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lunedì 20 luglio 2009

MILANO - Box, ritardi e prezzi raddoppiati


GOVONE, RISORGIMENTO, DARSENA: CENTINAIA I PROPRIETARI SULLA CARTA
Box, ritardi e prezzi raddoppiati
Il Comune: no agli aumenti
Costruttori in liquidazione e cantieri infiniti. I clienti: una truffa, per fare il rogito ci chiedono sempre più soldi

MILANO - Proprietari, ma «precari». I 267 citta dini che hanno comprato un box in via Govone, zona Mac Mahon, aspettano da gennaio 2007 di firmare l’acquisto di fronte a un notaio. Dopo due anni e 3 mesi di ritardo sui lavori, oltre 40 mi la euro già pagati e una richiesta d’au mento dei prezzi del cento per cento, possono usare il loro garage. Ma ne hanno preso possesso secondo l’inedi to equilibrismo giuridico della cessio ne «a titolo precario». Altri 23 cittadi ni, che contestano il rincaro dei prezzi, non hanno neppure ritirato le chiavi. Va anche peggio in piazza Risorgimen to: qui altri acquirenti, che si sono rifiu tati di cedere ad aumenti di prezzo del loro garage (aumenti giudicati illegitti mi dal Comune), sono stati esclusi dal la cooperativa. «E ora andremo in Tri bunale», dicono.

Poi c’è piazza XXV Aprile, dove il costo dei box è già salito da 26 a 33 mila euro. Prima ancora del l’inizio dei lavori. La politica dei parcheggi interrati ha disseminato la città di crateri prima, di contenziosi e battaglie legali oggi. I ca si di Govone, Risorgimento e XXV Apri le sono tutti legati alla stessa azienda, la Vfv Consultecno della famiglia Villo resi. Una galassia di cooperative rag­gruppate nel consorzio edilizio «Il Qua drello». E due Spa, tra cui quella che do vrà scavare per costruire 700 posti au to sotto la Darsena. Lì sui Navigli, il cantiere non è neppure partito. E da tre anni l’antico porto di Milano è ridotto a una discarica, in cui gli unici a goder sela sono i topi che sguazzano tra fan go e immondizia. Le nuove perizie spiegano come è stato impostato l’«affare box»: dal 2001 l’«interesse pubblico» di ridurre il traffico ha dato il via a oltre duecento cantieri per parcheggi sotterranei, un giro d’affari da oltre un miliardo di eu ro, finito per lo più in mano a 5 grossi gruppi di costruttori. Con un sistema di regole che garantiva sentieri e scor ciatoie.

Funzionava così: il Comune metteva a bando un’area, si faceva la gara, se l’aggiudicava quasi sempre la prima azienda ad essersi proposta. A quel punto veniva fissato un prezzo medio a cui vendere i box, i cittadini accorrevano e pagavano, poi spuntava no una miriade di lavori «imprevisti» in corso d’opera e i prezzi salivano del 10, 20, 50 per cento. E anche di più. Con il cambio della giunta, da Albertini a Moratti, e con la città martoriata da lavori infiniti e proteste, è arrivata una stretta sulle regole. Il caso di via Govone è emblematico: a maggio 2004 l’area viene concessa al la società «Il Quadrello», a patto che co struisca il parcheggio in 540 giorni e venda i posti auto a un costo medio di 19.930 euro. I cittadini firmano e paga no. I lavori dovrebbero terminare a no vembre 2005, ma il parcheggio viene concluso oltre 2 anni dopo, a dicembre 2007. Ma la vera sorpresa è il prezzo: la richiesta per un box (come riportato dalla perizia «arbitrale» depositata il 30 giugno scorso) sale a 36.238 euro. Perché? L’azienda elenca una serie di impro babili «imprevisti», come l’obbligo di doversi adeguare in corso d’opera alle leggi antincendio (che ovviamente do vevano essere già rispettate nel proget to iniziale).

In più chiede un aumento di quasi 3 milioni di euro (spese da di stribuire tra chi ha comprato i box) per i due anni e tre mesi di ritardo. Rispon de il Comune (il 3 ottobre scorso): «Si ritiene che l’operatore non possa avan zare richieste di danni a fronte di pro lungamenti » dovuti a «una sua carente organizzazione del cantiere». In sinte si: aziende che prima avevano mano li bera nell’allungare i lavori e alzare i co sti, oggi si trovano di fronte il muro di Palazzo Marino. Che, in Govone, rico nosce un prezzo di vendita di 21 mila euro a box (il perito «arbitro» ha infine stabilito il prezzo finale a 24 mila). Risultato: due anni di braccio di fer ro e rogiti non ancora firmati. Proteste: «Questo tirare in lungo è una sorta di ricatto». Ma oggi c’è un’incognita peg giore. Perché una delle imprese che sta va lavorando in XXV Aprile, la Cega, è in liquidazione dopo aver accumulato oltre 180 protesti in sei mesi. È la stes sa che ha costruito il parcheggio di via Govone, con i box che i cittadini hanno pagato senza diventarne proprietari. Gli acquirenti «precari» oggi hanno pa ura: «Se i nostri box venissero pignora ti, perderemmo tutto».

Gianni Santucci

Dal Corriere della Sera

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