ghe trattative tra avvocati del ministero, del Comune e della fondazione. Ma questa volta l’unità di intenti c’era: riaprire, ma non alle condizioni del pro tocollo, impossibili da rispetta re - secondo l’avvocatura dello Stato - considerata la spesa af frontata dalla parte pubblica. «L’iter è decisione del governo che il Comune non poteva in fuenzare - mette le mani avanti Emiliano - , ma questo non significa che noi non sapessimo perché il protocollo non potes se essere applicato». Il sindaco, da presidente della fondazione Petruzzelli, vorrebbe però sol tanto guardare avanti. E per questo torna a predicare conci liazione. «Vorrei accompagna re il ministro Fitto in questo te atro », dice. Il sogno è quel con certo sinfonico per fine settima na, quando Berlusconi sarà a Bari per l’inaugurazione della Fiera. Non soltanto la voglia di riappropriarsi del teatro lo con siglierebbe: un Petruzzelli occu pato da lavoratori e pubblico sarebbe più difficile da «conge lare » di nuovo con (prevedibi li) azioni giudiziarie. Ma la fon dazione avrà bisogno di soldi per far partire l’attività artisti ca. Un problema visti i dissidi interni. Per questo il cda si riu nirà già domani. Da ieri, però, il countdown ha smesso, dopo 6650 ore, di segnare il tempo intercorso tra fine lavori e resti tuzione del Petruzzelli alla cit tà. Già un bel segnale.
Adriana Logroscino
Dal Corriere del Mezzogiorno
La prima opera, pro mette Michele Emiliano, andrà in scena il 6 dicembre e diven terà un appuntamento fisso. «Ma nulla è preordinato, proce diamo di comune accordo col governo e gli altri enti. E’ il mo mento della conciliazione». La «cerimonia» è stata cele brata soltanto da un brindisi al quale Emiliano e il commissa rio per la ricostruzione Angelo Balducci hanno partecipato con gli occhi lucidi. «L’emozio ne, quella vera, è l’unico senti mento che accomuna tutti noi riuniti qui oggi», ha concesso Balducci, presto defilatosi dal teatro. Ieri si sono svolti tre pas saggi burocratici: il Petruzzelli è stato consegnato dall’impre sa che l’ha ricostruito, al mini stero committente dei lavori, e da questi al Comune, chiamato a custodirlo in virtù della legge sui beni culturali, e dal Comu ne alla fondazione, chiamata a gestirlo per effetto della legge istitutiva di questi enti. «In nes sun verbale si parla del proto collo d’intesa del 2002 - chiari sce Emiliano riferendosi all’ac cordo aggirato che assicurava alla proprietà, dopo la ricostru zione, un canone annuo di 500mila euro - quindi nessuna illazione si può fare sulla sua validità che sarà accertata nei giudizi pendenti e in quelli che eventualmente verranno pre sentati. Chiunque dimostrasse di avere diritti a far valere, sarà garantito, non pregiudicato, da gli atti di oggi».
Gli accordi che consentono la riapertura del te atro sono stati oggetto di lun ghe trattative tra avvocati del ministero, del Comune e della fondazione. Ma questa volta l’unità di intenti c’era: riaprire, ma non alle condizioni del pro tocollo, impossibili da rispetta re - secondo l’avvocatura dello Stato - considerata la spesa af frontata dalla parte pubblica. «L’iter è decisione del governo che il Comune non poteva in fuenzare - mette le mani avanti Emiliano - , ma questo non significa che noi non sapessimo perché il protocollo non potes se essere applicato». Il sindaco, da presidente della fondazione Petruzzelli, vorrebbe però sol tanto guardare avanti. E per questo torna a predicare conci liazione. «Vorrei accompagna re il ministro Fitto in questo te atro », dice. Il sogno è quel con certo sinfonico per fine settima na, quando Berlusconi sarà a Bari per l’inaugurazione della Fiera. Non soltanto la voglia di riappropriarsi del teatro lo con siglierebbe: un Petruzzelli occu pato da lavoratori e pubblico sarebbe più difficile da «conge lare » di nuovo con (prevedibi li) azioni giudiziarie. Ma la fon dazione avrà bisogno di soldi per far partire l’attività artisti ca. Un problema visti i dissidi interni. Per questo il cda si riu nirà già domani. Da ieri, però, il countdown ha smesso, dopo 6650 ore, di segnare il tempo intercorso tra fine lavori e resti tuzione del Petruzzelli alla cit tà. Già un bel segnale.
