CULTURE DEVASTATE DAI VANDALI, LIBRI ANTICHI COMPROMESSI, RIFIUTI NELL’ORTO BOTANICO
Il trasloco infinito di Brera diventa una rissa di condominio
L’Accademia contro la Pinacoteca. Degrado e veleni su bilan ci e affitti di «favore» nelle proprietà dell’istituto
Le barricate si costruisco no nell’aula 21, tra i laboratori di pittu ra e scultura, dove gli studenti raccolgo no firme per «bloccare il trasferimento dell’Accademia». La direzione della scuola ha appena inviato un ultimatum ai Beni culturali, chiede «immediati in terventi igienico-ambientali» e minac cia «una denuncia per omissione di atti d’ufficio alla Procura». Da fuori non si nota, la facciata del palazzo neoclassico è stata restaurata.
Ma il «pantano» di Brera, per dirla con il collezionista Ga briele Mazzotta, presidente dell’Accade mia, è dentro e nemmeno nascosto: la casa milanese dell’arte è squassata dal le liti di condominio, dai veleni su bilan ci e affitti di «favore» nelle proprietà dell’istituto, da trent’anni di ritardi sui progetti di sviluppo della Grande Brera e da una coabitazione tra enti diventata «insostenibile», Pinacoteca e Accade mia, Orto Botanico e Biblioteca Braiden se, Osservatorio e Istituto di Scienze. Comune e ministeri della Difesa e per i Beni culturali hanno provato a rimette re ordine, il 29 novembre: una conven zione fissa il trasloco dell’Accademia in una caserma del centro e il conseguen te ampliamento della Pinacoteca nella sede storica, entro l’Expo.
Sembrava fat ta, è scoppiata una guerra. Complesso di via Brera 28, eredità au striaca e napoleonica che ha generato un quartiere intellettuale e bohémien. Oggi colpisce il declino. Il cortile è una piccionaia. I corridoi sono lordi e am muffiti. La gipsoteca che fu cara a Emi lio Tadini è devastata: le sculture sono monche, vandalizzate. La Braidense ha le travi marce e in inverno il soffitto tra sudava acqua: «Decine di libri antichi sono danneggiati», dicono i biblioteca ri. Gli accessi agli Orti e alle serre del Piermarini sono discariche di rifiuti. Lo aveva certificato un’ispezione ministeriale e l’ha ribadito in questi giorni il collegio degli studenti, dopo che due allievi «sono stati sfiorati dai vetri di due lampadine scoppiate».
Brera è a pezzi ed è stata sollecitata un’ispezione di Asl e vigili del fuoco. Problema: chi deve pulire e sostituire tubi e lampadi ne? Demanio, Soprintendenze o enti af fidatari? Tutti e nessuno. «Le responsa bilità non sono chiare», osserva Aldo Bassetti, presidente degli Amici della Pinacoteca: «L’intero patrimonio è malte nuto, non valorizzato, ma il rilancio pas sa anzitutto dalla chiarezza di gestio ne ». In attesa, «ognuno faccia la sua par te », sottolinea Mario Turetta, il soprintendente regionale: «Abbiamo avviato una ricognizione per definire le priorità nella manutenzione, ma il problema non sono luci e intonaco... Va ripensato e riprogettato l’intero edificio».
Due anime sulle altre. Pinacoteca e Accademia. Il destino della prima è lega to al futuro della seconda. Il museo che espone Caravaggio, Raffaello e Mante gna è in debito di sale e visitatori: sono stati staccati solo 203.843 biglietti nel 2008 (28esimo risultato al mondo), le mostre del bicentenario hanno segnato un’inversione positiva di tendenza «ma il rilancio vero», ha spiegato la soprin tendente di Brera, Sandrina Bandera, «passa dal progetto di ampliamento ne gli spazi lasciati dall’Accademia. C’è una convenzione, sia fatta rispettare». Peraltro, il ministero per i Beni cultura li ha già affidato all’architetto Mario Bel lini il progetto di riqualificazione del complesso monumentale e il dicastero per l’Istruzione e l’Università ha espres so «parere positivo» all’operazione.
Il programma s’è inceppato adesso, all’ultimo atto, quando l’Accademia s’è trovata spaccata dalle fronde interne. Al presidente Mazzotta che sostiene e spinge il trasferimento nella caserma di via Mascheroni si contrappone il «suo» direttore, Gastone Mariani: «Non ci fa remo cacciare». Per inciso: si parla di Grande Brera dal 1976, quando Vanessa Beecroft, artista di fama internazionale diplomata nel 1993, frequentava le ele mentari. Gli studenti sarebbero dovuti finire prima a Palazzo Citterio, in cen tro, poi alla Bovisa, in periferia. Sono passati 33 anni, sono ancora a Brera. La scuola di Belle arti più importante d’Italia è a Milano, ha oltre 400 corsi e 3.500 studenti di 49 Paesi. Ha una tradi zione d’«eccellenza», vince premi inter nazionali di scenografia ed «è vittima e non artefice del degrado e dell’abbando no in cui si trova il palazzo», sostiene Mariani. «Falso», replica Mazzotta: «Sia mo alla paralisi totale, bloccati dall’im mobilismo del consiglio accademico e della direzione. Le iscrizioni sono crolla te del 10 per cento».
Le «prove» sono a bilancio. L’avanzo di cassa nel 2008 era di 9,4 milioni di euro, tutti soldi degli studenti, e s’allar ga. Il preventivo di spesa 2009 ammon ta a 12 milioni e a fine maggio sono sta ti utilizzati solo 2,7 milioni. «La crisi di gestione è vergognosa», attacca Mazzot ta: «Non vengono fatti investimenti nei settori chiave, dalla didattica al persona le, dalla manutenzione alla sicurezza». In una delibera del 17 dicembre sono stati stanziati 350 mila euro in borse di studio e cinque mesi dopo «non c’è an cora un progetto». Solo «attacchi prete stuosi», ribattono dal consiglio accade mico: «In questo modo non si fa la gran de Brera». Neanche in questo.
Armando Stella
Dal Corsera
1 commento:
Che noia, che si trasferiscano senza altri indugi.
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