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giovedì 2 luglio 2009

MILANO - Parcheggi: Porta Garibaldi


Gianmario Longoni: lavori fermi e criminalità, gli sponsor ci abbandonano

Il patron dello Smeraldo:«Caos
cantieri, chiudiamo il teatro»

Il ritardo nella realizzazione dei box sta mettendo in crisi i negozianti. «Terra di conquista per ladri e spacciatori»

Il cantiere davanti allo Smeraldo (Fotogramma)
Il cantiere davanti allo Smeraldo (Fotogramma)
MILANO - Pronto a chiudere lo Smeral­do. «Perché la situazione è in­sostenibile». Gianmario Longo­ni, il patron del secondo teatro italiano, vive ingabbiato. Il par­cheggio infinito di piazza XXV Aprile lo circonda e lo Smeral­do si è trasformato in una ridot­ta militare. Manca solo il filo spinato. «Ci troviamo in una zo­na di guerra. Per raggiungere il teatro c’è un percorso a ostaco­li, bisogna superare un cantie­re, in una zona dove il degrado è imperante, dove gli spacciato­ri regnano incontrastati, dove le donne hanno paura di uscire dopo mezzanotte».

Longoni non sta dipingendo una sua fantasia. All’angolo tra viale Monte Grappa e lo Smeraldo, ogni sera, ogni notte, un grup­po di una decina di spacciatori controlla il territorio. Fanno le ronde. Sono i padroni della zo­na. Si nascondono tra le cesate del cantiere. Tre anni di sofferenza. Che potrebbero moltiplicarsi per tre. «I lavori sono quasi fermi. In tre anni è stato fatto quello che in un paese civile si fa in sei mesi. Si sono accorti che c’erano le Mura Spagnole! Ma come si faceva a non preveder­lo? Di solito accanto alle Porte ci sono le mura. Ma evidente­mente per loro è solo importan­te fare affari. Il teatro è stata la chiave per speculare sulla zo­na». Perché è proprio questo il punto che più fa arrabbiare Longoni. Il mancato riconosci­mento del ruolo svolto dal suo teatro.

«Ci viene voglia di chiu­dere, perché è frustrante non vedere riconosciuto il nostro la­voro. Con 200 mila persone che ogni anno vengono a passa­re il loro tempo libero, quello migliore, a teatro. Non ci si ri­corda che il nostro lavoro ha ge­nerato ristoranti, locali, corso Como, ha innalzato il valore de­gli immobili della zona, ha crea­to il concetto di Garibaldi-Re­pubblica. Prima dello Smeral­do tutto questo non c’era». Gli «smemorati» per Longo­ni hanno nomi e cognomi. Le ultime due amministrazioni di centrodestra di Gabriele Alber­tini e Letizia Moratti. «Cosa chiedo alla politica? Di avere il coraggio di prendere una deci­sione. Se un progetto scellerato è fallito, si chiuda. Sono uomi­ni di destra? Facciano gli uomi­ni di destra, prendano decisio­ni brusche e violente. Mi scon­volge la mancanza progettuali­tà sulla cultura. Nessuno dice niente perché ha paura di sputtanare chi c’era prima di lui. Io, questo, la chiamo omertà».

E aggiunge: «Noi siamo a rischio chiusura, abbiamo perso gli spon­sor. Noi siamo dei privati che non utilizzano denaro pubblico. E qui siamo di fronte a un progetto pubbli­co- privato fallito (il parcheg­gio, ndr) che rischia di far crol­lare un progetto privato (il te­atro, ndr) che ha un valore so­ciale per questa città». Eh sì, perche Longoni ha parecchi dubbi sull’avanzamento dei la­vori. «Sono fermi. Non si capi­sce se c’è un problema di liqui­dità dell’impresa. Rischiamo di ritrovarci intrappolati per altri dieci anni». Ritardi insostenibili. Che hanno già fatto delle vittime. Come il tabaccaio della piazza. Ha perso tutto. «High Tech» ha ventilato l’ipotesi di chiudere il negozio mandando a casa 50 persone. L’Ottica Artioli è stato svaligiata, vetrine sfondate ed espositori ripuliti. Il custode di un palazzo vicino ha trovato il vetro del portone spaccato e di­velto, una bustina vuota e trac­ce di sangue nell'ingresso. Adesso, anche lo Smeraldo. «Tutta la zona — conclude Lon­goni — è sull’orlo del tracollo. E una persona che fa il panettie­re non è meno importante di una persona che fa La Fura dels Baus. Mi ricordo che l’assesso­re Goggi mi disse: 'Il disagio durerà sei mesi'. Il danno di questi tre anni non sarà com­pensato neanche dal lavoro dei prossimi 20 anni».

Maurizio Giannattasio

Dal Corrire della Sera

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