La rivoluzione Blu avrebbe dovuto regolamentare. E invece ha creato il più grande caos che la storia del mare e delle ville che si affacciano sulla più prestigiosa e gettonata promenade dei genovesi ricordi. I motociclisti litigano con i proprietari dei furgoni dei banchi domenicali, i titolari degli stabilimenti lamentano una diminuzione degli afflussi del 30%, chi è di Marassi o Di Negro accusa il Comune di «aver definitivamente trasformato corso Italia in un posto per ricchi». «Dalla prossima settimana partono i posteggi a pagamento. È l’ultima volta che porto la famiglia qui - allarga le braccia Giorgio Puglisi, di Marassi - domenica prossima ce ne staremo sul Bisagno. Non c’è acqua, ma i bambini potranno giocare con i topi».
Blu area, Albaro, corso Italia. Dal 15 maggio sono attive le isole azzurre, i parcheggi dove pagano tutti, residenti e non. Finora ha regnato la tolleranza assoluta, ma da ieri gli uomini di Genova parcheggi hanno iniziato a “bastonare”, lasciando sui parabrezza delle auto, senza ticket o con ticket scaduto, avvisi che invitano a saldare il dovuto. Situazione non regolamentata sul corso, con auto posteggiate sui posti delle moto oppure direttamente sulla passeggiata, moto fuori dai limiti e cartelli che potrebbero essere molto più chiari. Genova parcheggi si difende dichiarando che «l’applicazione integrale delle nuove regole partirà dal 6 giugno».
Ma sono molte le stranezze, in particolare la segnaletica, orizzontale e verticale, che genera confusione: i cartelli sul lato mare del corso sono poco chiari. Per un profano, non è facile distinguere il blu dall’azzurro, che tra l’altro in alcuni punti si susseguono uno dopo l’altro senza interruzioni. Da una parte i parcometri iniziano a spuntare e funzionano, dall’altra non si capisce bene cosa sia successo.
«Siamo ancora in una fase di transizione - rispondono da Genova parcheggi - Stiamo comunque monitorando la situazione: entro il 6 giugno, data in cui partiremo con i controlli su tutto il territorio, siamo in tempo per apportare miglioramenti».
Dal Secolo XIX
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