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venerdì 19 giugno 2009

FOGGIA - Peschici. L’abbazia di Santa Maria di Kàlena in disfacimento


Unica salvazza l’esproprio Il sindaco di Peschici Vecera: «Nessuno caccia i soldi. Meglio il restauro in convenzione con la proprietà»
L'abbazia di Santa Maria Kàlena in stato d'abbandono

FOGGIA - L’unica strada per salvare l’abbazia di Santa Maria di Kàlena dal disfacimento è l’esproprio. Togliere la proprietà alla famiglia Martucci e dare all’abbazia la patente di un bene pubblico per facilitarne il recupero. Questo quanto indicato ieri su queste pagine dal direttore re gionale ai Beni culturali, Ruggero Martines, ora che il vincolo è stato esteso anche all’intera area che cir conda le chiesette. «Tutti sono sta ti e sono capaci di parlare di Kàle na, di invocare il restauro - com menta il sindaco di Peschici, Dome nico Vecera - , la Regione, la Sovrin­tendenza, Italia Nostra e Italia loro, ma poi alla fine nessuno ci ha mes so mai un euro. E si punta il dito contro il Comune».

Il sindaco ha assistitito in silen zio in questi giorni alle polemiche sollevate sui mancati interventi e sul crollo del tetto sull’abside di una delle due chiese: «E’ facile af fermare che il Comune può avviare l’esproprio. E i soldi? Ce li diano, ci diano qualcosa come un milione di euro e la espropriamo subito l’abbazia. Io invece penso che, vi sto che abbiamo fatto un passo avanti con la prima convenzione con la famiglia proprietaria, biso gna partire da questo per avviare il restauro».

Il Comune oggi, attraverso que sto accordo, può «gestire» a fini culturali le chiese e i giardini stori ci, la parte religiosa dell’abbazia. La gestione per aprire le chiese ai visitatori durerà 40 anni. Ma, stra no a dirsi, la convenzione è stata si glata a settembre, ma al Comune le chiavi per accedere a questa parte del complesso non sono state anco ra trasferite. Tanto è vero che il tet to è crollato ma non c’è stato anco ra nessun intervento di puntella mento per evitare altri crolli.

«Il tetto era purtroppo già peri colante, non appena ci consegne ranno le chiavi faremo le verifiche del caso. Ma voglio essere chiaro: per noi Kàlena è una priorità. Co me amministrazione abbiamo pre sentato il progetto per i finanzia menti del piano strategico di area vasta - sottolinea il primo cittadino - ma non siamo stati noi poi a indi care le priorità. Noi non siamo pre senti nella cabina di regia. Non si può pensare che con il bilancio co munale si possa restaurare quel be ne. E mi auguro che alla fine non cada tutta a pezzi. Che non riman ga, come ha scritto qualcuno, un’agonia di pietre».

Restano dunque le incertezze sul futuro dell’abbazia, che è stata dichiarata monumento nazionale nel 1951 e che era stata indicata co me uno dei pezzi importanti del l’arte nell’Italia meridionale sin dal 1904 dallo storico Emile Bertaux. Un’abbazia con la prima chiesa, quella cosiddetta vecchia, con le cupole in asse che quindi si inseri sce nel corso della tradizione pu gliese; e la chiesa «nuova» addos sata all’edificio più antico e che fu costruita secondo modelli architet tonici presenti nella tradizione eu ropea. Una tradizione che ha il suo pun to di contatto nella via Francigena, che le maestranze di scalpellini che dalla Francia si spostavano ver so i regni crociati, percorrevano nei due sensi, fermandosi anche a Kàlena.

Antonella Caruso

Da Il Corriere del Mezzogiorno

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