NELL’EX MANIFATTURA TABACCHI:
Bossi lancia la «Hollywood di Milano» Il leader leghista inaugura con la Moratti e Formigoni la struttura: «Ora pellicole sulla storia padana»
MILANO — Una delle reli quie è un furgoncino ristrut turato. L’hanno messo prima dell’ingresso. Su una fiancata c’è la scritta dell’antico proprietario, l’istituto Luce; so pra il parabrezza c’è un’altra scritta, «presidenza del Consi glio ». Roberto Formigoni si fa fotografare lì vicino. Il pre sidente della Regione è qui al l’inaugurazione del Polo del cinema. Polo lombardo o pa dano: dipende. Per Umberto Bossi, «è la nostra Hollywo od». Formigoni rimarca che «abbiamo finanziato nella quasi totalità i quasi nove mi lioni » per rifare la struttura. La struttura, in viale Fulvio Testi, periferia Nord, è l’ex Manifattura Tabacchi. C’era Letizia Moratti, arrivata in au to con Bossi e l’altro ministro Giulio Tremonti.
Il sindaco ha annunciato che «Miracolo a Milano» sarà «digitalizza to». Fatto rivivere («Seguiran no altre pellicole storiche»), aggiornandolo agli usi e mez zi di oggi. Tornando al Polo, la do manda è: potrà davvero sfida re Cinecittà? Come sarà diret to e gestito? Il Polo punta sì alla produzione di pellicole e a diventare fabbrica di film; per intanto, è diventato pun to di convergenza e raccolta di scuole di cinema. Vero è, però, che, superata la prima palazzina, quella della faccia ta, l’area — la superficie, dico no dalla Regione, si sviluppa su 80 mila metri quadrati — è ancora cantiere aperto, e di fatti, a cerimonia in corso, operai e muratori andavano avanti e indietro, con una cer ta solerzia. Insomma c’è da la vorare, eppure, dice il sinda co, c’è già la possibilità di far si notare con la struttura e le risorse a disposizione: d’al tronde «in tema di cinema e cultura vogliamo riconquista re un primato».
A scapito di Cinecittà? Nient’affatto, ri sponde Formigoni: «Ci sarà concorrenza, ma la concor renza fa bene sempre». In viale Fulvio Testi si sono visti il ministro della Cultura Sandro Bondi, un timido Maurizio Nichetti, il regista, che ha resistito tre minuti al buffet, il viceministro Rober to Castelli, primo politico a presentarsi, peraltro con lar go anticipo. Castelli s’è preso a cuore la seguente questio ne: «In tutte le fiction televisi ve tutti i protagonisti che sia no bergamaschi, altoatesini o tedeschi comunque parlano in romanesco». Non le piace? «Ma no. È una cosa insoppor tabile». Di più: «Dà proprio fa stidio». Tra le (numerose) re pliche, segnaliamo quella del l’attrice Monica Guerritore: «Castelli non ha titolo per intervenire su una faccenda che non lo riguarda e di cui non sa nulla». Sarà naturalmente da senti re l’eventuale inflessione dia lettale degli attori del film su Marco d’Aviano, il primo film che, ne è sicuro Bossi, sarà creato dal Polo cinematografi co di Milano. «Lo faremo» giura Bossi. Marco d’Aviano era un frate cappuccino, al se guito delle truppe che, da lui caricate e incitate a dovere con il contributo di messe e preghiere, fermarono i turchi a Vienna. E salvarono così il Sacro romano impero.
Dal Corriere della Sera
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