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martedì 1 settembre 2009
VERONA - Scalo merci, ci saranno meno case nel futuro «Central park»
VERONA E LE AREE VERDI.
L'assessore all'Urbanistica fa il punto sulla trattativa con Rfi per la nuova destinazione dell'area vicino a Santa Lucia e Golosine. «Cerchiamo un accordo complessivo con Ferrovie per il trasloco al Quadrante e ci sono segnali positivi»
Verona. Un parco al posto dello scalo merci: per questo obiettivo si continua a trattare con le Ferrovie per giungere all'accordo. L'assessre all'Urbanistica Giacino è determinato: «Se non ci sarà un'intesa con Rfi, avvieremo un piano degli interventi più vincolante per l'area».
La realizzazione del parco noto come «Central Park» è infatti uno degli obiettivi strategici di questa amministrazione. L'area insiste sull'attuale scalo merci a ridosso dei quartieri di Santa Lucia e Golosine. Si tratta di oltre 500mila metri quadrati che una volta riqualificati ad area verde diverrebbero il più grande parco cittadino.
I residenti da tempo insorgono per i continui disturbi nell'avere vicino casa lo scalo merci. Disturbi che di notte divengono talvolta «insopportabili».
«La tranquillità soprattutto nelle ore notturne è il maggiore problema dei residenti», concorda Vito Giacino, assessore all'Urbanistica. «Questa amministrazione vuole un accordo con Rfi e lo sta cercando. Ci sono anche segnali positivi. Mi sembra che l'atteggiamento di Rfi, negli ultimi tempi, sia cambiato. In ogni caso, il nostro segnale è preciso: vogliamo raggiungere un accordo il prima possibile. Se così non fosse, considerato che la pianificazione territoriale è di competenza del Comune, questa sarà assolutamente vincolante per quest'area con il fine di impedire ogni tipo di azione, soprattutto al di fuori dell'attuale scalo merci».
A sperare che il grigiore di cemento, binari e container possa presto lasciare il posto ad alberi, prati ed aree per il tempo libero sono gli stessi abitanti che dal 2001 hanno dato vita ad un comitato presieduto da Antonio Beccari, che dice: «La precedente Amministrazione prevedeva con il piano Gabrielli di cementificare metà dell'area dello scalo merci che rimarrà libera. Si trattava del massimo consentito dalla legislazione regionale. Noi, chiedevamo una maggiore percentuale di verde in modo da restituire ai quartieri di Santa Lucia e Golosine quell'area a parco attualmente mancante dal punto di vista degli standard generali. Sappiamo essere una trattativa difficile e che qualcosa si dovrà concedere, ma un conto sono enormi cubature ed un altro avere una struttura più contenuta».
«La trattativa era ferma sulla richiesta di volume da parte delle ferrovie: 800mila metri cubi», prosegue Giacino. «Accettare una simile cubatura di immobili, significherebbe compromettere significativamente l'intera area. E' ovvio che mezzo milione di metri quadrati sono molti e, quindi, vi si può trovare anche una parte per alcuni volumi. Magari, nella zona che non insiste direttamente sul quartiere».
Al momento, l'area in questione che misura esattamente 514mila e 176 metri quadrati resta di proprietà di Rfi, la società che gestisce le infrastrutture del gruppo Ferrovie dello Stato. Se a questa si aggiunge la restante area destinata a rimanere scalo ferroviario si sta parlando di una estensione che supera complessivamente il milione di metri quadrati. Con l'operazione di acquisizione da parte del Comune della porzione da destinare a verde pubblico, vi è anche lo spostamento dell'attuale scalo merci in altra zona, ad oggi identificata al Cason per una quota Pat di 316mila e 307 metri quadrati.
«Il primo obiettivo è destinare a parco la zona adiacente ai quartieri di Golosine e Santa Lucia dello scalo merci una volta dismesso. L'altro, di non mettere in contrasto i residenti di questi quartieri con quelli del Cason. Non si deve spostare il problema altrove e, quindi, vogliamo giungere ad un accordo che riduca notevolmente anche la nuova area da destinare allo scalo nonché di realizzarla il più lontano possibile dalle abitazioni».
«Posizionare lo scalo merci a ridosso del Quadrante Europa è un'azione che ha senso», continua l'assessore all'Urbanistica. «Resta il fatto che non deve andare in alcun modo in conflitto con gli interessi e la qualità della vita degli abitanti del Cason».M.C.
Da L'Arena
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