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martedì 30 giugno 2009

MILANO - CANCELLARE LA CITTÀ DEI B.B.P.R.




Foto da Flickr






CORSO VITTORIO EMANUELE: CANCELLARE LA CITTÀ DEI B.B.P.R.

Due attentati gravissimi alla dignità dell’architettura contemporanea sono in procinto di essere commessi a Milano: complice il Comune e la banda affamata dei costruttori edili. Due assassinii, già orditi ma non ancora apertamente svelati, stanno per essere commessi, con l’avvallo del Comune e con l’alleanza tra imprenditori immobiliari e affaristi senza scrupoli, attivi nel mondo del commercio e della moda:
in pieno centro di Milano, a metà di Corso Vittorio Emanuele, un autorevole edificio firmato dal noto studio di architettura B.B.P.R. (Belgiojoso – Peressuti – Rogers) è sul punto di essere sconciato da un intervento irresponsabile che ne snatura l’intero piano terreno;
sulla cintura degli ex-Navigli, di fronte al seicentesco Palazzo del Senato, un dignitoso edificio, progettato da Roberto Menghi e Marco Zanuso – allora giovani architetti, divenuti in seguito noti in Italia e all’estero – sta per essere sventrato a livello di strada e irrimediabilmente snaturato.
In entrambi gli edifici l’intero piano terra – piano sempre ambito da chi esercita attività commerciali ed ha bisogno di vetrine per negozi – viene trasformato e sfigurato; e l’attuale destinazione residenziale diventa area di esposizione e di vendita. La conseguenza, per i due edifici, è tragica: tutta la loro zona basamentale, strettamente integrata alla composizione architettonica dell’intera facciata, viene trasformata e sostituita da una cortina perimetrale d’immensi cristalli. All’ignorante che ha l’ingenuità di dire: che bello! si fa notare che sarebbe altrettanto bello sostituire le basi di marmo bianco in un colonnato greco con altrettanti piedistalli di plexiglass trasparente.
Più che descrivere la gravità della ferita (ferita quasi mortale) inferta a due nobili esempi della migliore tradizione architettonica milanese, è necessario fare alcune considerazioni sul costume amministrativo che sta devastando la nostra città.
Va premesso che i due edifici saranno rovinati (ma sarebbe meglio dire massacrati) da un intervento volto esclusivamente a fini commerciali e mirato a ottenere l’unico ed esclusivo vantaggio di imprenditori e gestori privati. Non si è di fronte ad una nobile causa sociale, filantropica, culturale, che possa giustificare il sacrificio delle citate architetture: siamo di fronte ad una corsa sfrenata, siamo al cospetto di un avido arrembaggio, teso unicamente a ricavare il massimo sfruttamento possibile da posizioni di rendita sicuramente invidiabili. Per essere infatti situati in zona centralissima, i due interventi edilizi offrono la garanzia certa di un investimento più che vantaggioso; e ciò è reso possibile dal fatto che Milano vive in un regime di selvaggia libertà edilizia e di controlli pubblici inesistenti.
Di fronte ai soldi non si esita a sfregiare due ottimi esempi di architettura contemporanea, entrati ormai di diritto a far parte della storia edilizia non solo milanese, ma anche italiana.
Alle colpe, gravissime, di un’incolta Amministrazione comunale, che consente operazioni così deplorevoli, occorre anche riconoscere le enormi lacune della nostra legislazione nazionale e l’imperdonabile inadempienza degli organi centrali. Non esistono leggi poste a tutela di edifici privati contemporanei, anche se riconosciuti d’indiscusso valore artistico. Non esistono strumenti legislativi a difesa degli architetti moderni, anche se le loro opere sono universalmente note ed elogiate. Mentre la tutela degli edifici pubblici, quando sono di interesse monumentale, entra in vigore dopo cinquanta anni dalla loro costruzione, per gli edifici privati, anche se di valore e di qualità, non sono previsti limiti di tempo dai quali calcolare la loro validità storica e il loro significato nell’ambito della tradizione; e quindi la loro necessità di essere tutelati.
La Soprintendenza, anche volendo salvare le migliori opere realizzate in tempi moderni, non possiede né può utilizzare strumenti adeguati a impedire la loro distruzione. Mancano le leggi per arrestare lo scempio, ma soprattutto manca la coscienza civica capace di indignarsi, di protestare, di ostacolare i misfatti urbanistici, sempre più frequenti e continui, a danno di tante opere appartenenti alla nostra epoca.

La popolazione assiste passiva allo smantellamento della sua città. Nessuno si scompone; nessuno si ribella. Tutto viene tollerato; anche le operazioni che farebbero arrossire qualsiasi persona conscia dei diritti che spettano al cittadino. Infatti ciò che sta per essere pacificamente approvato dal Comune non danneggia soltanto la recente storia dell’architettura milanese ma viola anche alcuni diritti urbanistici che spettano agli abitanti di Milano: tra questi va ricordato il diritto di transito pubblico, lungo il sottoportico che collega Corso Vittorio Emanuele con Piazzetta Pasquirolo; attraverso il piano terra dell’edificio progettato dagli architetti Belgiojoso, Peressuti e Rogers. Il Comune abolisce il diritto di transito e concede al proprietario privato di incamerare la superficie riservata a quel transito, per potervi alloggiare i suoi spazi di vendita. Ciò che aveva ottenuto, legittimamente, al momento della costruzione dell’edificio, ora il Comune lo perde e sperpera, illegittimamente, al momento della sua ristrutturazione.
L’operazione non è ovviamente gratuita: il Comune dirà che i soldi, richiesti al nuovo proprietario in cambio dell’ex-transito pedonale, saranno spesi per il bene della città. In realtà tutti sanno quanto poco valgano queste altisonanti dichiarazioni. Quei soldi verranno spesi chissà come; mentre si sa perfettamente come e quanto nuocerà ai cittadini essere defraudati di un passaggio vitale in zona centralissima.
Il procedimento è reso possibile da un Comune che dilapida un patrimonio posseduto da tutti i cittadini, e lo svende a esclusivo beneficio di pochi e avidi privati; un Comune non solo che non argina e non frena, ma, connivente, favorisce e incoraggia il sopruso.

Jacopo Gardella

Da www.arcipelagomilano.org

3 commenti:

Luca ha detto...

Diciamo pure che sarà un edificio disegnato da super nomi dell'architettura, ma ora fa schifo, sono anni che versa nel completo abbandono.

Luca

byb ha detto...

ma il palazzo in corso vittorio emanuele, non è già con tutto il piano terra a destinazione commerciale? ha vetrine praticamente ovunque, cosa vogliono farne?

Urbanfile ha detto...

Non sono riuscito a vedere neppure io che ci vogliono fare.