LE PARTI SI RIVEDRANNO IL 30 SETTEMBRE PER IMBUSTARE I DOCUMENTI E INVIARLI AL GOVERNO
Trasloco di Brera, Cda spaccato
Presidente contro direttore: il primo spinge il trasferimento in via Marcheroni, l'altro si oppone
MILANO - Fumata nera e nervosa. Il presidente chiude il consiglio accademico e dice che «le posizioni sono radicalmente opposte». Il direttore lascia la sala e ribadisce che «a queste condizioni, la proposta è inaccettabile». L’Accademia di Brera è ufficialmente spaccata. Il presidente Gabriele Mazzotta e il direttore Gastone Mariani sono su fronti «radicalmente opposti»: il primo spinge il trasloco di prof, alunni, gessi e aule nella caserma di via Mascheroni (come previsto dal protocollo del 24 novembre 2008); il secondo (appoggiato dagli studenti) ritiene «insufficienti e inadeguati i 5-6 mila metri quadrati dell’edificio della Difesa» e chiede un’altra destinazione, sempre in centro, Palazzo Citterio o Palazzo Cusani.
È l’attesa resa dei conti: «Ho chiesto una relazione scritta al direttore Mariani e ai rappresentanti degli allievi — attacca Mazzotta —. Mettano nero su bianco i motivi della loro scelta». Si rivedranno il 30 settembre per imbustare i documenti e inviarli al governo: «Qui non troviamo una soluzione — conclude il presidente —. Tocca ai ministri chiudere, se vogliono, la partita». È una gara di resistenza, ormai. Trent’anni di idee, polemiche e divisioni tra gli inquilini del condominio delle arti e delle lettere. L’ultimo progetto della nuova Brera ha aperto una frattura tra Accademia e Pinacoteca: il trasferimento dell’ateneo è infatti all’allargamento e al restyling del museo. Mariani chiede: «Perché noi, visto che siamo l’istituzione più antica?».
La roadmap è stata tracciata dieci mesi fa, con l’intesa tra Difesa, Beni culturali, Comune e presidenza dell’Accademia. Mazzotta ha firmato l’accordo e lo sottoscrive adesso: «Il trasferimento in via Mascheroni è una necessità urgente, i tempi stringono: senza un’accelerazione la Pinacoteca non sarà pronta per l’Expo». E ora? Aldo Bassetti, il presidente degli Amici di Brera, sollecita un’assunzione di responsabilità da «tutti gli organi politici e burocratici del sistema Brera». Mariani aspetta «solo una proposta adeguata» per sbloccare la vicenda: «Ma abbiamo bisogno di almeno 20 mila metri quadri. La caserma è una topaia». Il direttore dell’Accademia l’ha spiegato anche a Mario Resca, il nuovo direttore generale dei Beni culturali e, «a breve», commissario di Brera: «Abbiamo anche parlato del degrado del palazzo — dice Mariani —. Il complesso è affidato alla Soprintendenza: noi abbiamo soldi e competenze per sistemare gli spazi e restaurare le statue, ma non possiamo muovere un dito senza autorizzazione».
Armando Stella Corriere della Sera
Nessun commento:
Posta un commento