Adriana Logroscino
Dal Corriere del Mezzogiorno
ROMA - Per il nodo-Termini al via un «restyling» da 63 milioni di euro
È uno dei nodi strategici della mobilità capitolina: 200mila persone lo attraversano tutti i giorni.
Per questo aveva bisogno urgente di un «restyling» che lo rendesse più confortevole ed efficiente. Parliamo del nodo Termini delle metropolitane, unico punto di incontro delle due linee finora esistenti, i cui lavori di ammodernamento sono stati presentati ieri dal sindaco Gianni Alemanno, dall’assessore capitolino ai Trasporti Sergio Marchi e dall’amministratore delegato di Roma Metropolitane Federico Bortoli.
I lavori, che saranno effettuati dall’associazione temporanea d’impresa Impresa costruzioni Giuseppe Maltauro spa-Schindler spa, si concluderanno nel dicembre 2012 per un investimento complessivo di 63 milioni di euro (18 stanziati dal ministero dei Trasporti e il restante con fondi del bilancio comunale), saranno portati avanti senza interrompere il servizio delle due linee e con il minore disagio possibile per i passeggeri. Tra le realizzazioni più importanti, una nuova galleria di collegamento tra le banchine della linea A e della linea B per fluidificare il traffico di passeggeri; la meccanizzazione di tutti i percorsi di collegamento (ascensori, scale mobili, tapis-roulant); l’installazione di nuovi sistemi antincendio; i restauro e rinnovo delle finiture; l’inserimento di percorsi per ipovedenti; il rinnovo dei sistemi di illuminazione; la sostituzione dei tornelli; la ristrutturazione degli impianti tecnologici; la messa in sicurezza delle antiche cavità nel sottosuolo.
Il nodo Termini «soffre» l’invecchiamento delle strutture risalenti agli anni Cinquanta per la linea B e agli anni Ottanta per la linea A. L’intervento in cantiere ha l’obiettivo, dunque, di ammodernare il nodo, fluidificare il transito dei passeggeri in entrata e in uscita, dotare le strutture dei sistemi di sicurezza di standard europeo e abbattere le barriere architettoniche. A parte la realizzazione di una nuova galleria di collegamento tra le banchine della linea A e la linea B, l’intervento complessivo provvederà a restaurare e in alcuni casi sostituire le finiture e i materiali esistenti.
«Il rifacimento di questo nodo di scambio - ha detto il sindaco - garantirà maggiore sicurezza, una forte comunicabilità, una grande fruizione e un’immagine diversa per quella che rappresenta una delle porte principali di accesso alla città». I lavori, come ha ricordato Marchi, «si legheranno alla realizzazione del parcheggio sopra la stazione che partirà da qui a poche settimane con l’obiettivo di portare a termine l’intera riqualificazione della piazza dei Cinquecento».
La presentazione dei lavori del nodo-Termini è stata anche l’occasione per parlare della quarta linea della metropolitana, che appare sempre più vicina. «È stata pubblicata la seconda fase di gara per la realizzazione della linea metro D, la procedura si concluderà a ottobre con l’individuazione del concessionario», ha garantito l’amministratore delegato di Roma Metropolitane, Federico Bortoli. Il costo complessivo dell’opera sarà di circa 3 miliardi che, come è stato riportato nel bando di gara, sarà a carico del privato per il 50 per cento e a carico del pubblico per il restante 50 per cento. Quest’ultima quota dovrebbe essere garantita tra l’altro dall’inserimento dell’opera tra quelle considerate strategiche dal Cipe, in modo da beneficiare, nell’ambito della legge obiettivo, di finanziamenti statali per la sua realizzazione.
E infine ieri l’assessore Marchi ha annunciato che «dalla fine di ottobre cominceranno ad arrivare i nuovi treni moderni e con l’aria condizionata per la linea metropolitana B». I convogli saranno otto ed entreranno in funzione uno al mese.
Da Il Giornale
Per questo aveva bisogno urgente di un «restyling» che lo rendesse più confortevole ed efficiente. Parliamo del nodo Termini delle metropolitane, unico punto di incontro delle due linee finora esistenti, i cui lavori di ammodernamento sono stati presentati ieri dal sindaco Gianni Alemanno, dall’assessore capitolino ai Trasporti Sergio Marchi e dall’amministratore delegato di Roma Metropolitane Federico Bortoli.
