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giovedì 23 luglio 2009
ROMA - Villa Sciarra, fontane vuote, erbacce e panchine spezzate
Sotto i cespugli cartacce e resti di picnic. E verso via Dandolo rovi e un sentiero franato accanto agli eterni lavori in corso
"La festa di Davide è al tempietto", dice un cartello strappato che penzola dal cancello. È l´accoglienza di villa Sciarra. All´ingresso principale, su via Calandrelli, la fontana dei Faunetti ha sul fondo solo pochi aghi di pino. La grande vasca è vuota come le buste (nuove) nei cestini; ma da sotto le siepi fanno capolino lattine vuote, cartacce e bottiglie di plastica. «Devo sempre raccomandare ai bambini di non toccare la spazzatura - dice Amy Silvestri - . E nessuno raccoglie i bisogni dei propri cani».
Nel silenzio interrotto solo dalle cicale l´atmosfera è di abbandono: cespi di parietaria negli interstizi dei muri, mucchi di foglie secche lungo i viali e sulle gradinate. Panchine spaccate, un pergolato crollato e coperto di erbacce. Qua e là i cartelli divelti del Comune: "Vietato calpestare le aiuole". Accanto all´Istituto di studi germanici, una seconda vasca è piena di acqua marrone, circondata di fango e palloncini scoppiati. La fontana del Biscione è un cimitero di bicchieri di plastica. La grande fontana dei Vizi è l´unica funzionante; nell´acqua limpida galleggiano mucchi di foglie. «Fermo, non metterci le mani - dice Gabriella Adriani che è qui col nipotino - . Le fontane sono sempre vuote, o sporche per i cani che ci fanno il bagno. E poi ci sono troppe cicche per terra».
Più in alto, verso le Mura gianicolensi, un padiglione di ferro battuto è coperto di frasi d´amore, bestemmie e graffiti. In terra pacchetti di sigarette, un pallone bucato, avanzi di picnic. «Questa zona è la più abbandonata. Non ho mai visto nessuno pulire, annaffiare. Soprattutto dopo il weekend è un disastro», dice Andrea Rimatori, che viene col cane ogni giorno. «I cestini dovrebbero avere il coperchio, perché le cornacchie tirano fuori l´immondizia e la spargono», aggiunge Nunia Perez additando tutt´intorno confezioni di wurstel e piatti di plastica azzurri.
Scendendo verso via Dandolo l´abbandono diventa totale: sullo stretto sentiero cocci, stracci, tronchi caduti. Poi una frana di parecchi metri; a mo´ di protezione solo due pezzi di ferro incrociati e il nastro dei lavori in corso. Una scaletta conduce al cancello arrugginito che porta a Trastevere, tra mucchi di terra e un lampione divelto.
Si risale scavalcando bottiglie di birra e un canale di scolo coi sampietrini sconnessi; lungo i viali si scoprono altre vasche vuote, seminascoste dai rovi alti due o tre metri. Poi una grande fontana con due tartarughe che prendono il sole vicino a un canneto inselvatichito. «Pochi giorni fa - denuncia Franca D´Errico - un gruppo di ragazzini le stava uccidendo. Li ho visti coi miei occhi staccare la palizzata e raccogliere i sassi, ho dovuto minacciarli di chiamare la Protezione animali». I pali della recinzione ancora galleggiano nell´acqua scura e stagnante. «È così da trent´anni, perché a nessuno interessa», spiega un signore che a 15 anni ha fumato qui la prima sigaretta. Indica una scalinata transennata, altre erbacce, la scritta "Vietato l´ingresso ai non addetti ai lavori", che però non ci sono.
Da La Repubblica
1 commento:
Fosse solo questa villa... c'è zozzume ovunque.
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