BASSETTI: ORA INDISPENSABILE IL TRASFERIMENTO DELL’ACCADEMIA
Un tetto di cristallo e nuove sale : «Ecco come sarà la Grande Brera»
L’architetto Bellini: esporremo tutte le opere in deposito. «Diventerà uno dei musei più importanti d’Italia»
Un tetto di vetro «delicatissi mo» sulla corte maggiore, co me al British Museum ridise gnato da Norman Foster. Il rial lestimento delle sale in un nuo vo percorso museale, su due piani. La riscoperta delle opere accatastate in deposito. L’aper tura dello studio di Hayez alle visite. Il collegamento con Pa lazzo Citterio dall’Orto botani co. E poi i servizi al pubblico, dal bookshop alla caffetteria, dall’info point, al ristorante e al l’auditorium. La Pinacoteca immaginata dall’architetto Mario Bellini è la Grande Brera che le istituzioni sognano dal 1974 e inutilmente hanno provato a costruire: «Ne faremo uno dei mu sei più importanti d’Italia». Tra le «intenzioni progettuali» di Bellini e i cantieri, però, resta un nodo da sciogliere: il trasfe rimento delle Belle arti nell’ex caserma Magenta di via Ma scheroni. È previsto dal proto collo interministeriale del 24 novembre 2008, ma non è anco ra partito: presidente, direttore e studenti sono divisi tra favorevoli (il primo, Gabriele Mazzot ta) e contrari (gli altri, Gastone Mariani e i futuri artisti). Sala della Passione, nome evocativo per un rilancio atteso da trent’anni. Ieri: conferenza organizzata dagli Amici di Bre ra del presidente Aldo Bassetti. Bellini, vincitore in aprile della gara bandita dal ministero, illu stra linee guida del progetto di ampliamento e risistemazione del museo.
La superficie esposi tiva della Pinacoteca dovrebbe assorbire gli spazi didattici del l’Accademia e passare da 14 mi la a 20 mila metri quadri: «Ab biamo studiato un nuovo per corso logico; le opere saranno mostrate, rese interessanti agli occhi dei visitatori, non sempli cemente esposte». La gipsoteca dovrebbe occupare l’attuale se de della Biblioteca dell’Accade mia. Nei corridoi al piano terra sarebbe illustrata la storia di Brera. A Palazzo Citterio (altri 8 mila metri quadrati) troverebbero spazio un nuovo ingresso, una sala congressi e le collezio ni del Novecento, oggi sacrifica te. Insomma: «La Pinacoteca po trebbe diventare il nucleo del distretto culturale di Brera con l’Osservatorio, la Braidense, l’Orto botanico e il Museo del Risorgimento». Si ragiona sempre al condi zionale: dovrebbe, potrebbe, sa rebbe. «Ora serve una decisio ne politica coerente con il protocollo firmato dieci mesi fa da Difesa, Beni culturali, Comune e Accademia», insiste Bassetti.
In sostanza: l’avvio del trasloco di quasi tutta l’Accademia in via Mascheroni. «Mi appello ai milanesi — conclude Bassetti — ci aiutino in quest’impresa». Anche perché la Pinacoteca sta stretta, aggiunge la soprinten dente Sandrina Bandera: «L’in gresso è dal bookshop e non possiamo allestire mostre tem poranee. Dobbiamo ridare di gnità al museo». Così il diretto re regionale ai Beni culturali, Mario Turetta: «Le istituzioni stanno lavorando per eliminare gli ostacoli al trasferimento del le Belle arti» e tra i problemi c’è la ricollocazione degli archivi militari nell’ex ospedale di Bag gio. Poi, Turetta apre alle richie ste dell’Accademia: «Se c’è biso gno di più spazio, siamo dispo nibili a farcene carico». Il tema è spinoso. Mariani preferirebbe comunque Palaz zo Citterio o Palazzo Cusani alla caserma («Inadeguata»). Il suo presidente, Mazzotta, sostiene l’opposto: «L’Accademia cede tremila metri quadri e ne trova 7.300 in via Mascheroni. È il pa lazzo di Brera ad essere inadat to alla didattica. Non a caso, nei prossimi giorni partono i lavori di messa in sicurezza e agibilità delle aule». Bellini sospira: «Ho tra le mani una patata bollen te». Senza il condizionale.
Armando Stella
Dal Corriere della Sera
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