I lavori, che saranno effettuati dall’associazione temporanea d’impresa Impresa costruzioni Giuseppe Maltauro spa-Schindler spa, si concluderanno nel dicembre 2012 per un investimento complessivo di 63 milioni di euro (18 stanziati dal ministero dei Trasporti e il restante con fondi del bilancio comunale), saranno portati avanti senza interrompere il servizio delle due linee e con il minore disagio possibile per i passeggeri. Tra le realizzazioni più importanti, una nuova galleria di collegamento tra le banchine della linea A e della linea B per fluidificare il traffico di passeggeri; la meccanizzazione di tutti i percorsi di collegamento (ascensori, scale mobili, tapis-roulant); l’installazione di nuovi sistemi antincendio; i restauro e rinnovo delle finiture; l’inserimento di percorsi per ipovedenti; il rinnovo dei sistemi di illuminazione; la sostituzione dei tornelli; la ristrutturazione degli impianti tecnologici; la messa in sicurezza delle antiche cavità nel sottosuolo.
Il nodo Termini «soffre» l’invecchiamento delle strutture risalenti agli anni Cinquanta per la linea B e agli anni Ottanta per la linea A. L’intervento in cantiere ha l’obiettivo, dunque, di ammodernare il nodo, fluidificare il transito dei passeggeri in entrata e in uscita, dotare le strutture dei sistemi di sicurezza di standard europeo e abbattere le barriere architettoniche. A parte la realizzazione di una nuova galleria di collegamento tra le banchine della linea A e la linea B, l’intervento complessivo provvederà a restaurare e in alcuni casi sostituire le finiture e i materiali esistenti.
«Il rifacimento di questo nodo di scambio - ha detto il sindaco - garantirà maggiore sicurezza, una forte comunicabilità, una grande fruizione e un’immagine diversa per quella che rappresenta una delle porte principali di accesso alla città». I lavori, come ha ricordato Marchi, «si legheranno alla realizzazione del parcheggio sopra la stazione che partirà da qui a poche settimane con l’obiettivo di portare a termine l’intera riqualificazione della piazza dei Cinquecento».
La presentazione dei lavori del nodo-Termini è stata anche l’occasione per parlare della quarta linea della metropolitana, che appare sempre più vicina. «È stata pubblicata la seconda fase di gara per la realizzazione della linea metro D, la procedura si concluderà a ottobre con l’individuazione del concessionario», ha garantito l’amministratore delegato di Roma Metropolitane, Federico Bortoli. Il costo complessivo dell’opera sarà di circa 3 miliardi che, come è stato riportato nel bando di gara, sarà a carico del privato per il 50 per cento e a carico del pubblico per il restante 50 per cento. Quest’ultima quota dovrebbe essere garantita tra l’altro dall’inserimento dell’opera tra quelle considerate strategiche dal Cipe, in modo da beneficiare, nell’ambito della legge obiettivo, di finanziamenti statali per la sua realizzazione.
E infine ieri l’assessore Marchi ha annunciato che «dalla fine di ottobre cominceranno ad arrivare i nuovi treni moderni e con l’aria condizionata per la linea metropolitana B». I convogli saranno otto ed entreranno in funzione uno al mese.
Da Il Giornale
mercoledì 9 settembre 2009
MILANO - Nuova tangenziale: ecco il progetto che vuole Berlusconi
Berlusconi chiama, la provincia risponde.
Due giorni fa il premier, arrivato con mezz’ora di ritardo all’inaugurazione della fiera «Milano Unica», per colpa del traffico, ha tuonato: «Serve una nuova tangenziale». Ecco allora che da Palazzo Isimbardi spunta il disegno per una nuova strada, la Tangenziale Ovest Esterna, che potrebbe chiudere il cerchio più esterno intorno a Milano, riallacciandosi alla Tangenziale Est Esterna. Una lunga cintura, lunga 50 chilometri, per collegare l’autostrada Milano Bologna all’altezza di Cerro al Lambro, la Milano-Genova a Rognano (Pv) e la Milano-Torino a Mercallo con Casone in un unico cerchio.
«La tangenziale ovest esterna è necessaria fino da ora - spiega Giovanni De Nicola, assessore provinciale alle Infrastrutture - il rischio, infatti, è quello che la Tem, tra dieci anni sia già al collasso. Una metropoli internazionale come Milano non si può pensare di viaggiare 27 km orari sulle tangenziali».
«Crediamo - ha commentato il presidente della Provincia Guido Podestà - che solo la chiusura dell’anello di raddoppio all’esterno di Est e Ovest possa salvaguardare la qualità delle vita di milioni di persone preservandole dai disagi attuali e da quelli futuri».
Il costo? Si parla della bellezza di 2 miliardi e 300 milioni di euro, ma così come avvenuto per la Tem e per la Brebemi, l’opera potrebbe essere realizzata anche in project financing.
Da il Giornale
Due giorni fa il premier, arrivato con mezz’ora di ritardo all’inaugurazione della fiera «Milano Unica», per colpa del traffico, ha tuonato: «Serve una nuova tangenziale». Ecco allora che da Palazzo Isimbardi spunta il disegno per una nuova strada, la Tangenziale Ovest Esterna, che potrebbe chiudere il cerchio più esterno intorno a Milano, riallacciandosi alla Tangenziale Est Esterna. Una lunga cintura, lunga 50 chilometri, per collegare l’autostrada Milano Bologna all’altezza di Cerro al Lambro, la Milano-Genova a Rognano (Pv) e la Milano-Torino a Mercallo con Casone in un unico cerchio.
«La tangenziale ovest esterna è necessaria fino da ora - spiega Giovanni De Nicola, assessore provinciale alle Infrastrutture - il rischio, infatti, è quello che la Tem, tra dieci anni sia già al collasso. Una metropoli internazionale come Milano non si può pensare di viaggiare 27 km orari sulle tangenziali».
«Crediamo - ha commentato il presidente della Provincia Guido Podestà - che solo la chiusura dell’anello di raddoppio all’esterno di Est e Ovest possa salvaguardare la qualità delle vita di milioni di persone preservandole dai disagi attuali e da quelli futuri».
Il costo? Si parla della bellezza di 2 miliardi e 300 milioni di euro, ma così come avvenuto per la Tem e per la Brebemi, l’opera potrebbe essere realizzata anche in project financing.
Da il Giornale
ROMA - La gay street sarà a traffico limitato
IL PROVVEDIMENTO DEL SINDACO
Il Capidoglio: «Per dire basta ad ogni forma di discriminazione, intolleranza e razzismo». Nella strada sarà aumentato il controllo della Polizia Municipale
Un provvedimento della Giunta comunicale di Roma, presieduta dal sindaco Gianni Alemanno ha istituito Zona a Traffico Limitato notturno via San Giovanni in Laterano, nel tratto compreso tra via Ostialia e piazza del Colosseo. «E' solo il primo di una serie di interventi per mettere in sicurezza la 'gay street'» ha detto Dino Gasperini, delegato del sindaco.
LA ZONA - L'ingresso alla mini Ztl sarà consentito solo ai residenti, ai disabili e ai veicoli diretti alle aree interne ai fabbricati. «Inoltre, come concordato nell'incontro della settimana scorsa con l'Arcigay, nella zona sarà aumentato il controllo da parte della Polizia Municipale» ha continuato Gasperetti che ha poi concluso: «Un segnale importante che la giunta Alemanno ha voluto lanciare tempestivamente, anche in vista della fiaccolata organizzata il prossimo 24 settembre dal Comune di Roma, dalla Provincia e dalla Regione Lazio per dire basta ad ogni forma di discriminazione, intolleranza e razzismo».
Dal Corsera
Il Capidoglio: «Per dire basta ad ogni forma di discriminazione, intolleranza e razzismo». Nella strada sarà aumentato il controllo della Polizia Municipale
Un provvedimento della Giunta comunicale di Roma, presieduta dal sindaco Gianni Alemanno ha istituito Zona a Traffico Limitato notturno via San Giovanni in Laterano, nel tratto compreso tra via Ostialia e piazza del Colosseo. «E' solo il primo di una serie di interventi per mettere in sicurezza la 'gay street'» ha detto Dino Gasperini, delegato del sindaco.
LA ZONA - L'ingresso alla mini Ztl sarà consentito solo ai residenti, ai disabili e ai veicoli diretti alle aree interne ai fabbricati. «Inoltre, come concordato nell'incontro della settimana scorsa con l'Arcigay, nella zona sarà aumentato il controllo da parte della Polizia Municipale» ha continuato Gasperetti che ha poi concluso: «Un segnale importante che la giunta Alemanno ha voluto lanciare tempestivamente, anche in vista della fiaccolata organizzata il prossimo 24 settembre dal Comune di Roma, dalla Provincia e dalla Regione Lazio per dire basta ad ogni forma di discriminazione, intolleranza e razzismo».
Dal Corsera
MILANO - Shopping di sera fra dj e champagne
GIOVEDI' 10 SETTEMBRE
Shopping di sera fra dj e champagne
Vogue Fashion’s Night Out: oltre 300 boutique aperte fino alle 23.30 con cocktail, musica, pezzi unici
La moda apre i negozi anche di sera, giovedì, per il Vogue Fashion’s Night Out, un’idea di Vogue Italia con il patrocinio del Comune di Milano, che coinvolgerà più di 300 boutique. Il via alle 19 con saracinesche alzate fino alle 23.30. Da griffe come Armani, Blumarine, Burberry, Cavalli, Chanel, Dior, Dolce & Gabbana, Etro, Fendi, Alberta Ferretti, Ferrè, Ferragamo, Gucci, Louis Vuitton, Les Copains, Max Mara, Moschino, Polo Ralph Lauren, John Richmond, Sergio Rossi, Roger Vivier, Tod’s, Valentino e Versace a brand come Pinko, Diesel, Stefanel. Ma l’elenco è ancora più lungo. Non mancano department stores come Coin e La Rinascente e boutique quali Banner, Biffi, Pupi Solari, 10 Corso Como e Tea Rose. Shopping inusuale e unico, accompagnato da una serie di eventi: in ogni negozio, infatti, capi o accessori creati per l’occasione, la cui vendita contribuirà a finanziare il progetto del Comune di Milano «Adotta un albero».
Numerosi punti vendita accoglieranno clienti e visitatori con cocktail, musica, dj set live (ad esempio da Diesel, Stefanel, DSquared2, mentre da Armani verrà offerto champagne agli invitati); trunk show all’interno di alcuni punti vendita per presentare le nuove collezioni (ad esempio da Gucci, La Perla), od occasioni per lanciare nuovi prodotti (ad esempio da Van Cleef & Arpels, Jil Sander); artigiani e sarti a disposizione per personalizzare i prodotti (ad esempio da Brioni). Un appuntamento non solo italiano, ma che sarà celebrato in altre capitali, da New York a Tokyo, da Parigi e Londra, Berlino, e Mosca.
Dal Corsera
Shopping di sera fra dj e champagne
Vogue Fashion’s Night Out: oltre 300 boutique aperte fino alle 23.30 con cocktail, musica, pezzi unici
La moda apre i negozi anche di sera, giovedì, per il Vogue Fashion’s Night Out, un’idea di Vogue Italia con il patrocinio del Comune di Milano, che coinvolgerà più di 300 boutique. Il via alle 19 con saracinesche alzate fino alle 23.30. Da griffe come Armani, Blumarine, Burberry, Cavalli, Chanel, Dior, Dolce & Gabbana, Etro, Fendi, Alberta Ferretti, Ferrè, Ferragamo, Gucci, Louis Vuitton, Les Copains, Max Mara, Moschino, Polo Ralph Lauren, John Richmond, Sergio Rossi, Roger Vivier, Tod’s, Valentino e Versace a brand come Pinko, Diesel, Stefanel. Ma l’elenco è ancora più lungo. Non mancano department stores come Coin e La Rinascente e boutique quali Banner, Biffi, Pupi Solari, 10 Corso Como e Tea Rose. Shopping inusuale e unico, accompagnato da una serie di eventi: in ogni negozio, infatti, capi o accessori creati per l’occasione, la cui vendita contribuirà a finanziare il progetto del Comune di Milano «Adotta un albero».
Numerosi punti vendita accoglieranno clienti e visitatori con cocktail, musica, dj set live (ad esempio da Diesel, Stefanel, DSquared2, mentre da Armani verrà offerto champagne agli invitati); trunk show all’interno di alcuni punti vendita per presentare le nuove collezioni (ad esempio da Gucci, La Perla), od occasioni per lanciare nuovi prodotti (ad esempio da Van Cleef & Arpels, Jil Sander); artigiani e sarti a disposizione per personalizzare i prodotti (ad esempio da Brioni). Un appuntamento non solo italiano, ma che sarà celebrato in altre capitali, da New York a Tokyo, da Parigi e Londra, Berlino, e Mosca.
Dal Corsera
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